«Il nostro territorio è un vero e proprio “imbuto” di tutta la dorsale adriatica, sia per quanto riguarda la rete stradale e autostradale, che per l’alta velocità su rotaie». Su questo concetto ribadito da più fronti poggi l’accorato appello al presidente del consiglio Giuseppe Conte di Confindustria Centro Adriatico.
Il presidente Simone Mariani, il presidente Ance Marche Massimo Ubaldi e di Fermo Stefano Violoni, in una lettera estesa anche al ministro alle Infrastrutture Paola De Micheli e ai politici locali ribadiscono la necessità di realizzare la terza corsia dell’autostrada A 14 e di potenziare la rete ferroviaria.
E non ci sono solo interessi economici da tutelare per i rappresentanti degli industriali piceni e fermani. Ma anche la sicurezza delle persone. E lo ribadiscono dati, per nulla rassicuranti, alla mano.
Ecco il testo integrale della lettera.
«Illustre presidente, vorremmo metterla a conoscenza di alcuni dati che sono di pubblico dominio ma che abbiamo voluto raccogliere e mettere insieme per capire se le nostre tesi sono avvalorate dai fatti.
Il tema è per noi vitale: quello delle infrastrutture.
Viviamo in uno stato di precarietà che, senza interventi urgenti, saremo costretti a sopportare non sappiamo per quanto altro tempo ancora.
Comprenderà pertanto la nostra delusione nell’aver appreso che nonostante le tante sollecitazioni le Marche siano state appena “sfiorate” dalle opere pianificate ed approvate con il “Decreto Semplificazioni”.
Un Decreto che inoltre, apprendiamo dalla stampa, per quanto riguarda il piano delle infrastrutture #italiaveloce, non avrebbe nemmeno la copertura necessaria e che pertanto potrebbe essere la premessa di ulteriori cantieri con un inizio ma senza una data certa di conclusione dei lavori.
Abbiamo già rappresentato questo enorme disagio in tutte le sedi istituzionali, da ultimo l’appello rivolto alla ministra Paola De Micheli (a cui pure è indirizzata la lettera, ndr) lo scorso 19 giugno. Ed è nota all’opinione pubblica nazionale e a tutti gli stakeholder la problematica del nostro territorio, vero e proprio “imbuto” di tutta la dorsale adriatica, sia per quanto riguarda la rete stradale e autostradale, che per l’alta velocità su rotaie.
Ma per rendere una fotografia, più efficace di tante parole, che potrebbero suonare come banali lamentele di chi come noi esercita attività d’impresa, abbiamo raccolto gli ultimi dati Istat disponibili su incidenti stradali e feriti per provincia.
Li abbiamo rapportati con la popolazione residente, scoprendo che ad esempio, nella provincia di Ascoli Piceno
questo rapporto tra incidenti stradali e residenti è pari allo 0,41%. Quello tra residenti e feriti è addirittura pari allo 0,57%. Cioè oltre 4 residenti su 1000, che circolano in questo territorio, sono a rischio di incidente stradale mentre quasi 6 su 1000 riporteranno lesioni.
Questi numeri ci collocano all’undicesima posizione di rischio a livello nazionale per sinistro stradale e addirittura all’ottavo per rischio di feriti. E tutte le province delle Marche sono collocate entro il trentasettesimo posto di questa sciagurata classifica.
Se non per tutelarci dai disagi e dai maggiori costi che questa ormai insostenibile situazione causa al nostro tessuto sociale ed economico, le chiediamo di intervenire a tutela della vita dei nostri amici e dei nostri figli.
E’ arrivato il momento di ridurre drasticamente il gran numero di sinistri che coinvolgono mezzi pesanti e veicoli, in particolare da Porto Sant’Elpidio a Pescara.
Un percorso impegnato quotidianamente da migliaia di persone e mezzi con milioni di tonnellate di merce, fondamentale per i collegamenti con Abruzzo, Molise, Puglia e buona parte della Basilicata: “cerniera” fondamentale di collegamento tra il Nord e il Sud d’Italia, ma ormai sottoposta ad un carico evidentemente eccessivo rispetto alla sua progettazione risalente a mezzo secolo fa.
Già nello studio dal titolo “L’incidentalità nelle regioni d’Italia” pubblicato dall’Istat nel 2013, si spiegava come questo tratto è in Italia primo per indice di lesività, secondo per percentuale di incidenti mortali, terzo per numero di morti, terzo per numero di feriti, terzo per numero di incidenti.
Passano gli anni ma non c’è settimana senza un incidente o un cantiere che ne limiti drasticamente la circolazione fino ad arrivare ad essere ormai, specialmente nel sud delle Marche, una vera e propria sfida verso l’ignoto nel migliore dei casi.
Per questo riteniamo fondamentale che vengano individuate ulteriori risorse per il completamento della terza corsia dell’A14 o, meglio ancora, per il suo arretramento e per il potenziamento della parallela rete ferroviaria.
Siamo un popolo resiliente, ma dopo gli eventi sismici e le recenti crisi internazionali, non possiamo più attendere promesse di investimenti infrastrutturali, senza che le conseguenze diventino irrimediabili per il nostro tessuto sociale ed economico.
E’ arrivato il momento che lo Stato prenda finalmente atto non più solo dei benefici, ma anche e soprattutto della priorità che l’arretramento dell’A14 ormai riveste per il territorio, rendendolo finalmente connesso al resto d’Italia e garantendo sicurezza a tutto il suo carico di persone e merci che oggi è costretto a sopportare.
L’arretramento libererebbe il tratto originario, consentendo la creazione di una bretella su cui deviare il traffico pesante della Statale Adriatica, cosa che decongestionerebbe tutto il litorale restituendo alle città e ai borghi che attraversa, tutta la sicurezza e la salute che residenti e turisti meritano.
A chi in questi giorni ha ripetuto che anche per il Piceno occorra un modello Genova noi proponiamo con forza un nuovo e diverso modello, che garantisca lo sviluppo dei territori in maniera omogenea, consentendo a tutti di poter circolare con tempi di percorrenza degni per una società moderna e civile.
Occorre agire ora.
Per questo confidiamo che lei faccia tutto ciò che è in Suo potere per valutare attentamente le nostre richieste, che sono le stesse di un’intera comunità che guarda con fiducia a questo ultimo appello».
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