«Se il centrosinistra parla di remuntada e presunte cene, dopo 25 anni di governo della regione, significa che non ha nulla da raccontare».
Affonda lo stiletto il candidato governatore del centrodestra, Francesco Acquaroli, che restituisce il colpo sferrato ieri dal segretario dem Giovanni Gostoli durante la presentazione delle liste democrat a sostegno di Maurizio Mangialardi (leggi qui).
«Parlano di remuntada pazzesca? Vedremo il 21 settembre chi avrà vinto le elezioni», rincara la dose il deputato di Potenza Picena, che sabato 25 luglio, inaugurando la sede dorica del comitato elettorale per la sua corsa alle regionali, ha anche voluto scrollarsi ancora una volta di dosso quella cena commemorativa della marcia su Roma ad Acquasanta Terme dello scorso ottobre.
Al taglio del nastro erano presenti i rappresentanti delle otto liste che sostengono Acquaroli: dal coordinatore regionale di Fratelli d’Italia Emanuele Prisco, al capogruppo della Lega Sandro Zaffiri, passando per il vice commissario regionale di Forza Italia Daniele Silvetti, il coordinatore regionale dell’Udc-Popolari per le Marche Antonio Saccone, il coordinatore regionale di Noi con l’Italia Tablino Campanelli, la coordinatrice regionale dei Civici per il territorio Lucia Tarsi, la coordinatrice regionale di Movimento per le Marche Masha Parisciani ed il coordinatore regionale del partito Repubblicano Luciano Pagliariccio.
Aprendo le danze, Acquaroli ha invitato i suoi a «non cadere nei tranelli degli avversari» e a concentrarsi su «infrastrutture, sanità, ricostruzione e lavoro», leitmotiv che ritorna negli interventi di tutti i candidati.
«Secondo alcune statistiche, tra 10 anni le Marche avranno 100.000 abitanti in meno: i marchigiani stanno scappando, soprattutto le nuove generazioni. Invece di parlare di remuntade o cene, sarebbe opportuno affrontare i veri problemi che a settembre, ahimè, credo travolgeranno tante imprese e tante famiglie». Allargando il perimetro, interviene anche sul Mes, definendolo una «trappola che va a mettere condizionalità inaccettabili per la nostra nazione».
M.M.
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