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Il giardino dell’Arengo
Secoli di storia
nel cuore della sede del Comune
(Foto e video)

ASCOLI - Personalità che nel tempo hanno contribuito allo sviluppo della città s'intrecciano con l'arte e la religione. Ad accompagnarci in questo viaggio il direttore della Pinacoteca civica Stefano Papetti: «Ascoli è una città d’arte che in pochi conoscono»
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Il giardino di Palazzo Arengo (Foto Vagnoni)

di Andrea Pietrzela

Se si entrava nel cortile comunale nel 1600, si vedevano 8 aiuole e qualche albero nella zona corrispondente al giardino del Vescovo, oggi divisa da un muro di pietra. Nel tempo le cose sono cambiate: nel “Pranzo della guardia Nazionale nel cortile del Palazzo comunale”, acquerello su carta del 1861 di Giulio Gabrielli oggi conservato in Pinacoteca, al centro del giardino dell’Arengo si vede soltanto un’unica grande aiuola tonda e vuota. Oggi, invece, all’interno del cortile si possono ammirare mezzi busti, sarcofagi, frammenti romani e affreschi di un’antica cappella: per la nostra rubrica Luci sulla città, questa settimana siamo andati a scoprire la storia che si cela all’interno del cortile del palazzo comunale.

Stefano Papetti

È stato il Direttore della Pinacoteca civica Stefano Papetti a farci da guida nel cortile comunale che sembra conoscere meglio del salotto di casa: «La prima cosa che si nota sono i numerosi busti: in totale sono 18, sono stati restaurati vent’anni fa e sono quasi tutti realizzati e firmati da Romolo Del Gobbo.

Rappresentano artisti e uomini illustri che hanno contribuito alla crescita culturale ed economica di Ascoli».

I NOMI – Mentre facciamo un giro turistico, Papetti scende più nel dettaglio: «Ci sono i marchesi Marco, Giovanni e Giuseppe Sgariglia, tre benefattori che non essendo sposati hanno donato tutto il loro patrimonio e le loro tenute al Comune.

Poi artisti come Giorgio Paci e Nicola Cantalamessa Papotti che hanno realizzato opere meritorie per la città.

Ci sono il busto del patriota Candido Augusto Vecchi che è partito con Garibaldi per la spedizione in Sicilia, del figlio di Garibaldi Menotti, di Giuseppe Sensales, uno dei primi provveditori agli studi ad Ascoli dopo l’Unità d’Italia, e del  giovane Mario Cornacchia, promettente poeta e allievo di Carducci morto di difterite mentre studiava a Bologna: per la disperazione i suoi genitori si sono tolti la vita».

AL CENTRO – Al centro di tutto, sopra la vasca dei pesci rossi, svetta invece la figura di Desiderio Bonfini: «Era un umanista della seconda metà del ‘400, è stato segretario di Mattia Corvino, Re di Ungheria, nazione della quale lui ha scritto e documentato la storia in latino. Era ascolano d’adozione, il busto lo ha spedito qui il governo ungherese nel 1900», spiega Papetti con la solita puntualità.

Tra i tanti busti, ce n’è un altro che arriva da fuori. Apparentemente non ha niente a che fare con la città: quello dell’americano Morgan. «È l’unico non realizzato da Romolo Del Gobbo», ci dice sorridendo il direttore.

L’AMERICA – E’ sempre Papetti che parla: «Morgan è stato un grande magnate americano. Ha aperto per primo negli Usa magazzini in cui si vendeva tutto ad un penny. Così è diventato ricco e, amante dell’arte e dell’Italia, si è dato al collezionismo.

Nel 1907 ha acquistato, non sapendo che fosse stato rubato, il piviale di Niccolò IV, proveniente dal Duomo di Ascoli.

Dopo alcune segnalazioni, lo ha restituito alla Nazione come dono personale e per questo è stato anche ricevuto dal Re.

Il piviale è poi tornato in città ed oggi è visibile nella sala che porta il suo nome, mentre il busto è stato fatto dall’associazione Marchigiani a New York”, che dall’America finanziava la realizzazione di opere in città.

Anche il monumento a Cecco d’Ascoliè stato fatto dagli italiani in America». Ma le sorprese non finiscono qui.

GLI AFFRESCHI – Nella parte sinistra rispetto all’ingresso, dove oggi ci sono due alberi di magnolie, tempo fa c’era una piccola cappella: «Era la cappella del Palazzo Anzianale che era fatiscente ed è stata demolita.

Oggi è rimasto il muro di fondo, con l’abside ed alcuni affreschi raffiguranti i Santi Protettori di Ascoli San Serafino da Montegranaro e Sant’Emidio, realizzati dal pittore di Ravenna Ragazzini a fine ‘500». Un’antica chiesa a cielo aperto, con le foglie di magnolie che nascondono gli affreschi in fondo alla parete.

Dalla parte opposta, c’è un piccolo basamento: «Era quello della statua del Papa Gregorio XIII, che era in Piazza del Popolo.

La nostra piazza era l’unica con tre monumenti papali con Giulio II su San Francesco, Paolo III su Palazzo dei Capitano e questo sulla testata della piazza.

Oggi Piazza del Popolo è l’unica piazza d’Italia che ha due monumenti papali, in origine addirittura tre». Un’altra caratteristica unica della piazza Salotto d’Italia.

IL RESTYLING – A fine tour, il Professor Papetti, che ringraziamo per la disponibilità, ci saluta con una novità: «È stato approvato dalla Soprintendenza un restyling del giardino, che sarà messo a nuovo sia al centro con nuove piante sia ai lati dove il muro sarà ripulito e restaurato.

Ci sarà anche una nuova illuminazione, sia per far risaltare ogni busto sia per aumentare la visibilità nelle zone nelle ore notturne».

FOTOGALLERY DI ANDREA VAGNONI

 


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