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Gli assassini di Cianfrone
arrivati da lontano?
Acquisite le immagini
delle videocamere dell’autostrada A14
e delle aree di servizio

SPINETOLI - I Carabinieri continuano a cinturare la zona dove è stato ucciso il loro ex collega Antonio Cianfrone. Nulla viene lasciato al caso. Le possibili vie di fuga degli assassini arrivati forse da fuori provincia, se non addirittura da fuori regione. Il procuratore capo Umberto Monti in attesa dell'esito dell'autopsia
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di Andrea Ferretti

La “ciclopedonale dell’omicidio” (sperando che non venga però ricordata così) resta chiusa. L’intera zona dove è stato ucciso ieri Antonio Cianfrone resta cinturata, con i Carabinieri lì a presidiare per non permettere a nessuno di avvicinarsi. I colleghi della Scientifica, che hanno repertato tutto quello che potesse somigliare a una traccia per poter risalire agli assassini, in questi primi giorni post delitto potrebbero tornare da un momento all’altro per reperire altri elementi utili alle indagini.

Tutti gli accessi che conducono lì dove i killer hanno freddato l’ex carabiniere di 50 anni sono sbarrati: i tre principali e uno secondario.

I militari dell’Arma hanno continuato anche oggi, e questo si ripeterà pure nei prossimi giorni, ad incrociare i dati per poter fornire qualche elemento in più al procuratore capo della Repubblica, Umberto Monti, che coordina le indagini dal Tribunale di Ascoli e che ieri ha trascorso anche lui quasi l’intera mattinata sul tratto della ciclopedonale che collega Spinetoli (cioè le frazioni di Pagliare e San Pio X) con Stella di Monsampolo.

I filmati estratti dalle videocamere di sorveglianza potrebbero essere determinanti, ma nulla è scontato in questi casi, visto che ad agire non sembrano essere stati assassini improvvisati, ma chi sapeva invece molto bene come muoversi, chi ha studiato a lungo la zona, i movimenti e le abitudini di Cianfrone.

Le tre videocamere di sorveglianza del Comune di Spinetoli, a Pagliare sono posizionate sulla rotatoria della Statale Salaria, sulla rotatoria della zona industriale e in piazza Kennedy. Ma questo probabilmente lo sapevano anche i killer. Che erano informati dell’esistenza di videosorveglianze private, probabilmente evitate.

Che non si tratti di un delitto d’impeto è fin troppo chiaro. Così come è palese che ci troviamo di fronte a un agguato e a una vera e propria esecuzione.

Ad entrare in azione sono stati professionisti del crimine, quelli che una donna dice di aver visto da quelle parti a bordo di una moto di colore scuro. Professionisti anche perché molto sicuri di quello che facevano, rischiando di essere visti mentre sparavano alla loro vittima. Avrebbero potuto colpirlo aspettandolo in un luogo più appartato, ma erano consapevoli di farla franca e, soprattutto, di poter lasciare la zona in una manciata di secondi.

Da lì, infatti, a bordo di una moto di grossa cilindrata, sono sufficienti al massimo 5 minuti per raggiungere la fine della superstrada Ascoli-mare e poi deviare verso nord o sud facendo perdere le tracce quando, solo qualche chilometro addietro, l’allarme era appena scoppiato.

Non a caso i Carabinieri del comando provinciale di Ascoli, che coordinano le indagini con a capo il comandante colonnello Ciro Niglio, quelli della Compagnia di San Benedetto diretta dal capitano Marco Vanni e tutti i militari delle varie Stazioni del territorio impegnati nelle indagini, stanno acquisendo anche le immagini delle videocamere poste ai caselli e lungo l’autostrada A14 e quelle delle aree di servizio.

Il che avvalora l’ipotesi che gli assassini possano essere giunti a Pagliare da fuori provincia e forse anche da fuori regione.

Cianfrone, che non è morto sul colpo ma è spirato dopo l’arrivo dei soccorsi, è stato raggiunto da almeno tre proiettili e chi li ha esplosi sembra si trovasse alle sue spalle.

Anche questi dettagli finiranno nel dossier sul tavolo di Monti dopo l’autopsia che sarà effettuata dai medici di Area Vasta 5 Sabina Canestrari, Francesco Brandimarte e Massimo Senati, gli stessi che hanno effettuato la ricognizione cadaverica a Pagliare.

Gli investigatori hanno ovviamente sentito i familiari e i conoscenti di Cianfrone quantomeno per capire se magari negli ultimi giorni avessero notato o sentito qualcosa di preoccupante, di diverso dal solito. Per trovare qualche traccia, sequestrati e passati ai raggi X telefoni, computer e tutto ciò che potesse essere nella disponibilità dell’ex (fino al 2015) vice comandante della Stazione dei Carabinieri di Monsampolo, che ha giurisdizione anche a Spinetoli.

Nulla viene lasciato al caso. Anche perché la gente, soprattutto chi vive nella zona, è sgomenta e vuole una risposta.

E, a tal proposito, i Carabinieri rinnovano l’invito a chi ha visto o sentito qualcosa, di contattare al telefono il 112 oppure recarsi nella più vicina caserma dell’Arma.

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