«La confusione e le difficoltà che stanno riscontrando i sindaci nell’applicazione delle ultime ordinanze che riguardano il Cas non mi sorprendono». Inizia così la disamina di Augusto Curti, sindaco di Force e coordinatore dei piccoli comuni Anci. Al centro, la questione legata al Contributo di Autonoma Sistemazione dei cittadini terremotati del cratere.
«Nel comitato istituzionale convocato lo scorso anno per affrontare la bozza di ordinanza, tutti si erano espressi contrari perché seppur dopo oltre tre anni si condivideva la necessità di rivedere i criteri di assegnazione; la proposta che ci veniva chiesto di condividere presentava a nostro modo di vedere delle enormi criticità -prosegue Curti-. In particolare, ci sono aspetti che necessitano subito di un chiarimento come la “retroattività” della norma che in alcuni casi darà inevitabilmente origine a contenziosi tra Comuni e beneficiari, ma la stessa ordinanza crea anche delle disparità di trattamento: a titolo esplicativo si toglie il Cas a chi ha una seconda casa nel comune residente o confinante ma nello stesso tempo non si perde il beneficio se si ha una seconda casa al mare o in altro comune non confinante».
«Ma peggio ancora è la questione di fondo: si continua a distanza di tre anni e mezzo a dare un riconoscimento economico anche a chi era in affitto e ha dichiarato che in quell’immobile e paese non tornerà più senza invece incentivare in maniera immediata la presentazione di progetti per la ricostruzione -va avanti Curti-. Il Contributo di Autonoma Sistemazione è stata un’importantissima risposta data dal Governo alle comunità colpite dal sisma, ma se a distanza di anni c’è la necessità di rivedere la norma, non lo si può fare senza concertazione con i sindaci, i primi interlocutori dei cittadini».
«Ritengo non prorogabile la richiesta di un incontro tra sindaci dei comuni terremotati e il capo del dipartimento della Protezione Civile Borelli per rivedere questo provvedimento -conclude-. Proprio per questo faccio un appello al presidente dell’Anci Mangialardi e alla Regione Marche affinché possano farsi carico di questa problematica ed ottenere subito un momento di confronto».
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