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Squadra di calcio in quarantena:
«Abbiamo lavoro e famiglia,
è una situazione insostenibile»

EMERGENZA CORONAVIRUS - Il caso del Trodica, che milita nello stesso girone di Promozione delle picene Monticelli, Castignano, Atletico Centobuchi e Centobuchi MP. Dopo la positività di un tesserato, i giocatori prendono posizione: «Con un protocollo che esiste, ma che viene totalmente ignorato, non è possibile continuare a giocare a calcio a questi livelli». L'ascolano Ivo Panichi (vice presidente Figc Marche): «Siamo in attesa di comunicazioni e di chiarimenti»
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Alcuni dei giocatori del Trodica (foto scattata prima dell’inizio della preparazione)

di Michele Carbonari

Dall’imbarazzo dei vertici del Comitato Regionale Marche, il presidente Paolo Cellini e il vice Ivo Panichi, che ribadiscono il “primato” del protocollo anticovid e delle norme diffuse dalla Figc, alla delusione di coloro che stanno vivendo sulla loro pelle i problemi legati ad un caso di positività al Coronavirus in squadra, i giocatori del Trodica, squadra di calcio che partecipa al campionato di Promozione (girone C), lo stesso dove militano le picene Monticelli, Castignano, Atletico Centobuchi e Centobuchi MP, oltre alle maceratesi Montecosaro, Potenza Picena e Civitanovese e alle fermane Monterubbianese, Palmense, Monturano Campiglione e Futura 96.

Caso questo che ha mandato in quarantena tutti i compagni e lo staff tecnico, i quali scrivono in una nota tutta la loro delusione per il provvedimento. Un’altra società di Promozione, il Corridonia, ha così deciso di sospendere gli allenamenti per timore che un contagio possa portare alle conseguenze che stanno vivendo i tesserati del club biancoceleste. Che esprimono tutto il loro disappunto: «Attualmente la preoccupazione più grande per la federazione è quella di stilare i calendari, quando il problema è molto più complesso di un campionato di calcio – sottolineano – tutti noi dilettanti, giocatori e membri dello staff, facciamo altro nella vita oltre che giocare a calcio: abbiamo tutti una famiglia della quale dobbiamo occuparci e un lavoro che ci permette di farlo. Quattordici giorni di quarantena forzata non è sostenibile per chi come noi pratica calcio come semplice passione e divertimento».

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Paolo Cellini, presidente Figc Marche

Il primo ad aver ricevuto numerose chiamate in cerca di chiarimenti è stato il numero uno della Federazione marchigiana, Paolo Cellini. «Non si capisce più niente. Giustamente le società fanno riferimento al Comitato, che a sua volta non ha nessun potere in merito: deve solo mettere in pratica le disposizioni che arrivano dalla Figc e ancor più dal governo. Noi non abbiamo alcun margine di autonomia – esordisce Paolo Cellini – nella nostra regione i responsabili della sanità avevano dato delle indicazioni alle Asur. Il problema è la gestione dei contagiati: la quarantena è per tutto il gruppo o solo per il contagiato? La Lega Nazionale Dilettanti ha siglato un accordo con il governo, da cui emerge che il caso debba essere circoscritto al contagiato, fatte salve, però, le decisioni delle Regioni, che sono autonome nella gestione della sanità per il proprio territorio. Nelle Marche le Asur provinciali hanno orientamenti diversi. Quella di Macerata con Trodica ha stabilito la quarantena per tutto il gruppo.

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La sede della Figc regionale ad Ancona

Nel comitato che abbiamo creato per gestire le problematiche legate al Covid 19 c’è anche il sindaco di Porto Sant’Elpidio. Nella sua provincia, Fermo, è previsto che solo il contagiato dovrà fermarsi, gli altri possono andare avanti – prosegue il presidente del Comitato Regionale – noi non possiamo costringere ed obbligare qualcuno ad allenarsi lo stesso. Non rientra nelle nostre possibilità. Se succede qualcosa? Ognuno gestisce le cose come ritiene più opportuno. C’è un protocollo e ci sono delle norme. Io non riesco ad immaginare cosa potrà capitare da noi, nelle Marche, quanto partiranno anche la Terza categoria e i settori giovanili. Quello che ci allarma è che l’attività è ripresa solo in Eccellenza, quindi solo 18 squadre. Quando si metterà in moto tutto il movimento le squadre diventeranno più di mille (compresi i vivai). Io credo che non si riesce a valutare la dimensione del problema. Perché è vero che la regione ha dato un indirizzo che la regione in base alle proprie competenze, ma poi ogni provincia decide per conto suo – conclude Cellini – ho ricevuto telefonate per capire cosa succederebbe se ciò dovesse avvenire in campionato. In Serie D, che per noi dilettanti è un riferimento, nella prima giornata hanno rinviato una quindicina di partite e i recuperi sono stati previsti una decina di giorni dopo. Noi siamo intenzionati comunque a ripartire il 24-25 ottobre, a meno che non ci arrivi una comunicazione dalla Lega Nazionale Dilettanti. Non possiamo mica decidere noi nelle Marche: deve venire da Roma. Nel frattempo stiamo predisponendo il calendario».

