Ci sono anche imprenditori agricoli del Piceno nel mirino della Procura della Repubblica di Ascoli che sta facendo luce su attività di caporalato che si sono delineate a seguito di una corposa indagine denominata “Arcipelago”, iniziata nel 2018 dai Carabinieri della Stazione di Montalto Marche e portata avanti con il Nucleo dell’Ispettorato del lavoro di Ascoli e i Carabinieri Forestali di Castignano.
Il sostituto procuratore Cinzia Piccioni sta costruendo un impianto accusatorio – in procinto di tramutarsi in una richiesta di rinvio a giudizio – sulla base di intercettazioni telefoniche e ricostruzione di spostamenti, che grava su cittadini pakistani residenti tra Petritoli, Marina di Altidona e Campofilone.
Si tratta, per l’accusa, di 28 persone impegnate a procurare manodopera a basso costo, impiegata senza il rispetto delle norme di sicurezza sul lavoro e costrette ad alloggiare in condizioni di degrado.
Il giro d’affari, sempre da quanto emerge dall’attività investigativa, vede coinvolte aziende agricole di Ripatransone, Montalto Marche, Cupra Marittima, Montefiore dell’Aso e Carassai (Ascoli); Petritoli, Altidona, Santa Vittoria in Matenano, Monterubbiano, Moresco, Ponzano di Fermo (Fermo).
Nei guai imprenditori di Ascoli, San Benedetto, Massignano, Cupra Marittima e Fermo. In particolare un presunto caporale di 59 anni residente a Grottammare.
A far scattare l’indagine, il tentativo di fuga di uno degli operai sfruttati da un alloggio di Carassai gestito da un pakistano di 39 anni. Lì vivevano altri 14 extracomunitari in condizioni igienico sanitarie discutibili.
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