Il vescovo di Ascoli, Giovanni D’Ercole, e don Alberto Bastoni
Il caso di don Alberto Bastoni, l’ormai ex vice parroco del Duomo di Ascoli, al centro di una scottante indagine che rischia di imputargli il più infamante dei reati, ha profondamente scosso la comunità religiosa ascolana.
L’attenzione degli inquirenti (a lavoro ci sono due Procure di Ascoli e la distrettuale di Ancona) è spostata sugli incontri del sacerdote e sulla possibile presenza anche di minori. La detenzione di discrete quantità di cocaina lo colloca nel panorama giudiziario invece solo come “assuntore”.
Il vescovo della Diocesi di Ascoli Giovanni D’Ercole, che meno di una settimana fa lo ha allontanato dopo averlo accolto, nonostante i precedenti del 2012, non ha potuto tacere sulla vicenda.
Ecco le sue parole, forti e determinate, durante la messa domenicale di oggi, 7 giugno, nella solennità della Santissima Trinità:
Padre Alberto Bastoni durante una celebrazione in Duomo
«Fratelli e sorelle carissimi! Non posso iniziare la celebrazione eucaristica senza chiedere perdono per lo scandalo che ha colpito questa comunità parrocchiale, i sacerdoti e l’intera diocesi.
Chiedo perdono anzitutto a Dio perché è stata gravemente offesa la sua misericordia.
Chiedo perdono a questa comunità parrocchiale così duramente e ingiustamente ferita dalla condotta di un sacerdote accolto con amore.
L’animo umano, anche quello di un prete, resta sempre un abisso misterioso!
Sono vicino ai sacerdoti, ai catechisti, ai collaboratori, ai genitori dei ragazzi e bambini, a tutti i fedeli: voglio assicurare a tutti la mia vicinanza e intendo pubblicamente ringraziarvi per la testimonianza cristiana di accoglienza e di generosa fedeltà che molti di voi hanno coraggiosamente dato.
Oggi soffriamo nel buio di tante domande, ma sono certo che il sole tornerà a splendere sul nostro cammino.
Chiedo perdono con l’umiltà di un padre ferito, profondamente scosso per quanto è avvenuto e per non essere riusciti, pur con tanta buona volontà, a impedirlo.
Questa richiesta di perdono è al tempo stesso domanda di verità e di trasparenza, per cui, mentre esprime totale fiducia agli inquirenti, la Diocesi manifesta tutta la sua disponibilità e volontà di collaborare affinché sia fatta piena luce sull’accaduto.
E ora mi rivolgo a Te, Dio santo e fonte di misericordia: guarda questa tua famiglia che spera in Te e donaci con il tuo aiuto la grazia di superare questa prova.
Fa’ che dal grande dolore possa riemergere una rinascita per questa comunità parrocchiale e per l’intera Diocesi».
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