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Regionali, Straccia (Marche Coraggiose):
«Sanità, viabilità e ricostruzione
i cardini del nuovo centrosinistra»

MARCHE 2020 - Il candidato alle prossime elezioni regionali nella lista civica a sostegno di Mangialardi espone le sue priorità per il futuro delle Marche, facendosi promotore di una certa discontinuità con l’operato di Ceriscioli e mettendo in guardia gli elettori dalle facili promesse della squadra di Acquaroli
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di Federico Ameli

Laureato in sociologia e impiegato in una ditta privata, Gian Filippo Straccia è uno dei volti principali di Marche Coraggiose, la lista civica nata per sostenere la candidatura di Maurizio Mangialardi, leader della coalizione di centrosinistra.

straccia

Gian Filippo Straccia

Coniugato e residente a San Benedetto, Straccia ha ricoperto per più mandati il ruolo di consigliere comunale a Grottammare, vantando anche la partecipazione nel consiglio di Ascoli dal 1995 al 1999, la presenza nel CdA dell’Ambito Territoriale Ottimale 5 nel biennio 2000-2001 e, non ultima, una grande passione per il cinema, la lettura e le lunghe passeggiate quotidiane.

Straccia, quali sono i suoi irrinunciabili valori etici e politici di riferimento?

«Quelli ai quali mi sono da sempre ispirato nel mio impegno politico: la ricerca del bene comune, il miglioramento delle condizioni di vita delle classi subalterne, il rispetto dell’ambiente e dei territori».

Ha già in mente una specifica proposta di legge per migliorare la qualità della vita nella provincia di Ascoli? Che visione ha dell’Europa e del sempre delicato tema dell’immigrazione?

«Per migliorare la qualità della vita nella nostra provincia è necessario sviluppare un programma e un progetto. Con una singola legge ci troveremmo di fronte al solito adagio di tentare di svuotare il mare con un secchiello, come si suol dire.

Nelle zone terremotate nei prossimi anni la ricostruzione deve avvenire a spron battuto: occorre sburocratizzare e accelerare la ricostruzione, ma non sulla carta, bensì nei fatti, oltre a continuare a monitorare la situazione ogni sei mesi. Per la zona di Ascoli e dell’interno è necessario sanare le discariche, che tanti problemi hanno creato ai cittadini.

A quattro anni di distanza sembra che il tempo sia ancora fermo a quei drammatici giorni. Bisogna ridare a quei territori i loro abitanti, in quanto rappresentano una garanzia di attenzione e amore per quelle terre. Non è più pensabile che ci si rincorra e si rimpalli tra un commissario e l’altro nell’attesa che parta finalmente un intervento serio e teso a dare soluzioni concreto ai paesi martoriati dal sisma.

Passando dalla montagna al mare, la terza corsia della A14 non può più attendere, e in questo contesto vanno inseriti due diritti costituzionali da rispettare, ossia il lavoro e la sanità pubblica. Se non si interviene in maniera seria e programmatica e si continua con gli slogan, il Piceno continuerà ad essere la parte più sofferente della Regione.

La viabilità non deve più rappresentare un problema drammatico come negli ultimi anni, in particolare a sud di Porto Sant’Elpidio. È necessario riprendere in mano la situazione quantomeno per migliorarla, sempre con il minor impatto ambientale possibile. Vedere che la terza corsia si fermi a Porto Sant’Elpidio, per noi che rappresentiamo gli ultimi trenta chilometri della Regione, è un qualcosa che oltre a danneggiare i residenti mette in difficoltà anche le attività che insistono nell’ultimo tratto delle Marche.

Rimanendo in tema, le problematiche del lavoro investono tutta la Regione perché il modello marchigiano non è più quello vincente di trent’anni fa. È necessario lavorare a un nuovo modello di sviluppo e usufruire di quei finanziamenti europei che possano incentivarlo.

D’altra parte, l’Europa doveva essere la nostra casa comune. Fino ad oggi lo è stata a fasi alterne, per non dire quasi mai. Però l’Europa dei popoli è il nostro fine. L’ immigrazione non va demonizzata e va vissuta come una fase ineluttabile dei tempi. Sta a noi fare di questo fenomeno una ricchezza nella contaminazione di culture».

Quali sono stati secondo lei i principali aspetti positivi e quelli negativi dell’operato della Giunta di centrosinistra uscente, soprattutto in relazione al nostro territorio?

