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Semplificazione e infrastrutture,
la ricetta della Lega
per uscire dalla crisi del lavoro

ASCOLI - Sala gremita, pur nel rispetto delle norme anti-contagio, per “Ricominciamo dal lavoro”, il convegno organizzato dal comitato locale del Carroccio in collaborazione con l’Ugl. Lavoro ed elezioni regionali grandi protagonisti del dibattito, con i quattro candidati consiglieri alla Regione, e non solo, che non risparmiano critiche al centrosinistra marchigiano
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di Federico Ameli

Con l’emergenza sanitaria che, dopo qualche settimana di apparente latitanza dal Piceno, è tornata a proiettare la sua ombra anche sul nostro territorio e con una campagna elettorale ormai entrata nel vivo in vista delle prossime elezioni regionali del 20 e 21 settembre, il tema sempre caldo del lavoro non poteva non tornare al centro del dibattito politico.

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Per l’occasione, a cercare di far luce su una storica problematica della provincia di Ascoli ci ha pensato la Lega, con una tavola rotonda dedicata alle problematiche occupazionali che da decenni aleggiano minacciose sul bacino del Tronto, organizzata al Polo Sant’Agostino in collaborazione con il sindacato Ugl.

Onori di casa affidati al giornalista ascolano Valerio Rosa, che ha subito ceduto la parola al primo relatore dell’incontro, il commissario provinciale della Lega, Enrico Fioroni. Breve e molto diretto il suo intervento.

«Ringrazio l’onorevole Riccardo Augusto Marchetti – commissario regionale della Lega per le Marche, protagonista negli ultimi giorni di una polemica a distanza con il candidato governatore del centrosinistra Maurizio Mangialardi (leggi l’articolo), ndr – per la nomina. Dopo aver stravinto le elezioni in Umbria, sono convinto che faremo altrettanto nelle Marche».

Tocca a Giuseppe Marucci, rappresentante dell’Ugl di Ascoli, entrare per primo nel vivo dell’argomento. «La provincia di Ascoli esige un cambiamento a livello regionale. Veniamo da un’importante crisi economica in cui purtroppo ci siamo impantanati e il virus non ha fatto altro che peggiorare la situazione. Se non troviamo la spinta giusta rischiamo di far esplodere una vera e propria bomba sociale.

Le Marche hanno bisogno di un cambio di passo. Il sindacato farà la sua parte, ma servono infrastrutture e investimenti. Bisogna offrire la possibilità di lavorare alle famiglie in difficoltà, con l’obiettivo chiaro di cambiare una volta per tutte le cose a livello regionale».

Alle parole di Marucci fanno poi eco quelle del collega Roberto Maravalli. «Quello che stiamo vivendo è un momento critico per il mondo del lavoro. Il PIL è calato drasticamente e il Governo è stato in grado di bloccare i licenziamenti grazie alla cassa integrazione straordinaria, che è un po’ come somministrare morfina a un ammalato. Il 20 e 21 settembre sono un’occasione per dare un segnale forte a tutta la regione e mandare finalmente a casa il centrosinistra».

Daniel Matricardi

Passando dalle voci del sindacato a quella delle istituzioni, è stato Daniel Matricardi, sindaco di Montalto, a soffermarsi sulle misure necessarie da adottare per cercare di combattere la crisi delle ultime e delle prossime settimane.

«Da primo cittadino devo esprimere la mia grande preoccupazione per i mesi a venire, quando una volta finita l’ondata degli ammortizzatori sociali ci troveremo ad affrontare una situazione molto difficile. È necessario applicare una defiscalizzazione del posto di lavoro: servono sgravi fiscali e una profonda opera di semplificazione per snellire alcune procedure.

A questo proposito, negli ultimi tempi si è parlato molto di caporalato, anche nel nostro territorio: così facendo si demonizzano i nostri imprenditori, che rischiano di essere messi in cattiva luce pur agendo in buona fede. È anche per questo che sostengo la necessità di procedure straordinarie per ambiti con dinamiche particolari, come il turismo e il settore dell’agricoltura.