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L’ascolano Ivo Panichi, vice presidente di Federcalcio Marche

Ad Ancona si è svolta una riunione fra i vertici del calcio marchigiano. Il vice presidente Ivo Panichi ha fatto il punto della situazione. «Siamo in attesa di comunicazioni e di chiarimenti. Mercoledì scade il provvedimento che impedisce la presenza del pubblico allo stadio. Le autorità competenti devono pronunciarsi in merito e ci aspettiamo che dicano anche altro, magari a proposito del protocollo. Sono delle disposizioni nazionali e quindi non possiamo in nessun modo non applicarlo e non tenerne conto – spiega il numero due del Comitato Regionale Marche – noi andiamo avanti secondo il programma, non ci sono elementi diversi da quelli dei giorni precedenti per farci cambiare idea. Comunque, quello che diciamo oggi potrebbe essere smentito domani. Sono cose che non dipendono da noi. Noi abbiamo deciso che se non ci saranno elementi nuovi o se non ci sarà qualcuno che darà indicazioni diverse o avvengano fatti straordinari al momento non prevedibili noi andiamo avanti per il nostro percorso. Non può un singolo comitato regionale fermarsi autonomamente, non abbiamo titolo per poterlo fare. La scelta che abbiamo fatto è questa, ma non perché vogliamo sfidare la sorte, ma perché non ci sono elementi che ci fanno cambiare idea. Al di la di quello che possiamo decidere noi in maniera autonoma, speriamo che vengano fuori ulteriori indicazioni dai livelli superiori – termina il suo intervento Ivo Panichi – anche se l’ultimo protocollo, rispetto al precedente, ha chiarito diverse cose. Molti non l’hanno letto e parlano senza sapere: prevede che l’autocertificazione non va fatta tutti i giorni ma ogni due settimane, che il medico è consigliabile ma non obbligatorio e che la doccia si può fare, l’importante è che gli atleti all’interno degli spogliatoi indossino le mascherine. Ci sono state delle semplificazioni pratiche e operative. Inoltre, alla fine di tutte le disposizioni c’è scritto che l’ultima parola spetta all’Asl, che valuta le situazioni e fanno le loro scelte».

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Luca Fermanelli, allenatore del Trodica

Nella tarda serata di ieri, invece, si sono espressi i calciatori del Trodica attraverso un comunicato che porta la loro firma.

«Viste le notizie uscite negli ultimi giorni riguardo la quarantena del Trodica calcio, noi giocatori teniamo a far sentire la nostra voce – si legge nella nota – il signor Cellini ignora quella che è la nostra situazione e di quelle future che verranno, perché è vero che siamo stati i primi una volta che il protocollo è stato teoricamente cambiato, ma è altrettanto vero che non saremo gli ultimi. In questi giorni, nei quali è uscita la notizia della nostra quarantena, siamo stati contattati da tantissimi nostri colleghi, ex compagni di squadra o semplici avversari in un campo di calcio, i quali ci hanno manifestato la loro vicinanza e si sono detti quello che ci stiamo dicendo noi da giorni: proseguire in questo modo è impossibile! Ognuno di noi ha perso giorni di lavoro, si è isolato da ogni familiare e da ogni contatto con l’esterno, avendo problemi con i datori di lavoro per una o due settimane perché messo in isolamento per colpa di quello che comunque rimane uno sport e un divertimento per tutti noi. Per questo motivo ci teniamo a dire alla federazione che con questo sistema, con un protocollo che esiste ma che viene totalmente ignorato, non è possibile continuare a giocare a calcio a questi livelli – termina il comunicato – invitiamo inoltre i nostri colleghi a riflettere sulle loro situazioni e a discutere con le loro società di questo problema, che oggi è un nostro problema, ma domani potrebbe essere e molto probabilmente sarà, anche il loro. Con l’auspicio che le cose possano cambiare».

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Lo stadio a Villa San Filippo

E visto che l’amichevole in famiglia del Trodica che si è svolta il 26 settembre (due giorni dopo uno dei giocatori ha accusato i sintomi ed è stata accertata in seguito la positività al Covid) si è svolta nell’impianto di Villa San Filippo è il presidente del Ponte San Giusto Academy, Giovanni Bucci, società che gestisce lo stadio, ad intervenire per precisare: «Il nostro club si occupa di applicare in maniera totalmente responsabile, e nel modo più stringente possibile, il protocollo comunicato dalla Figc. In tutte le sue specifiche normative, comprese quelle che riguardano la sanificazione degli spogliatoi e di tutte le attrezzature. Ci sentiamo di garantire, per quanto di nostra competenza, la totale applicazione e la massima attenzione, come sinora sempre accaduto, di tutte le norme igieniche atte a tutelare la salute dei nostri tesserati. Ci sentiamo in dovere, visto che l’amichevole in questione si è svolta a Villa San Filippo, di sottolineare che anche in questo caso abbiamo eseguito alla lettera tutte le disposizioni previste per garantire la sanificazione dei locali di nostra gestione».



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