«La nostra provincia non ha beneficiato di particolari interventi significativi, mentre per gli aspetti negativi è facile rispondere che la sanità pubblica nel Piceno ha scontato scelte non proprio felici da parte di chi ha gestito la delega alla sanità regionale. Va detto, però, che la nostra regione, pur annoverando la quinta provincia più colpita dal Coronavirus, tra mille difficoltà ha comunque retto l ‘urto».

Luca Ceriscioli

Cosa cambierebbe nella politica economica e culturale della Regione?

«In ambito economico, trasferimenti garantiti recentemente dal ministro Gualtieri dovrebbero ridare impulso e linfa vitale. Se a questo aggiungessimo un maggiore sostegno, anche da parte del sistema bancario, alla piccola e media impresa, che hanno rappresentato il volano economico della nostra Regione, per l’ottenimento di finanziamenti europei, credo che l’economia regionale potrebbe rialzare la testa.

Per quanto riguarda invece la cultura, occorre una programmazione a livello regionale. Le Marche hanno meno abitanti di Roma, vanno valorizzati i teatri e i musei e bisogna essere operativi nel coniugare mare, montagna, cultura e gastronomia. Lo diciamo da decenni, ma in questo momento serve un colpo di reni per passare dal dire al fare».

Cosa l’ha spinta a candidarsi in una lista civica?

«Da mesi ormai appoggiamo Maurizio Mangialardi e abbiamo lavorato lavorato per mettere insieme Articolo Uno e quelli che definisco i “responsabili” del Movimento 5 Stelle – i fuoriusciti -, che hanno deciso di concorrere con una lista civica di centrosinistra insieme agli ambientalisti e alla società civile. In Mangialardi abbiamo visto una possibile espressione elettorale condivisibile, condivisa, vincente e in grado di incidere nel mantenimento del quadro politico regionale, con questo centrosinistra che rappresenta la continuità col passato pur con una discontinuità su determinate tematiche e scelte fatte da Luca Ceriscioli.

La squadra di Marche Coraggiose per le prossime Regionali: Gian Filippo Straccia, Maria Liliana Brunetti Varagnolo, Riccardo Morelli e Stefania Spacca

Un centrosinistra che eviti un cambio potenzialmente drammatico per la nostra regione, che non dia libertà di agire a forze come la Lega o Fratelli d’Italia, quella destra aggressiva verso gli ultimi e che ancora pensa con nostalgia al Ventennio, come dimostrato dalle cene dell’autunno 2019. È una destra che ci preoccupa, vogliamo un centrosinistra rinnovato che rispetti le esigenze e le volontà dei cittadini: sanità, lavoro, viabilità garantita per tutti e la risoluzione definitiva del problema che affligge da quattro anni le aree terremotate».

Qual è la sua ricetta per la sanità regionale e in particolare del Piceno?

«È necessario ripartire dalla garanzia del mantenimento dei due ospedali della provincia, il Mazzoni e il Madonna del Soccorso, potenziando la sanità pubblica. Di conseguenza, discontinuità con Ceriscioli anche in questo campo e maggiore attenzione e collegialità, con un assessore dedicato che dia un nuovo impulso alla sanità regionale, privilegiando marcatamente quella pubblica. Una delega specifica alla Sanità e la rivisitazione del piano sanitario regionale rappresentano le nostre priorità, insieme al potenziamento – e non smantellamento – delle strutture sanitarie esistenti».

Qual è la sua opinione sulla gestione da parte del presidente uscente Luca Ceriscioli della recente emergenza sanitaria?

«L’errore più grande del presidente Ceriscioli è stato quello di sentirsi sempre un uomo solo al comando».

Maurizio Mangialardi

Con quanti punti di vantaggio vincerà la sua coalizione? Secondo lei, per il candidato presidente del centrodestra Francesco Acquaroli può essere un handicap la partecipazione alla famosa cena fascista di Acquasanta? Faccia un pronostico per la suddivisione dei quattro posti a disposizione nel Piceno.

«I marchigiani non amano fare salti nel buio. Anche questa volta, sono convinto che sceglieranno la dura realtà alle facili e demagogiche promesse elettorali. Sicuramente la partecipazione a un evento del genere è stato un gesto deprecabile che non fa onore a chi voleva essere candidato alla presidenza della Regione.

Gli elettori marchigiani non dimenticheranno il 20 e 21 settembre. I pronostici, come i sondaggi, sono fatti per essere smentiti, pertanto non mi sento di farli. Piuttosto, mi sento di rivolgere un appello agli elettori. Essere governati dall’estrema destra non è come essere governati dal centrosinistra: è necessario esprimere un voto ragionato e non di sola protesta, un voto che eviti ai salviniani locali di governare le Marche. Sarebbe la più grossa iattura che il 2020 possa riservarci».



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