Nonostante la rapida ascesa di discipline emergenti come il padel – come ci raccontava la scorsa settimana il presidente Nazario Scarpetti (leggi l’articolo) – e la grande tradizione di attività del calibro di, tanto per fare un paio di nomi, nuoto e pallavolo, di strada da fare per arrivare ai livelli del calcio ce n’è ancora parecchia.
Con quasi cinque milioni di atleti in Italia, il gioco del pallone rappresenta per distacco lo sport più praticato nel nostro Paese e, in questo senso, la provincia di Ascoli non fa certo eccezione, anzi. È stato anche per questo motivo che qualche mese fa abbiamo deciso di aprire una rubrica dedicata allo sport, privilegiando tutte quelle pratiche sportive messe inevitabilmente in ombra dagli amanti dei novanta minuti.
In questo mondo sommerso fatto di passione e sacrifici, spesso mal ripagati, c’è però anche chi col pallone ci sa fare, ma per qualche motivo fatica a emergere e ad attestarsi sui livelli dei più fortunati cugini calciatori. Eppure, in fin dei conti, sempre di gol si tratta.
Per comprendere meglio la distanza, tecnica ma soprattutto culturale, che separa il calcio a 11 dal futsal – conosciuto anche con il nome di calcio a 5, ma troppo spesso noto ai più come “calcetto”, con un’accezione quasi riduttiva nei confronti del calcio “vero e proprio” – abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Massimo Cottilli, presidente del Futsal ASKL, la società ascolana che nel corso degli anni ha saputo ritagliarsi uno spazio importante anche nel panorama nazionale.
«Ho fondato la società nel 2006 insieme a Cristiano Marinelli e al nostro gruppo di amici» racconta Massimo, che fino a qualche anno prima si trovava dall’altra parte della barricata.
«Sono stato arbitro di calcio per undici anni, poi con il passare del tempo avevo sempre meno tempo a disposizione da dedicare all’arbitraggio. Ho iniziato a giocare nel vecchio Picchio Calcio a 5, e anche se le cose non andavano benissimo mi sono appassionato a questo sport, al punto di arrivare a fondare una nuova società».
Da lì in poi, quella dell’ASKL è stata una scalata per certi versi inaspettata, che neppure il presidente riesce del tutto a spiegarsi. «Fortunatamente, i risultati non hanno tardato ad arrivare. Dico sempre che ci siamo ritrovati in Serie B senza quasi neanche accorgercene, ogni anno abbiamo fatto dei piccoli passi avanti che la scorsa stagione ci avrebbero portato a giocarci i Playoff, se poi l’emergenza sanitaria non avesse imposto lo stop ai campionati».
Com’è facile immaginare, a dispetto delle parole del presidente certi risultati non arrivano per caso, ma sono frutto di un attento lavoro di programmazione. A partire dai più giovani, il fulcro di ogni società sportiva che si rispetti, e in questo l’ASKL non fa certo eccezione. Anzi, per i calciatori di domani ci sono importanti novità all’orizzonte.
«Il nostro settore giovanile è composto da quattro squadre: under 19, under 17, under 15 ed esordienti. Inoltre, la prossima settimana inaugureremo ufficialmente la nostra nuova scuola di calcio a 5 – dedicata alla memoria di Antonio Bellini, stimato dirigente scomparso quattro anni fa, ndr -, un esperimento inedito per noi e per la nostra zona, ma su cui personalmente credo ciecamente.
Abbiamo la fortuna di avere a disposizione un esperto conoscitore della materia come mister Sapinho, che oltre ad essere l’allenatore della prima squadra è anche il responsabile del settore giovanile. Conosce il calcio a 5 come pochi, è davvero il top sia come persona che come professionista.
Abbiamo iniziato a lavorare sui giovani quattro anni fa con soli sei bambini, adesso ne abbiamo circa sessanta: chi viene da noi si trova bene, questa è la mia più grande soddisfazione».
Dopo qualche tentativo non andato a buon fine, il progetto di Cottilli riesce finalmente a vedere la luce, offrendo una nuova prospettiva agli aspiranti calciatori e alle loro famiglie. Anche perché, come ci ricordano il presidente e lo stesso slogan della nuova scuola, campioni del calibro di Ronaldo, Messi, Neymar e Iniesta – la lista sarebbe ancora più lunga, ma ci fermiamo qui – hanno iniziato con il futsal prima di passare al calcio. D’altra parte, lo stesso Ronaldo sostiene che tutti i calciatori debbano partire dal calcio a 5: chi siamo noi per non credergli?
«Parlando con alcune mamme, ho provato a convincerle dicendo che da noi si gioca al coperto, pioggia e fango sarebbero solo lontani ricordi. Scherzi a parte, già dallo scorso ho provato a gettare le basi per un percorso del genere, ma nessuno mi ha dato retta.
L’idea originale era quella di prendere accordi con delle società di calcio a 11 per alternare gli allenamenti e offrire una preparazione integrata ai ragazzi, ma non ci sono riuscito. Fermo restando che in giovane età la cosa più importante è divertirsi, ritengo che i concetti del futsal siano fondamentali per i calciatori, sia di calcio a 5 che di calcio a 11.
Il nostro sport promuove la tecnica, la capacità di smarcamento e la rapidità di pensiero, doti essenziali che rendono la nostra attività propedeutica anche al calcio a 11. In Brasile e in Spagna funziona così, si parte dal futsal per poi decidere se restare nell’ambiente o se approdare al calcio, e i risultati si vedono. È anche una questione di cultura, ed è anche per questo che sto cercando di far arrivare ad Ascoli tecnici e giocatori di quei Paesi per dare un nuovo impulso al futsal locale».
Che il calcio sia un termine di paragone fuori scala è sotto gli occhi di tutti, ma fortunatamente anche il calcio a 5 può contare sulla sua buona fetta di appassionati.
«Negli ultimi anni, nonostante il periodo di crisi, il movimento è cresciuto molto: il numero di squadre è aumentato e i match trasmessi in diretta tv fanno registrare numeri incoraggianti. Per quanto riguarda la nostra zona, le Marche possono vantare il più alto numero di giocatori in relazione alla popolazione, quindi la situazione è sicuramente positiva.
Ad Ascoli, invece, le cose sono un po’ diverse, anche se devo dire che ultimamente stiamo registrando una piccola crescita, testimoniata anche dalla sempre minore disponibilità di strutture sportive in cui allenarsi».
Messo forzatamente in archivio l’ultimo campionato, per i “grandi” dell’ASKL è già tempo di pensare alla prossima stagione di Serie B. «Non nascondo che l’attuale situazione economica abbia influito sulla programmazione: per forza di cose abbiamo dovuto ridimensionare i costi, ma resto fiducioso.
Così come l’anno scorso, abbiamo deciso di puntare con decisione sui giovani. L’obiettivo resta quello di disputare un campionato tranquillo che possa concludersi con la salvezza, poi se ne avremo la possibilità cercheremo di toglierci qualche soddisfazione. Rimaniamo umili e con i piedi per terra, anche perché il campionato si preannuncia particolarmente impegnativo. Ci aspettano ben otto derby marchigiani e tante trasferte difficili, ma sono convinto che disputeremo una buona stagione».
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