di Maria Nerina Galiè
Sono ripartiti i tamponi a tutti gli operatori sanitari dell’Area Vasta 5.
«Dal 16 maggio non c’erano stati nuovi casi avevamo diradato i controlli», ha ricordato il dottor Antonio Fortunato, direttore del laboratorio di Biologia Molecolare dell’ospedale “Mazzoni” di Ascoli che oggi, 14 giugno ha esaminato oltre 500 campioni.
Negativi tutti i dipendenti dell’Area Vasta 5 , come pure gli utenti mandati dal Pronto Soccorso, dai medici di famiglia o di diretta sorveglianza del servizio Igiene e Sanità pubblica.
Si continuerà così per almeno una decina di giorni, ripetendo anche gli esami.
I 4 nuovi positivi – uno dei quali (la donna incinta) si è avvalsa delle strutture ospedaliere – hanno fatto rialzare tutte le barriere.
Non che siano state mai abbassate, tanto che le misure di prevenzione per l’accesso negli ambienti ospedalieri si è basato sul concetto che tutti coloro che accedono sono potenzialmente positivi. Ecco allora l’obbligo dell’uso della mascherina, il distanziamento, gli ingressi contingentati e la misurazione della temperatura.
I primi, tra il personale sanitario, a sottoporsi al tampone sono stati coloro che lavorano nei reparti più a rischio, cioè tutti quelli dell’emergenza, 118, Pronto Soccorso, Medicina d’urgenza, che sono in prima linea.
Non possono mai prevedere con che tipo di paziente hanno a che fare.
Sono un po’ più al sicuro gli altri, poichè prima di varcare la porta dei reparti i pazienti devono risultare negativi al tampone.
A rischio è considerato anche il personale del laboratorio analisi.
La contagiata incinta il 24 giugno ha fatto una visita ginecologica e il 6 luglio un esame previsto in gravidanza che richiede più di due ore. Negative le 12 donne che erano nella sala d’aspetto del consultorio di San Benedetto, come il medico e l’ostetrica che hanno visitato la bangladese e gli infermieri che le hanno fatto i prelievi nel laboratorio. Lì nell’arco di quella mattina sono transitati anche 82 utenti.
Giovedì 16 luglio chi di loro vorrà potrà sottoporsi a tampone.
Il dottor Claudio Angelini, direttore del Sisp li sta chiamando uno ad uno per capire se possono considerarsi “contatti stretti” della gestante positiva.
«Se dovesse paventarsi questa possibilità il tampone si deve fare – precisa – mente per gli altri il rischio di essere stati contagiati è davvero remoto, sia per le misure anti Covid in vigore, sia perchè alcuni sono solo passati nella sala d’aspetto del punto prelievi. Saranno gli utenti a decidere. In ogni caso il tampone è stato proposto a tutti».
Ad abbattere il livello di rischio di contagio per le persone entrate in contatto con la donna incinta e positiva è la carica virale. Antonio Fortunato: «Mentre i primi due positivi avevano una carica importante, nella donna incinta e nell’ultimo risultato positivo l’abbiamo trovata molto bassa» (leggi qui l’intervista al dottor Fortunato sull’importanza della carica virale).
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