di Luca Patrassi
(foto Falcioni)
Giornata maceratese per Maurizio Mangialardi, candidato governatore della Regione Marche per il centrosinistra. L’appuntamento è nella redazione di Cronache Maceratesi.
Originario di Senigallia, 55 anni, un lungo impegno in politica. Viene da una famiglia di sinistra e quel tracciato ha sempre mantenuto, con coerenza.
Nelle sue note biografiche allegate alle varie pagine social cita anche don Milani. Che significa, è a sinistra con un occhio anche ad altre esperienze, ad altre sensibilità?
«Nessun voler essere diverso da quello che sono, la mia formazione è quella, tra i miei riferimenti quanto all’impegno sociale ci sono don Milani e La Pira. Quanto alla mia formazione c’è tanta famiglia, a dieci anni leggevo l’Unità che arrivava in casa portata da mio padre, me la faceva studiare tutta. Scherzo, ma l’origine è quella».
Gli inizi politici?
«Nel 1994, il partito allora era il Pds, Partito dei democratici di Sinistra, tanto impegno, al secondo mandato volevo smettere, ma mi convinsero a ricandidarmi e fui il primo degli eletti. Poi l’elezione a sindaco dopo una brevissima pausa di governo di centrodestra».
E’ la prima elezione che si svolge in estate, cosa teme di più, la difficoltà di contattare le persone che sono in vacanza?
«Non temo questo, mi preoccupa. Mi dispiace non poter contattare le persone come vorrei per far passare il progetto per il tramite di un contatto diretto».
Urne aperte a settembre, teme un ulteriore calo dei votanti?
«La questione si pone, si vota a settembre, ma è pur sempre estate e resta l’incognita legata al Covid».
Lei viene dall’Anconetano, da un territorio che ha una visione materna della Regione come istituzione mentre nelle Marche del Sud il centrodestra dipinge la Regione come matrigna sostenendo che risorse ed attenzioni vanno al Nord a scapito del Sud delle Marche lasciate indietro. E’ d’accordo?
«Assolutamente no, posso dimostrarlo in qualunque ambito. Al netto del tema sisma non ci sono due Marche, a velocità diverse. Dove questo si è verificato, è accaduto per precise scelte dei territori locali. Un esempio, per capirsi: la A14 è a tre corsie fino a dove gli Enti locali l’hanno voluta sostenendo il progetto delle Autostrade. Oggi trovo paradossale che la terza corsia sia indicata come indispensabile da quei politici del centrodestra (gli ex sindaci di Porto San Giorgio e di Fermo, rispettivamente Brignocchi e Di Ruscio) che allora si opposero senza trattare nemmeno un arretramento o opere compensative come feci io con Senigallia ottenendo opere importanti».
Ha detto lei che il sisma ha registrato ritardi e problemi, però la Regione è riuscita a finanziare opere a Gradara con i fondi del terremoto.
«Era un investimento sul fronte della promozione delle Marche, si trattava in quel momento di salvare le Marche. Non potevamo certo fare promozioni turistiche invitando i vacanzieri nel cratere del sisma: sarebbero scappati tutti e avremmo fatto un danno a lungo termine a tutta la regione. Comunque si sta parlando di centomila euro sul capitolo della promozione turistica a fronte del miliardo in campo per la ricostruzione».
Il miliardo sarà pure stato messo in bilancio allora, ma in questi quattro anni non si è visto nulla. Certo il nuovo commissario Giovanni Legnini si è mosso ed anche bene, resta che quattro anni sono passati invano.
«Su questo tema non può parlare nessuno, anche quei sindaci che all’epoca si stracciavano le vesti e poi una volta eletti in Parlamento sono stati protagonisti del nulla di fatto. Il 25 agosto di quattro anni fa ero in quei territori. Oggi posso dire che i primi due commissari hanno agito con professionalità ed efficacia iniziando dai contributi per l’autonoma sistemazione, i problemi li ha creati il governo gialloverde con la nomina di un commissario (Farabollini, ndr) che è un grande geologo ma si è dimostrato incapace di gestire la ricostruzione. Tanto è vero che le cose hanno iniziato a funzionare quando Legnini ha cancellato quattro/cinque ordinanze del predecessore e ne ha firmate alcune, quelle da 97 a 100 in particolare, che stanno dando i frutti positivi che si sono già visti».
Avete avuto qualche problema in sede di formazione delle liste, in particolare nel Pd, in particolare a Macerata iniziando dal sindaco di Montecassiano Catena.
«Non ci sono state divisioni, niente di che. Ci sono in ogni partiti delle esigenze e degli equilibri territoriali da rispettare. Il sindaco Catena ci teneva tantissimo e questo gli fa onore, ma nessuna spaccatura al punto che lo stesso sindaco ora collabora al programma del centrosinistra».
Mancano 24 giorni al voto, il centrosinistra punta su una parola guida (tipo “no alle destre”) o su una idea guida?
«A me delle destre interessa veramente poco: penso alle imprese, alle associazioni, ai giovani, alle comunità, come l’Anffas che ho appena visitato, penso a idee forti e coerenti. Certo, alla fine le destre sono le destre e le sinistre sono le sinistre».
La disturba il mancato accordo con i Cinque Stelle?
«Abbiamo una grande alleanza di centrosinistra, forse la più vasta in Italia. Io non sono il candidato del Pd, ma di una coalizione che vede insieme tante forze, da Art 1 ai veri Cinque Stelle, e penso a Maggi, Pergolesi e Bisonni. Poi ci sono quelli che decidono di mettersi all’angolo, un problema loro».
Che percezione ha rispetto al voto, positiva?
«Assolutamente sì. A febbraio eravamo sotto di 22 punti, ora i sondaggi che sbircio dicono che io sono avanti rispetto ad Acquaroli e che pure le liste stanno arrivando sulla stessa posizione. Se ci fosse una visione laica dei programmi, non ci sarebbe partita. Io parlo della soluzione dei problemi».
Quale sarebbe la soluzione?
«Le Marche 2020/2025 avranno dieci miliardi di fondi europei, una somma mai vista. L’Europa dei popoli ha dimostrato di essere tale, 300 miliardi per l’Italia. Il giorno dopo il voto sono andato a Roma dal ministro Gualtieri (che domani sera sarà a Osimo, ndr) a chiedere i fondi per le Marche. Risorse, non chiacchiere. Poi ci sono le destre e l’estrema sinistra, ci sono i sovranisti, populisti ed antieuropei. Ecco i fondi europei per le Marche sono un tema che gli altri non possono toccare. Io vado a Roma per le risorse: altri, come il parlamentare Acquaroli di Fratelli d’Italia, votano contro. Io posso parlare seriamente di finanziamenti per opere come la A14, la Fano Grosseto, la Pedemontana e la Salaria, gli altri fanno chiacchiere».
L’affondo finale è riservato al candidato governatore del centrodestra Francesco Acquaroli: «Quando vengono nelle Marche i leader del centrosinistra per iniziative elettorali, io ci sono e illustro le mie idee. Quando vengono quelli del centrodestra, Acquaroli non parla, parlano i suoi candidati. Io, una cosa così, non la permetterei mai».
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