«Rampelli, che rammento è architetto oltre che vicepresidente della Camera di Fratelli d’Italia, nel commentare l’incarico relativo al piano attuativo per la ricostruzione di Arquata (recentemente affidato dalla Regione Marche a Stefano Boeri) ha posto questioni reali e, per certi versi, vitali per il futuro della cittadina martire del sisma del 2016. Non capisco perché il vice sindaco Michele Franchi abbia parlato di speculazione politica visto che le riflessioni di Rampelli esprimevano esclusivamente un punto di vista culturale e scientifico e cioè l’esigenza di tutelare l’identità più profonda del borgo di Arquata senza ricorrere a trovate sensazionalistiche lontane dalle radici del paese».
È quanto dichiara Guido Castelli, responsabile del dipartimento autonomie locali di Fratelli d’Italia.
«Lo stesso Boeri, a seguito della pandemia, ha rivisitato alcune sue posizioni tese ad esaltare la densità urbana come “destino” dell’uomo -afferma Castelli- . Il dibattito del rapporto tra “città e campagna” o, se si preferisce, sul futuro delle aree interne sta affollando giornali, meeting e seminari. Il mondo dell’architettura si sta interrogando sui temi che Rampelli ha proposto in riferimento a un comune che, essendo stato raso al suolo, dovrà essere “rifondato” proprio attraverso il piano affidato a Boeri. Sono altre, credo, le situazioni che meriterebbero gli “strali” di Franchi. Mi riferisco in particolare al fatto che una “Regione lumaca” (che non riesce in quattro anni a smaltire le macerie di Arquata ) diventa una “Regione Speedy Gonzales” che concede appena 37 giorni per elaborare una proposta complessa come quella per il piano attuativo della cittadina picena».
«Michele non deve avere paura del pensiero e delle libere opinioni – conclude Castelli – . Soprattutto quelle di un architetto come Rampelli che da sempre si batte per un uno sviluppo rispettoso della dimensione umana e identitaria dell’architettura».
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