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“Quaderni dal carcere”,
alla scoperta di Gramsci
con l’antologia di Mario Di Vito

SAN BENEDETTO - La casa editrice Mauna Loa ha pubblicato la raccolta di passi scelti dal giornalista, a partire dagli appunti presi negli undici anni di prigionia. Tanti i temi trattati in un volume che tenta di avvicinare i più giovani al pensiero di uno dei più grandi intellettuali del Novecento italiano.
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di Federico Ameli

Complici una profondità di pensiero che poco si addice allo spirito vacanziero e una concorrenza quanto mai agguerrita, con tutta probabilità Antonio Gramsci non è mai riuscito a far parte della cerchia di autori tradizionalmente più gettonati sotto l’ombrellone, con buona pace dei meno amanti del gossip.

Eppure, in un’epoca in cui i principi e le idee di un tempo faticano a trovare terreno fertile, fortunatamente c’è ancora qualcuno che si batte per riportare certe tematiche all’attenzione non solo degli addetti ai lavori, ma anche di chi generalmente non fa dell’approfondimento culturale il proprio pane quotidiano.

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Mario Di Vito

Proprio qualche giorno fa, infatti, è uscita in libreria l’antologia dei “Quaderni dal carcere” curata dal giornalista sambenedettese Mario Di Vito, che si propone di rappresentare una valida alternativa per tutti coloro che, stufi del solito giallo o dell’ennesima rivista di cronaca rosa, sono alla ricerca di una lettura un po’ più impegnata e impegnativa.

Di Vito, che negli ultimi anni ha dato alle stampe i noir “Il male minore” (Edizioni Ae, 2016) e “Due minuti a mezzanotte” (Fila 37, 2018), oltre al reportage “Dopo. Storie da un terremoto negato” (Poiesis/Lo Stato delle Cose, 2019), torna in libreria mettendo la firma su un’antologia, edita da Mauna Loa, che promette di mettere in evidenza le principali sfaccettature del pensiero gramsciano in modo da facilitare l’approccio alla riflessione di uno degli intellettuali più brillanti del secolo scorso.

«L’obiettivo – spiega – è quello di avvicinare il più possibile le persone all’opera di Gramsci. Si tratta di un primo approccio alla lettura delle pagine gramsciane, pensato proprio per chi per la prima volta entra in contatto con un testo di Gramsci».

Se in virtù di queste ragioni il pubblico di riferimento, per ammissione dello stesso autore, resta quello degli studenti delle scuole superiori, di certo l’antologia non mette freni alla possibilità di approfondire i concetti espressi dall’autore, con una puntuale bibliografia che, in coda al volume, promette di placare la sete di sapere dei lettori più curiosi.

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La natura occasionale e, almeno in un primo momento, privata dei “Quaderni” è il principale motivo dell’eterogeneità del materiale messo nero su bianco da Gramsci, che nei suoi appunti spazia dalla riflessione politica alla filosofia, passando anche per alcune considerazioni di carattere più spiccatamente storico e letterario, senza dimenticare ovviamente la stretta attualità del suo tempo.

Un’opera senza dubbio complessa, della quale Di Vito ha tentato di tracciare un profilo nel tentativo di agevolare il più possibile il primo incontro tra Gramsci e i suoi nuovi aspiranti lettori. «Nel selezionare i passi che poi sono confluiti nell’antologia, ho cercato di individuare quegli spezzoni che in qualche modo favorissero l’approccio a Gramsci nel modo più sintetico possibile.

Ovviamente non è semplice, dato che l’opera consta di appunti trascritti su carta nel corso di ben undici anni, dai contenuti molteplici e diversi tra loro. Ho cercato di raccogliere il materiale in degli argomenti che risultassero più omogenei possibili. Per forza di cose qualcosa è rimasto fuori, ma sono convinto che il testo offra spunti più che sufficienti a chi voglia approfondire la materia in un secondo momento».

La lucida e disincantata analisi della deludente esperienza risorgimentale e la ricostruzione del folklore e del mondo delle tradizioni popolari, così come l’approfondita ricerca sulla questione meridionale e il costante riferimento a Benedetto Croce sono solo alcuni dei temi trattati da Gramsci, che Di Vito ha cercato di riorganizzare nei capitoli della sua antologia.

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Mario Di Vito

Contestualizzando l’opera e la figura di Gramsci, l’introduzione iniziale fornisce al lettore gli elementi necessari per orientarsi tra le pagine del testo, con una nota metodologica all’interno della quale il curatore illustra i criteri utilizzati per la selezione dei passi scelti. Ogni capitolo si apre poi a sua volta con una breve introduzione che lascia ben presto spazio ai testi, i veri protagonisti dell’antologia. A conclusione dell’opera, una biografia di Gramsci e una nota lessicale contribuiscono a fornire ulteriori elementi utili al lettore. Come già anticipato, l’intento è quello di fornire una panoramica quanto più chiara e fruibile dell’opera gramsciana.

 

Tra i grandi pensatori del Novecento italiano, Gramsci è stato forse uno degli ultimi a cercare di educare i propri contemporanei, peraltro in un momento storico tutt’altro che semplice per la riflessione culturale e più in generale per la diffusione del libero pensiero. A un secolo di distanza, la situazione politica è inevitabilmente cambiata, così come anche il ruolo dell’intellettuale della società moderna. In questo senso, Mario Di Vito, giornalista di professione, sa bene di cosa si sta parlando.

«Il nostro è un Paese che, pur leggendo poco, tende ad additare agli intellettuali le colpe di un dibattito politico talmente frenetico da diventare a tratti schizofrenico. Il rischio è quello di non essere ascoltati: è necessario cercare di restituire i temi alla popolazione contro la semplificazione e la demagogia, ormai dominanti.

Al giorno d’oggi gli argomenti cambiano di giorno in giorno e, in quest’ottica, la principale lezione di Gramsci può essere quella di evitare di liquidare ogni questione in mezza giornata e di dedicare, di conseguenza, il giusto spazio a ogni tematica.

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Penso, ad esempio, al discorso legato al Risorgimento. Lo spirito del nostro Paese è ancora tutto da discutere, nel 2020 ci sono ancora importanti divisioni di carattere geografico, di cui abbiamo avuto dimostrazione anche nel corso della recente emergenza sanitaria. C’è assoluto bisogno di riflettere su questi temi, che a distanza di un secolo restano quanto mai attuali».

 

Che ci sia ancora molto da fare è sotto gli occhi di tutti. E chissà che una rilettura di Gramsci in chiave moderna non possa contribuire a schiarirci un po’ le idee. Tentar non nuoce: per aggiornarsi sulle ultime news di cronaca rosa, per fortuna o purtroppo, c’è sempre tempo.


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