Infine, sarà necessario colmare al più presto la mancanza di maestranze locali di cui le Marche soffrono, lavorando molto sul piano culturale anche nel mondo dell’occupazione».

Il microfono passa poi ad Alfio Salvatore D’Urso, rappresentante della Lega Giovani. «Lavorare significa ottenere, intraprendere. Noi giovani abbiamo bisogno di ripartire da questo tema perché dobbiamo intraprendere la nostra strada, mettendo in campo le qualità che abbiamo e facendo sì che sussistano le condizioni per quel ricambio generazionale che ci permetta finalmente di entrare nel mondo del lavoro».

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Alfio Salvatore D’Urso

Tornando ai sindacati, Jennifer Mosetti mette in evidenza le tante problematiche a cui le donne vanno incontro all’interno dell’universo lavorativo. «Al giorno d’oggi – spiega la Mosetti – non è facile conciliare il nostro ruolo di lavoratrici con le esigenze familiari. Troppo spesso le istituzioni guardano alle donne esclusivamente come forza lavoro o come madri, mancano leggi strutturali che possano far convivere questi due aspetti».

L’incontro ha anche offerto ai candidati consiglieri regionali del Carroccio per il collegio ascolano l’opportunità di presentarsi al proprio elettorale, esponendo il proprio punto di vista su una tematica storicamente molto sentita in città e in tutta la provincia.

In rigoroso ordine alfabetico, è l’assessore comunale al Turismo e all’Istruzione Monica Acciarri a dire per prima la sua, dimostrando di essere sulla stessa lunghezza d’onda della Mosetti. «Il mondo del lavoro è in costante evoluzione. Si parla spesso dell’avvento della robotica, che contribuirebbe a danneggiare ulteriormente il ruolo dei lavoratori, ma credo che la bravura dell’uomo stia nel riuscire a coniugare il mondo che cambia alla nostra professionalità, senza che le nuove tecnologie riescano a svilirle.

Per le donne la situazione è ancora più complessa. Nella nostra società, noi donne svolgiamo tante mansione, e non solo in fabbrica o in ufficio: rappresentiamo la famiglia e più in generale le attività sociali. Non condivido l’assistenzialismo dei 5 Stelle, ma credo che serva un supporto sociale per rendere le donne libere di lavorare e di coltivare al tempo stesso le proprie passioni. Ce la metteremo tutta per cambiare la nostra regione, ripartendo anche dagli ottimi risultati di Quota 100».

Monica Acciarri

Il secondo candidato a prendere la parola è Andrea Maria Antonini, che si sofferma sul recente e delicato passato del Piceno. «Siamo reduci da un periodo difficilissimo, a partire dalla crisi del 2008 – che il nostro territorio ha subito in modo particolare in relazione alla tipologia spiccatamente industriale del tessuto economico del territorio – passando per le ferite del terremoto, mai realmente sanate per colpa della Regione, del Governo, dei commissari e del vicecommissario, che altro non è che il Presidente regionale, fino ad arrivare al Coronavirus.

Dovremo cambiare la mentalità e l’approccio, insieme possiamo fare qualcosa per dare finalmente attenzione alla provincia più trascurata e tartassata. È un dato di fatto, è ora di spazzare via il centralismo pesarese-anconetano a trazione Pd e, in passato, comunista».

Secondo il candidato della Lega, una delle prime problematiche da risolvere è quella legata alla viabilità. «La nostra provincia è poco appetibile perché poco accessibile, è necessario potenziare le infrastrutture: non è possibile che per raggiungere Roma si scelga di percorrere, anziché la Salaria, 60 chilometri in più di autostrada. Per quanto riguarda invece l’aeroporto regionale, servono due treni e un pullman per raggiungere quello di Falconara, finanziato dalle tasche di tutti i marchigiani.

