di Giovanni De Franceschi
Da una parte c’è chi viene considerato in contrasto con i principi della Costituzione. Dall’altra, chi ha praticato la politica dell’abbandono. Loro si pongono a sinistra di entrambi, con un’idea che «chiede di smettere di lamentarsi della politica lasciando fare a chi la scambia per una carriera» e che al contrario segue «l’etica della responsabilità in prima persona».
E’ Dipende da noi, la lista che candida a governatore il prof Roberto Mancini, 62 anni, residente a Civitanova, docente di Filosofia teoretica all’Università di Macerata. Una lista di sinistra, appunto, sostenuta tra gli altri dall’ex governatore e magistrato Vito D’Ambrosio.
Dal mancato accordo col Pd, accusato di non aver veramente voluto tagliare col passato, alla coalizione guidata da Francesco Acquaroli, considerata di estrema destra e pericolosa, fino ad arrivare al concreto obiettivo, quello di entrare in Consiglio regionale: Cronache Maceratesi ha intervistato il candidato governatore.
Prof Mancini, cosa l’ha spinta a candidarsi?
«Ci sono molte persone, in ogni provincia delle Marche, che condividono da anni l’impegno nel volontariato, nell’azione sociale per chi vive maggiori difficoltà e fragilità, nella difesa del valore educativo della scuola e nella ricerca universitaria. Quando queste persone, di comune accordo, hanno chiesto a me di candidarmi per rappresentare il progetto del movimento Dipende da Noi, mi è parso giusto non deludere questa richiesta. Ho accettato di candidarmi per contribuire alla riuscita di questo progetto che vuole riattivare il dialogo tra i cittadini e il Consiglio Regionale».
Dipende da noi, è una specie di esortazione per i cittadini…
«È il contrario dell’indifferenza e della delega, è un’idea che chiede di smettere di lamentarsi della politica lasciando fare a chi la scambia per una carriera. Seguiamo l’etica della responsabilità in prima persona. E proprio l’etica, cioè la capacità di fare il proprio dovere e di rispettare ogni persona, è stata la grande assente nel modo convenzionale di fare politica in tutti i partiti».
Il vostro mancato ingresso nella coalizione ha scaldato gli animi nel centrosinistra.
«Già tra gennaio e febbraio avevamo proposto ai dirigenti regionali del Partito Democratico di costruire insieme un’alleanza vera, a due condizioni: la prima era quella di una netta svolta rispetto al modo di governare della precedente giunta di centrosinistra, i cui risultati sono stati fortemente deludenti; la seconda era quella di avere una candidata alla Presidenza, o in subordine un candidato, che fosse espressione della società civile e garantisse l’unità convinta di tutte le forze della coalizione. Ma su entrambe queste condizioni indispensabili abbiamo trovato un rifiuto: i dirigenti del Partito democratico insistevano nel dire che la giunta regionale ora in scadenza ha governato bene; dopo di che è arrivata una candidatura in totale continuità: Mangialardi è l’erede naturale di Ceriscioli. Quindi è mancata la volontà di un accordo serio e non da parte nostra».
Uno dei leit motiv del Pd è quello del voto utile: quello dato a voi secondo loro sarebbe inutile, cosa risponde?
«Che il voto dato a chi governa come ha governato la giunta Ceriscioli è un voto che va nella direzione dell’immobilismo: significherebbe lasciare le Marche, per il futuro, nello stato in cui si trovano oggi. Il voto per il movimento “Dipende da Noi” invece è realmente utile perché serve a portare nel circuito della politica regionale un altro modo di fare politica, assicurato da candidate e candidate come quelli della nostra lista. Si tratta di persone che da sempre sono impegnate nel prendersi cura delle persone e del bene comune. Lo fanno per lavoro e per volontariato, in ogni caso per passione e non per fare carriera riducendo la politica a un mestiere, come succede solitamente».
Considera un pericolo l’avanzata di questa destra, perché?
«La considero un pericolo perché la mentalità dei partiti di destra – che in Italia sono partiti di estrema destra – è in contrasto con i principi fondamentali della Costituzione. Dov’è al potere la destra privatizza i servizi e la sanità, canalizza la rabbia sociale contro le persone straniere e aggrava i problemi esistenti. Inoltre lo stile del governare per spot e slogan non si addice a nessuna comunità civile, dunque neppure alle Marche».
D’altro canto ha parlato di una politica dell’abbandono del centrosinistra. Un giudizio sugli ultimi cinque anni di governo della regione?
«Il nostro giudizio è critico perché su tutte le questioni salienti si è seguita una logica di privatizzazione (in questo non diversa dall’ottica della destra) e di abbandono delle Marche, come attesta la drammatica situazione delle comunità che hanno subito il trauma del terremoto».
Visti i sondaggi, qual è il vostro obiettivo concreto?
«Il nostro obiettivo concreto in queste elezioni regionali è quello di ricevere un consenso tale da assicurarci una rappresentanza in Consiglio Regionale, così potremo attivare la strada che mette in comunicazione il Consiglio stesso e la comunità dei marchigiani, strada che manca da tanto tempo, almeno dai tempi della Giunta guidata da Vito D’Ambrosio, che non a caso appoggia con convinzione il progetto di “Dipende da Noi”».
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