di Renato Pierantozzi
Commercialista e revisori dei conti con studio a San Benedetto del Tronto, 54 anni, già presidente dell’Ordine e commissario provinciale della Lega, Massimiliano Castagna torna in politica nella lista dell’Udc per le elezioni regionali del 20 e 21 settembre.
Castagna, quali sono i suoi irrinunciabili valori etici e politici di riferimento?
«I miei valori sono legati indiscutibilmente all’onesta, a tutto ciò che fa riferimento al pensiero liberale e alla dottrina della sociale della Chiesa, le pari opportunità, il rispetto del più debole e l’attenzione ai disagiati. Trattasi dei principi fatti propri dai nostri padri costituenti».
I principali impegni programmatici per il Piceno sui quali intende concentrare la sua attività in Regione? Ha già in mente una proposta di legge specifica per migliorare la qualità della vita nella Provincia di Ascoli?
«L’impegno principale sarà quello di favorire lo sviluppo delle imprese e annullare la disparità esistente tra il sud e il nord delle Marche, il cui divario è evidente a tutti. Credo che serva promuovere investimenti nell’ambito della tecnologia avanzata e delle nuove iniziative economiche. Va recuperata la competitività che le imprese hanno perso rispetto ad altre aziende italiane e straniere. Godiamo di tutto: terra, prodotti, culture. Siamo una Regione ambita che non riusciamo a vendere e promuovere in maniera completa. Riguardo alla qualità della vita, questa è dettata da molti fattori. Le proposte possono essere più di una. Ritengo che questo territorio sia stato impoverito dal punto di vista economico dalle gestioni del centrosinistra. Le proposte dovranno riguardare la sanità, il turismo, la cultura, le infrastrutture, ma bisognerà immediatamente porre le condizioni per il rilancio della competitività delle imprese. Dobbiamo creare le condizioni per favorire la loro crescita, sviluppando un sistema economico diffuso nell’ambito del nostro territorio e la cultura che esso rappresenta».
Il bene e il male della Giunta di centrosinistra uscente in relazione soprattutto al Piceno
«Di buono ho visto poco, di male abbastanza. Non posso non pensare alla gestione del terremoto o alla gestione della programmazione degli investimenti nell’ambito sanitario. Ci si è mossi in maniera pasticciata, senza una visione condivisa con i cittadini. Il tutto si è svolto per fini esclusivamente elettorali. In ambito turistico gli spot realizzati hanno goduto di visibilità, tuttavia non si è notato il salto di qualità. Dal punto di vista infrastrutturale non si è realizzato nulla nella la provincia di Ascoli Piceno. Motivi per cui fatico a trovare aspetti positivi. Ceriscioli ha gestito l’esistente, senza però effettuare interventi per migliorare lo sviluppo del territorio».
Cosa cambierebbe nella politica economica e culturale della Regione?
«Occorre eliminare anche la disparità esistente tra sud della regione e vicino Abruzzo. Inoltre, dobbiamo cercare di investire sull’internazionalizzazione delle imprese. Si dovrà aiutare l’export con la concessione di contributi alle realtà che sono votate alle esportazioni, in particolare nei Paesi dove il prodotto italiano è morto richiesto».
In questa tornata elettorale ci sono stati vari cambi di casacca. Come giudica in generale chi passa da una squadra all’altra? Evoluzione o opportunismo?
«Sono scelte personali che non giudico e non spetta a me commentare».
Ritiene che la Provincia di Ascoli sia ancora penalizzata rispetto ad altri territori delle Marche? Cosa promette in particolare al suo territorio?
«Sì, lo è stata certamente. È stata penalizzata soprattutto nell’ottica di una mancanza di comunicazioni sul fronte infrastrutturale. Le reti viarie sono obsolete, serve lo slancio e lo sviluppo di una terra penalizzata dal sisma e dalla crisi industriale. Una promessa? Non si deve promettere, si deve fare in modo di favorire la realizzazione d’infrastrutture necessarie per un nuovo sviluppo in una terra meravigliosa che il mondo intero ci invidia. La terza corsia sulla A14 va fatta e sarà un punto essenziale del programma del centrodestra, perché senza viabilità non c’è sviluppo».
Qual è la sua ricetta per la sanità picena e marchigiana?
«La sanità va migliorata, deve essere qualificata e svincolata dalla lottizzazione politica. La sanità deve essere sempre più efficiente e sarà prioritario ottenere la riduzione delle liste di attesa. In merito alle strutture ospedaliere, vanno mantenute le strutture esistenti e se sarà necessaria l’apertura di un nuovo ospedale esso dovrà essere individuato non i calcoli matematici che di fatto sono politici, ma con l’ascolto del territori e dei cittadini»
Come è stata gestita dal presidente uscente Luca Ceriscioli l’emergenza sanitaria per il Covid 19 nelle Marche?
«L’ha gestita bene, così come tutti gli altri governatori che hanno dovuto affrontare l’emergenza. Il buon risultato è stato determinato soprattutto dal sistema sanitario nazionale che è stato all’altezza dell’emergenza ed è riuscito a limitare la pandemia. I meriti quindi non vanno attribuiti a Ceriscioli ma soprattutto agli operatori che con spirito di abnegazione e professionalità sono riusciti a gestire l’emergenza su tutto il territorio nazionale».
Da esperto di “conti” quale potrebbe essere la ricetta giusta per il rilancio del territorio piceno tra incentivi, defiscalizzazioni, zone economiche speciali?
«Il problema del Piceno deve essere posto in relazione alla politica industriale nazionale. Per prima cosa va rivista la politica nazionale del costo del lavoro, va migliorata la competitività delle imprese, vanno ridotti i lacci burocratici da parte dello Stato e Regione e soprattutto vincoli finanziari posti dalle banche. Per rilanciare il Piceno la Regione potrebbe ridurre l’Irap, che grava sulle imprese. Come spiegato prima, bisogna incentivare le imprese che investono nei settori innovativi e nei settori tipici dei nostri luoghi: agricoltura, pesca, turismo e artigianato. È fondamentale defiscalizzare il costo del lavoro per una maggiore competitività delle imprese in crisi»
Con quanti punti di vantaggio vincerà la sua coalizione? Per il candidato presidente del centrodestra Francesco Acquaroli può essere un handicap la partecipazione alla famosa cena fascista di Acquasanta? Faccia un pronostico per la suddivisione dei 4 posti a disposizione nel Piceno
«Intanto sarà importante vincere. Per il centrodestra sarebbe un risultato storico vista la storia politica recente e non delle Marche. Sarà anche importante un risultato positivo del Piceno, per consentire il maggior ingresso possibile di rappresentanti locali. Saranno gli elettori ad indicare i rappresentanti migliori, magari ponendo l’attenzione più sui profili dei candidati che sui partiti di riferimento. Non mi permetto di fare pronostici, la scelta spetta ai marchigiani. Le polemiche di Acquasanta non portano alcun vantaggio al territorio e sono state create ad hoc per screditare il candidato Presidente che non ha mai manifestato né espresso nessun tipo di azione o comportamento discutibile. Detto questo, ogni riferimento al fascismo non appartiene alla mia formazione politica e culturale».
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