Usa il termine “pungidito” il dottor Italo Paolini, medico di famiglia di Arquata ed esponente nazionale della categoria, quando parla del test sierologico rapido.
Il dottor Paolini lo ritiene «scientificamente debole e di scarsa utilità pratica» come sistema di prevenzione contro la diffusione del Coronavirus.
Ed un impegno che esula dalle competenze dei medici di medicina generale.
In particolare il professionista si riferisce alla possibilità data al personale scolastico di verificare, prima del rientro di bambini e ragazzi in aula, la presenza di anticorpi contro il Sars Cov 2.
I test, su base volontaria e gratuiti, possono essere effettuati tramite il medico di famiglia – ma nel Piceno su 150 hanno aderito in 20, di cui 2 nel Distretto di Ascoli e 18 in quello di San Benedetto (leggi qui) – o nei punti prelievo dedicati fino al 5 settembre all’ex Gil per Ascoli e al Palazzetto dello Sport per San Benedetto (leggi qui).
Italo Paolini è tra i medici che ha scelto di non effettuare test sierologici a docenti e non docenti.
E spiega il perchè.
«La medicina generale dovrebbe essere aiutata e messa nelle condizioni di gestire le patologie croniche, le situazioni acute evitando ricorsi inappropriati al pronto soccorso, la domiciliarità nei non autosufficienti, alleggerita nella componente burocratica e dotata di supporto infermieristico.
Invece si aggiungono, in maniera spot e inappropriata, iniziative di questo tipo che riducono ulteriormente il tempo di contatto con i pazienti».
«Questa iniziativa – aggiunge entrando nel merito – è scientificamente debole ed è inutile ai fini della salute e della prevenzione dell’infezione da Covid19.
Come medico ritengo non utile aderire ad una iniziativa del genere, con labile fondamenti scientifico e scarsa utilità pratica».
Ecco inoltre cosa sottolinea relativamente al test.
«I test, che indicano unicamente la presenza o l’assenza di anticorpi contro il nuovo Coronavirus, fotografano la situazione solo dei giorni in cui viene effettuato (dal 24 agosto al 5 settembre per il personale scolastico). Situazione che risulta largamente incompleta dal momento che l’adesione è volontaria e limitata al personale scolastico.
Dopo pochi giorni tutto ridiventa incerto, esattamente come prima dei test.
Per contrastare la diffusione del virus e garantire una certa sicurezza, i test dovrebbero essere ripetuti spesso, su tutti quelli che frequentano la scuola e per tutto l’anno scolastico.
Cosa improponibile, peraltro».
Due esempi, secondo il medico, potranno chiarire meglio il concetto.
«Il protocollo adottato dalle squadre di calcio, per la ripresa degli allenamenti e del Campionato (che in Italia sono cose serissime), prevede tamponi a tutti ogni 4 giorni, test sierologici ogni 14 giorni.
Il protocollo adottato in caso di ricovero ospedaliero recita che al cittadino si pratica un tampone pre ricovero per escludere la presenza del nuovo Coronavirus. Se dal test al ricovero passa più di una settimana il tampone deve essere ripetuto.
Significa che un test negativo ha un valore transitorio, valido per pochi giorni perchè la persona potrebbe infettarsi in ogni momento.
In conclusione, pensare di contrastare il nuovo Coronavirus, in ambito scolastico, con un unico test rapido, neanche obbligatorio, e neanche esteso a tutti quelli che frequentano la scuola, non ha senso».
m.n.g.
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