di Francesca Aquilone
I nostri “Piceni nel Mondo” sono solitamente persone che vivono da parecchi anni all’estero, mentre oggi scegliamo di dare spazio ad una giovanissima ostetrica che da quattro settimane ha scelto la Germania per iniziare la sua carriera.
Ilena Chiurchioni, 25 anni a novembre, nata a San Benedetto ma residente a Comunanza, ci racconta l’inizio del suo viaggio professionale a Costanza.
Com’è nata la tua passione?
«Ho frequentato il Liceo Classico a Montalto Marche e, sin dal primo anno, ho sempre detto che avrei voluto fare l’ostetrica. Era un qualcosa di innato poiché nella mia famiglia non ci sono medici o professionisti sanitari.
Ho provato il test per la Politecnica delle Marche, ma non sono entrata subito. Normalmente ci si iscrive a biologia, mentre io ho iniziato il CTF a Camerino, poiché credevo che potesse essere un qualcosa di diverso a cui dar seguito.
Col tempo mi sono resa conto che comunque volevo diventare un’ostetrica: sono stata un mese a Londra, sono tornata, ho riprovato il test e ce l’ho fatta!».
Hai trovato subito lavoro?
«Direi di no! A dicembre del 2018, dopo essermi laureata in tempo, lavoravo come barista. Per un anno ho fatto questo e nel frattempo partecipavo ad avvisi pubblici e concorsi.
Purtroppo (o per fortuna) ci sono stati pochi concorsi e ho deciso di cimentarmi in un’altra piccola avventura…un corso di tedesco!».
Come mai?
«Ho sempre avuto il pallino della Germania, e con la mia facoltà, estremamente concentrata tra esami e tirocini, non avevo avuto la possibilità di partire in Erasmus.
Nonostante al bar mi trovassi bene, volevo dare una svolta alla mia vita. Quando inizi ad avere le prime entrate ti rilassi e perdi un po’ di vista gli obiettivi e il sudore dei tanti anni di studio.
Mi sono fidata e affidata ad un’agenzia di Civitanova per il corso e dal livello zero sono arrivata, ad inizio giugno (quindi poco fa), a prendere il B2. Con il Covid è stato un vero e proprio parto, tutti i giorni c’erano lezioni, comunicavo via WhatsApp con il professore e avevo perso un po’ l’abitudine dello scrivere con la penna!».
Quando sei arrivata in Germania?
«Dal 15 giugno sono a Costanza, e dal 22 ho iniziato a lavorare.
Le prime settimane sono state dure, ero sola con un unico amico di famiglia che vive da 50 anni a Stoccarda».
Com’è stato l’impatto linguistico?
«Ovviamente il tedesco qui è totalmente diverso dal livello scolastico, specie nel gergo tecnico ospedaliero.
All’inizio non chiamavo poiché avevo paura, ma alla fine sono riuscita a vincere tutti i miei timori e così ho risolto le questioni burocratiche».
Come descriveresti queste prime 3 settimane di lavoro?
«L’ambiente è bellissimo, tranquillo, si lavora bene, ogni professionista sanitario è indipendente e ogni giorno miglioro la lingua. Siamo cinque ostetriche italiane e loro mi hanno aiutato parecchio, anche perché si sente forte la mancanza della famiglia e degli amici.
Dopo tre settimane è come se avessi superato un ponte. Le prime due settimane pensi di non farcela e ogni giorno ti senti sola ad affrontare tutto. Poi è arrivato il momento in cui prendi più consapevolezza di essere in Germania e di stare bene».
Vorresti tornare?
«Non nego che la mia terra mi manchi, ma il pensiero di come si lavora in Italia e del modo in cui si entra in certi ambienti mi fa passare la voglia.
Per capirci: il 29 novembre tramite Skype ho fatto il colloquio con la caposala della sala parto dell’ospedale dove sono ora, la Klinikum Kostanz, con la titolare dell’Agenzia che mi faceva da traduttrice. Ho parlato con chiarezza, presentando la mia persona e il mio curriculum e dopo un mese ero stata assunta, prima ancor di aver raggiunto un livello linguistico sufficiente».
Nonostante tu sia una novella “picena nel mondo”, hai già “preso” qualcosa dalla nazione che ti ospita?
«Devo ancora esplorare la città per bene, ma posso dire di aver notato subito una grande differenza nello stile di guida, con tanti limiti e controlli (ho il terrore di parcheggiare male!).
Inoltre, io faccio colazione a casa, mentre i tedeschi hanno orari completamente diversi, mangiano sul posto di lavoro in delle piccole pause e spesso si ride per questo in ospedale».
Cosa ti manca di più?
«Mi manca il mare, anche se ho scoperto che Costanza ha un lago ed è molto turistica, come San Benedetto, sembra sciocco ma questa coincidenza, a livello mentale, mi sta aiutando molto.
Poi ovviamente mi mancano gli amici e la mi famiglia, che mi ha sempre supportato in tutto il percorso».
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