di Renato Pierantozzi
Dieci anni (2002-2012) da sindaco della “sua” Ripatransone poi altri quattro in Provincia (2014-2018) da presidente alle prese ogni giorno con i conti per evitare il dissesto economico di fronte ad oltre 34 milioni di buco ereditato dalle precedenti gestioni. Paolo D’Erasmo, 48 anni, geometra, sposato, due figlie, ora cerca il “pass” per la Regione nel collegio ascolano sotto le insegne del Pd. «Sto girando tanto e sento per la nostra lista un consenso superiore a quello nazionale, anche per le preferenze», dice preparandosi al rush finale della campagna elettorale.
D’Erasmo, quali sono i suoi irrinunciabili valori etici e politici di riferimento?
«Sono stato sempre nell’area progressista di centro sinistra, ritenendo importante la difesa delle fragilità, dei lavoratori e lo sviluppo del tessuto produttivo del territorio fatto da tante piccole imprese e artigiani».
I principali impegni programmatici per il Piceno sui quali intende concentrare la sua attività in Regione? Ha già in mente una proposta di legge specifica per migliorare la qualità della vita nella Provincia di Ascoli?
«La priorità deve andare ai giovani e al loro inserimento nel mondo del lavoro. E’ questa la prima cosa che farò in caso di elezione. Per questo dobbiamo dare vita a progettualità in grado di dare risposte immediate, a partire dall’utilizzo dei fondi europei che arriveranno perché noi siamo da sempre a favore dell’Europa come simbolo di pace, stabilità e libertà. Insieme ai fondi però non dimentichiamo la necessità di riforme strutturali della macchina della pubblica amministrazione. Mi rendo conto che non è soltanto un compito che spetta alla Regione, ma in questa fase, per attrarre nuovi investitori anche a livello locale, servono ancora di più certezze sui tempi della giustizia e sulla semplificazione. “Sogno” una pubblica amministrazione che telefoni a casa dei cittadini e delle imprese per risolvere i problemi e non persone in coda agli sportelli».
Il bene e il male della Giunta di centrosinistra uscente in relazione soprattutto al Piceno
«Il presidente Ceriscioli e la vice Anna Casini hanno operato molto bene con un impegno straordinario verso il Piceno come testimoniato anche nel caso delle difficoltà economiche vissute dalla Provincia. Non dimentichiamoci che hanno dovuto “guidare” la “macchina” della Regione affrontando le due più grandi emergenze dal dopoguerra ad oggi come il terremoto e il Covid-19. Sulla ricostruzione ci sono accuse di ritardi, ma il treno è ormai partito con centinaia di cantieri privati e pubblici già attivi tra edifici e strade. Non dimentichiamoci che due terzi del cratere ricade nelle Marche. E’ vero che bisogna ancora semplificare e su questo punto bisogna avere coraggio di agire senza aver paura di infiltrazioni visto che i valori cardini dei marchigiani sono quelli della legalità e della giustizia».
In questa tornata elettorale ci sono stati vari cambi di casacca. Come giudica in generale chi passa da una squadra all’altra? Evoluzione o opportunismo?
«La cosa peggiore a livello politico è l’opportunismo, cioè quando al centro non finiscono i valori e il servizio per la comunità, ma se stessi. Sono brutte pagine che fanno aumentare la distanza con i cittadini. Il mio e quello del partito è invece un percorso fatto di valori che partono da lontano».
Qual è la sua ricetta per la sanità picena e marchigiana?
«Sono convinto che le attuali leggi nazionali (piuttosto stringenti, ndr) saranno cambiate con l’arrivo dei fondi per contrastare la pandemia. Perché allora non dobbiamo credere ad un nuovo ospedale per aumentare le prestazioni e la qualità dei servizi? E’ una sfida del territorio, per evitare che i medici più bravi vadano via o diventare una succursale di Fermo o Teramo dove, nel primo caso, si stanno già mettendo i primi pali del nuovo nosocomio. Di pari passo andranno potenziate le strutture di Ascoli e San Benedetto. Su questo Mangialardi è stato chiaro, insieme all’implementazione della sanità territoriale, all’infermiere di comunità. Mi fa piacere che una parte della destra inizi a parlare dell’ospedale nuovo visto che noi lo proponiamo già da 15 anni. Dividersi è l’errore più grande, senza impuntarsi sulla localizzazione».
Come è stata gestita dal presidente uscente Luca Ceriscioli l’emergenza sanitaria per il Covid 19 nelle Marche?
«La sanità marchigiana ha dato un’ottima risposta di fronte all’emergenza Covid e non mi piacciono le accuse che vengono rivolte agli operatori. Temo che qualcuno le faccia ad hoc con intenti e messaggi precisi. E’ vero poi che dove ci siano cose da fare, come nel caso dei primari da nominare, si debba agire con la massima priorità».
Da presidente della Provincia ha dovuto gestire un pauroso deficit finanziario. Che cosa gli ha insegnato quell’esperienza? Rifarebbe tutte le scelte?
«Ho impiegato il 90% del mio mandato da presidente a spegnere l’ “incendio” del dissesto finanziario oltreché a gestire l’emergenza legata al terremoto. Da volontario, senza i compensi di chi mi ha preceduto. Nonostante questo siamo riusciti anche fare gli esami di vulnerabilità sismica delle scuole provinciali e far partire i primi cantieri per la sicurezza degli undicimila studenti che ho messo al primo posto senza nascondere la testa sotto la sabbia. Cose che i miei predecessori, Celani, Piunti, Antonini e Assenti, non avevano fatto nonostante l’obbligo fosse scaduto nel 2013. Penso poi ai lavori e al piano da 300 milioni per il ripristino delle strade provinciali danneggiate dal sisma».
Con quanti punti di vantaggio vincerà la sua coalizione? Per il candidato presidente del centrodestra Francesco Acquaroli può essere un handicap la partecipazione alla famosa cena fascista di Acquasanta ? Faccia un pronostico per la suddivisione dei 4 posti a disposizione nel Piceno
«Penso che la cena di Acquasanta sia uno spartiacque ancora più netto tra la destra di Acquaroli e i valori del centrosinistra di Mangialardi che si poggiano sulla Resistenza, la democrazia, la Costituzione e l’Europa. La cena nostalgica evidenzia ancora di più le differenze tra un candidato che conosce il territorio ed uno che è invisibile di fronte ai partiti nazionali che stanno trasformando il voto per le Marche in un voto politico. Sull’esito finale posso dire che la lista del Pd secondo me sarà in grado di confermare i due eletti ad Ancona».
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