Andrea Maria Antonini

Anche la crisi della Whirlpool di Comunanza è un problema da affrontare riaprendo quanto prima un tavolo di lavoro. Servono interventi veloci ed efficaci, come nel caso del terremoto: la nostra proposta è quella di istituire una zona economica speciale con i soldi dell’Unione Europea e il contributo della Regione e dello Stato, ma bisogna agire in fretta, altrimenti il Piceno, proprio come una bella cartolina, resterà un semplice ricordo».

Secondo la candidata Nadia Lucadei, «la terra ascolana è stata letteralmente depauperata. Il lavoro è una colonna sociale in grado di portare dignità, libertà e autonomia, ma viviamo in uno stato di crisi permanente ulteriormente aggravato dal Covid. È necessario creare una sinergia tra la politica e i sindacati per ricominciare a vivere senza più limitarsi a sopravvivere.

Il welfare sussidiario e il terzo settore saranno parti integranti di questo processo, che necessariamente dovrà partire dall’analisi di contesto. Bisogna spostare l’attenzione dai punti di debolezza a quelli di forza, focalizzandoci non solo sui problemi, ma soprattutto sulle nostre risorse. Il popolo marchigiano è talentuoso e virtuoso, si ripartirà dalle capacità e dalle competenze. Non bisogna però dimenticare il tema scuole: quanti edifici scolastici sono a norma e quanti invece inagibili?».

A chiudere il quartetto dei candidati leghisti è Raffaele Tassotti, ex sindaco di Montalto. «Il lavoro è un tema che mi emoziona sempre: negli anni ’60, la mia stessa famiglia è stata costretta a emigrare e a cercare fortuna altrove. La sinistra ha sempre applicato dei palliativi, limitandosi a dare dei contentini senza lasciare tracce importanti.

Raffaele Tassotti

Le assunzioni e i tirocini previsti entro ottobre dal centro dell’impiego sono insufficienti: è un po’ come il pronto soccorso, chi ci va ha bisogno di cure e vive una condizione di disagio. Bisogna mettere da parte provvedimenti del genere e proporre modelli di speranza che possano arricchire il territorio. Investire sui giovani ed evitare che debbano guardare altrove per trovare lavoro è sempre la cosa giusta da fare.

Anche la ricostruzione rappresenta un’importante opportunità per il nostro territorio, ma è necessario non tagliare, bensì addirittura decespugliare la burocrazia dai passaggi che creano solo ostacoli e che in occasione del terremoto del 1997 non c’erano. Serve una voce autorevole del Piceno, che possa finalmente farci sentire cittadini di questa regione».

Messi in archivio gli interventi dei candidati a Palazzo Raffaello, a prendere la parola è stato il “padrone di casa”, il sindaco di Ascoli Marco Fioravanti, che ha colto l’occasione per togliersi qualche sassolino dalla scarpa in tema di occupazione e politiche portate avanti dal Partito Democratico.

«In occasione delle ultime elezioni regionali abbiamo assistito a tante passerelle e a tante storie, ma in cinque anni non abbiamo visto delle concrete opportunità di lavoro. Abbiamo lavorato alla zona economica speciale e ad altri progetti del genere, ma abbiamo sempre avuto l’opposizione di un Governo che ha preferito spendere soldi per concedere redditi di cittadinanza a spacciatori e camorristi e incentivare l’acquisto di monopattini cinesi, questa è la vergogna dell’Italia.

I dati testimoniano in maniera evidente il fallimento del Pd, bisogna ripartire da donne e uomini che abbiano una visione legata a infrastrutture e lavoro. A proposito di ricostruzione, abbiamo bisogno di procedure semplici ed efficaci per poter andare avanti e lasciarci il peggio alle spalle».

Il primo cittadino ascolano ne ha anche per il locale comitato delle scuole, accusato di far sentire la sua voce solo sulle pagine dei giornali e di essere poi invisibile e inefficace nella realtà dei fatti.

