di Luca Capponi
Terremoto, 4 anni dopo. Magnitudo 6.0. Sembra una vita, eppure il tempo pare essersi fermato. Pescara del Tronto, frazione di Arquata, sparì la sera del 24 agosto 2016. E da allora non è più tornata.
Pescara quale simbolo dei luoghi più devastati dalla sequenza sismica che continuò imperterrita fino al gennaio 2017, con l’apice del 30 ottobre a dare il colpo di grazia con la sua magnitudo di 6.5.
Oggi, che di ricostruzione si parla continuamente, e spesso solo quello, c’è anche il Covid di mezzo. Un problema in più, l’ennesimo, per un centro Italia che comunque non smette di lottare. Ma che soffre. E non ne può più.
C’è da compendere, dunque, se i toni nell’annunciare la commemorazione delle vittime (ad Arquata furono 52), che quest’anno si terrà nel pomeriggio, il 23 agosto alle 18 con una messa del vescovo Giovanni D’Ercole al parco di Pescara ed il 24 alle 18,30 nella zona Sae con la funzione celebrata dal parroco di Arquata don Nazzareno Gaspari, sono colmi di rabbia e delusione.
«Teniamo a precisare che la commemorazione, che si svolgerà nel rispetto delle norme anti virus, è volta al ricordo ed al raccoglimento in memoria di tutte le vittime del terremoto e non è in alcun modo sede di “passerelle” politiche finalizzate a campagna elettorale soprattutto dopo 4 anni di completa dimenticanza ed abbandono» scrivono sui social i ragazzi dell’associazione “Pescara del Tronto 24/8/2016”, che cura l’evento insieme alla Diocesi ed al Comune.
D’altronde qui ne hanno viste di tutti i colori, non solo politici, tra governi e commissari che si sono alternati a ritmi quasi da record e, soprattutto, ne hanno viste di promesse (tante) rimaste al palo. La magnitudo di queste ultime, forse, è quella più alta di tutte.
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