di Renato Pierantozzi
Subito il potenziamento degli ospedali di Ascoli e San Benedetto e poi la presenza, soprattutto “fisica”, nel Piceno di presidente e assessori regionali per seguire da vicino la ricostruzione post sisma. Sono queste le priorità di Piero Celani, vice presidente uscente dell’Assemblea Legislativa delle Marche e ricandidato nel collegio del Piceno per la lista di Forza Italia. Ingegnere, insegnante in pensione, sposato, 68 anni, già sindaco (1999-2009) di Ascoli, presidente della Provincia (2009-2014) e consigliere regionale (2015-2020). Celani ha vissuto gli ultimi 20 anni ai vertici delle istituzioni locali sempre sotto la bandiera di Forza Italia a cui ha aderito sin dal 1994.
Celani, quali sono i suoi irrinunciabili valori etici e politici di riferimento?
«Sono nato politicamente con la Democrazia Cristiana e ci sono rimasto fino allo scioglimento riconoscendomi nei suoi valori e principi. Poi ho aderito a Forza Italia a cui sono rimasto sempre fedele nonostante le tante offerte ricevute negli anni da altre formazioni. Sto bene in Forza Italia sia quando era al 30%, al 20% o al 10%. Certo se diventasse un partito totalitario me ne andrei, ma non è questo il caso. Sono stato sempre presente in Regione, ad eccezione di due volte in cui avevo avuto dei funerali di persone care. Tra le cose che porto nel cuore di questa esperienza c’è la legge sull’uso della lingua dei segni (Lis) per le comunicazioni ufficiali. Ci tenevo perché da bambino vivevo vicino ad un sarto sordomuto che aiutavo nella comunicazione con i clienti».
I principali impegni programmatici per il Piceno sui quali intende concentrare la sua attività in Regione? Ha già in mente una proposta di legge specifica per migliorare la qualità della vita nella provincia di Ascoli?
«Quattro priorità. In primis sanità, con il potenziamento della medicina territoriale che si è dimostrata fondamentale nel caso dell’emergenza Covid abbandonando definitivamente l’idea dell’ospedale unico. Spenderei poi le risorse destinate alla nuova struttura per il Mazzoni e il Madonna del Soccorso. Un’altra priorità è la definizione di una politica industriale regionale per rilanciare lo sviluppo e il lavoro. Altrimenti rischiamo veramente di perdere 100mila residenti a livello marchigiano soprattutto nelle aree interne. Penso all’attrazione di nuovi investitori e al rilancio del ruolo di enti come il Consind che non devono pensare alle fogne o al gas. Poi sul fronte infrastrutturale è ora fare una ricognizione approfondita di tutte le priorità che servono al territorio per presentarle al governo e all’Anas. Infine mi impegnerò per far sì che il prossimo presidente della Regione e l’assessore competente siano fisicamente presenti nel Piceno in determinati giorni a settimana (1 il presidente e 2/3 il delegato) per seguire da vicino la ricostruzione post sisma con un ufficio da individuare ad Arquata o a Comunanza ad esempio in modo da controllare e verificare lo stato dei cantieri, delle pratiche, di quello che va e non va».
Il bene e il male della giunta di centrosinistra uscente in relazione soprattutto al Piceno?
«La cosa positiva nel finale di legislatura è stata la gestione del Covid con il presidente Ceriscioli che si è dimostrato molto rigido sulle chiusure sin dall’inizio della pandemia quando anche il governo era più morbido. La cosa negativa secondo me è stata la gestione della partita legata alle infrastrutture. Sulla Salaria, ad esempio, non ci si è accorti che l’Anas da due anni e mezzo non stava facendo niente per la progettazione del nuovo tratto fino ad Acquasanta. Niente anche sul fronte del collegamento con l’A24 con Teramo. Mi ricordo che da sindaco, il giorno di Sant’Emidio del 2003, andai a Roma a parlare con Toto (l’allora gestore del tratto autostradale, ndr) per verificare la possibilità di una bretella. Per non parlare della Mezzina che poteva rappresentare un’alternativa al caos dell’A14, ma che è rimasta incompiuta».
In questa tornata elettorale ci sono stati vari cambi di casacca. Come giudica in generale chi passa da una squadra all’altra? Evoluzione o opportunismo?
«Io sono stato sempre coerente. Il resto non mi appartiene. Non cerco posti al sole o per sbarcare il lunario. Continuo a lavorare e fare campagna elettorale, questa volta incontrando piccoli gruppi di persone in tutto il territorio. Chi cambia casacca magari cerca posti al sole o la sicurezza di qualche incarico. In questi anni mi hanno cercato in tanti, ma sono rimasto sempre dentro Forza Italia».
Ritiene che la provincia di Ascoli sia ancora penalizzata rispetto ad altri territori delle Marche? Cosa promette in particolare al suo territorio?
«A livello infrastrutturale e di sviluppo economico è ora di invertire la rotta dopo anni di promesse. Bisogna mettersi subito al lavoro per definire una politica industriale in grado di cercare nuovi investitori e fare una scala delle priorità per le infrastrutture. Altrimenti non si deciderà mai niente, come nel caso della bretella di San Benedetto».
Qual è la sua ricetta per la sanità picena e marchigiana?
«Basta pensare agli ospedali unici. Anche a Fermo era stato promesso, ma dopo cinque anni non sono stati nemmeno messi i pali per le fondazioni. Bisogna potenziare i servizi territoriali che possono evitare, come nel caso del Covid, anche i ricoveri nelle strutture evitando quindi la possibilità di diffondere il virus. Bisogna investire sulle strutture esistenti e poi pensare magari anche all’azienda sanitaria Marche Sud».
Il centrodestra ascolano schiera una platea di big (oltre a Celani ci sono in lista Castelli, Silvestri e Antonini solo per fare qualche nome, ndr). Sarà la resa dei conti finale?
«Il centrodestra ascolano può dare un grande contributo alla vittoria di Francesco Acquaroli. Magari qualcuno ha avuto la smania di candidarsi nonostante le possibilità di riuscite siano ardue (il riferimento è alle liste civiche?, ndr). Altri invece preferiscono appellarsi al voto utile, ma se lo fanno sono forse preoccupati per la loro riuscita altrimenti non capisco tutta questa preoccupazione. Forse era meglio concentrare gli sforzi su 2/3 candidati eleggibili».
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«Se il centrodestra riuscirà a prendere il 43% scatterà il 19esimo consigliere e quindi potrebbe finire anche 3-1 per noi».
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