Marco Fioravanti

«Stanco delle loro polemiche e delle false accuse sulle vulnerabilità degli edifici scolastici, li ho invitati nel mio ufficio per discutere della situazione. Hanno manifestato la volontà di donare alla città dieci banchi antisismici del valore di 250 euro, per poi dire che l’avrebbero fatto solo dietro l’acquisto di altri cento banchi. Fanno i rappresentanti delle imprese che vendono i banchi, è una vergogna».

In tema sanitario – non è una novità – la posizione di Fioravanti è piuttosto chiara. «È assolutamente necessario investire sui territori e in particolare sui presidi ospedalieri, mantenendo operativi il “Madonna del Soccorso” di San Benedetto e il “Mazzoni” di Ascoli».

Prima di passare la parola all’ospite principale della serata, anche l’onorevole Giorgia Latini esprime la sua opinione sulle problematiche che affliggono la nostra provincia.

«A differenza delle altre forze politiche, la Lega è sempre stata coerente con quanto dichiarato in campagna elettorale. Si stima che il 40% degli elettori non abbia ancora le idee chiare sul voto del 20 e 21 settembre, e francamente, dopo aver assistito allo schifo del Movimento 5 Stelle, li capisco. Il nostro è un territorio martoriato e abbandonato dalla politica, che ha scelto di non includere le Marche nel decreto di agosto, con il Piceno che rappresentano il fanalino di coda della regione.

Chi ha governato le Marche non ha mai avanzato proposte per il territorio, affidandosi al solito clientelismo. Questa è l’ultima occasione per invertire la rotta, bisogna dare una possibilità al nostro partito».

Come spesso accade in situazione del genere, l’ultimo ad esprimersi è il relatore più “blasonato” e per l’occasione caso la Lega punta tutto sull’onorevole Claudio Durigon, nato a Latina da una famiglia originaria del Veneto e che, sulla base di un passato da operaio, conosce bene le problematiche messe in evidenza da chi lo ha preceduto, dimostrando di avere grande fiducia nelle chance di vittoria finale del Carroccio. «Siamo vicini a un risultato storico per le Marche, i sondaggi sembrano molto positivi».

«Il blocco dei licenziamenti – prosegue l’onorevole leghista – ha evitato una situazione drammatica mantenendo la crisi su livelli tutto sommato accettabili, ma purtroppo la situazione è destinata a peggiorare. Arriveranno dei licenziamenti e il Governo se ne sta occupando male: l’assistenzialismo non basta, il lavoro va creato e non solo difeso. Mi appello al senso di responsabilità dei marchigiani: bisogna votare e barrare il nostro simbolo per mandare a casa chi ha governato finora».

Spostandosi sul piano nazionale, Durigon sposa la linea del Carroccio, difendendo la condotta di Salvini nei confronti dei migranti ed esprimendo il suo dissenso verso iniziative “demagogiche” come quelle al centro dell’ormai imminente referendum sul taglio dei parlamentari.

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Claudio Durigon

«Non si può mandare a processo un leader per aver fatto ciò che aveva promesso. Oltretutto, anche i vari Conte, Di Maio e Toninelli erano sulla nostra lunghezza d’onda: neanche Matteo Renzi è stato capace di cambiare idea in modo così drastico.

Parlare di taglio alle poltrone è pura demagogia, dato che alla loro tengono particolarmente: bisogna mandare a casa certi politici e non eliminare a prescindere i rappresentanti dei cittadini».

Insomma, sembra proprio che di lavoro da fare – è proprio il caso di dirlo – ce ne sia ancora molto. Ancora un paio di settimane di pazienza e sapremo se saranno Francesco Acquaroli e la Lega a portare a Palazzo Raffaello i tanti problemi del nostro territorio o se invece la coalizione di centrosinistra guidata da Maurizio Mangialardi riuscirà a riconfermarsi alla guida della Regione.



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