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Marchetti prepara la sua squadra:
«La Lega si serve, non può essere usata»

INTERVISTA al commissario regionale in vista delle elezioni di settembre: «Ho trovato la struttura del partito un pochino più indietro rispetto all’exploit elettorale che Salvini ha ottenuto nelle Marche. Dopo le elezioni vedremo la questione organizzativa, alla luce dei risultati e dei consiglieri eletti»
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Riccardo Marchetti

di Luca Patrassi 

La nomina a commissario regionale delle Marche per la Lega, il deputato Riccardo Marchetti, umbro di Città di Castello, l’ha ricevuta il 15 maggio scorso, un paio di mesi e mezzo fa.

Incarico dal “Capitano” Matteo Salvini per prendere in mano il partito delle Marche dopo l’esperienza del senatore Paolo Arrigoni, lombardo di Lecco.

Città di Castello è più vicina alle Marche di quanto non lo sia Lecco, ma guidare un partito, la Lega in particolare, a pochi mesi dalle elezioni è impresa insidiosa. Però Marchetti si è gettato nella mischia, in apparenza incurante degli orticelli già avviati.

«Io non ho amici quando faccio il commissario di partito, ma guardo solo al bene della Lega»: carrieristi avvisati, insomma anche se i proclami non costa nulla farli. Vero è che le prime azioni di Marchetti non passano inosservate: serie di incontri, dentro e fuori il partito, dalle associazioni di categoria agli operai.

«Quando si tratta di difendere il lavoro, io sono con gli operai, sul piazzale a lottare se la battaglia è giusta. Per capirsi – dice Marchetti – non sono un esponente di quella sinistra che parla di operai nei salotti bene delle famiglie vip con tanto di aria condizionata».

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Riccardo Augusto Marchetti, 33 anni, nominato commissario della Lega lo scorso maggio

Gira per le Marche oramai da un tempo utile a indicarne i punti di debolezza, quali saranno le vostre priorità eventualmente al governo?

«Le Marche sono messe veramente male sul piano delle infrastrutture. Il tratto autostradale è un disastro, ci vogliono tre ore per andare da Ancona ad Ascoli. Abbiamo visto con la Civitanova-Foligno cosa significa invece avere un sostegno infrastrutturale, si sono aperti flussi turistici importanti. Le Marche hanno il mare più bello tra le regioni del Centro Italia sul versante adriatico, ma quando si parla di riviera per gli stranieri c’è solo la Romagna. Credo ci sia un grosso lavoro da fare nel settore della promozione del territorio».

Anche di servizi vivono i marchigiani, iniziando da quelli sanitari: «Andrebbe ricucita la ferita degli ospedali chiusi nell’entroterra, alcune strutture vanno riaperte. Così come credo che vada rivista l’organizzazione, penso a cinque aree vaste, una per provincia, ma tutte con personalità giuridica. Avvicinare i servizi alle persone per evitare l’emigrazione sanitaria».

Si scappa da alcuni territori, non solo in cerca di servizi sanitari: «Obiettivo lavoro e riduzione della disoccupazione giovanile. Certo, nessuno di noi ha la bacchetta magica, ma la Lega ha dimostrato di avere visione e capacità di governo. Non è un caso se gli indici di gradimento dicono che i tre governatori più amati dai cittadini sono tutti e tre della Lega, Fedriga, Zaia e Tesei. Vogliamo persone capaci e pronte a battersi con il governo per chiedere quello che è giusto per lo sviluppo dei territori. Vogliamo persone capaci che scelgano i migliori dirigenti e manager. Non ci interessa il colore politico, ci interessa che siano i migliori. Poi, come avvenuto in Umbria, possono scegliere persone di orientamento politico diverso dal nostro. A noi interessano solo capacità e competenza».

Quanto alla squadra, di lotta (elettorale) e di governo, è pronta? «Richieste preparazione professionale e politica, ci saranno imprenditori e professionisti in grado di rispondere alle richieste per il Consiglio e per la giunta, faremo la scelta migliore per i cittadini. Noi non abbiamo correnti, si fa quello che è giusto. Non abbiamo la corrente del sindaco di Pesaro e quella della Morani come nel Pd, la Lega si serve non ci si serve della Lega».

 


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