di Claudio Felicetti
Lasciano molti dubbi e perplessità ai residenti di Villa Sant’Antonio, ancora increduli e amareggiati per l’esito del giudizio, le motivazioni riportate nella sentenza emessa dal giudice Barbara Bondi Ciutti che ha concesso l’oblazione di 103 euro al presidente di Piceno Consind (proprietario) Domenico Procaccini, al presidente di Picena Depur (gestore) Longino Carducci e all’ad della stessa società Fausto Latini, imputati per i miasmi del depuratore consortile che hanno ammorbato l’aria nel periodo giugno 2017-dicembre 2018, tanto che non è da escludere un eventuale ricorso della Procura di Ascoli alla Corte d’Appello di Ancona o alla Cassazione.
A non convincere gli agguerriti residenti, ma non solo loro, è il passaggio della sentenza in cui, sulla base del contenuto dell’ultima relazione dell’Arpam, si afferma: «ritenuto che vi sia stata un’eliminazione delle condotte oggetto di contestazione in quanto nel sopralluogo del 21/9/2020 si fa riferimento a esalazioni maleodoranti presenti nella zona di trattamento senza indicare ulteriore diffusione delle stesse, ammette gli imputati all’oblazione che quantifica in 103 euro, oltre alle spese relative al giudizio».
«Si asserisce – argomentano i residenti nel sito facebook del comitato civico Aria Pulita – che le esalazioni maleodoranti si sentono solo dentro il depuratore e non fuori.
Nella relazione Arpam, firmata dalla responsabile del servizio territoriale Lucia Cellini, invece si legge: “Nel corso dell’ispezione del 21 settembre ha rilevato la presenza di cattivi odori, riconducibili a composti dello zolfo nella zona corrispondente ai pretrattamenti iniziali. Lo stesso odore, molto intenso, è stato avvertito dai tecnici reperibili intervenuti nella notte tra il 18 e il 19 settembre sia presso la vasca di equalizzazione del depuratore sia nelle zone limitrofe. Le emissioni maleodoranti sono state rilevate anche da dipendenti Arpam che si trovavano nella zona il 19 settembre (ore 22-23). Segnalazioni da parte dei residenti, relative alla stessa tipologia di odori, sono pervenute fino alla tarda serata di ieri (23/9/2020, ndr)”. Quindi, – rilevano i residenti – la giudice Bondi Ciutti ha tratto conclusioni assolutamente contrarie a quello che è scritto nella relazione Arpam e solo in questo modo ha potuto concedere l’oblazione agli imputati, che hanno così evitato il procedimento penale».
In pratica, sostengono i tantissimi residenti, di cui 210 di loro avevano chiesto di costituirsi parte civile, se il depuratore emette dei miasmi nell’aria, è automatico e inevitabile che, a seconda della direzione dei venti, essi si diffondano nelle zone circostanti (nella relazione Arpam “zone limitrofe”), cioè verso l’abitato di Villa Sant’Antonio, come poi riscontrato dalle numerose segnalazioni arrivate all’Agenzia ambientale. Peraltro i residenti, come chiarito dall’Arpam, hanno più volte segnalato la stessa tipologia di odori riscontrata presso il depuratore.
Insomma, è sottointeso che la puzza non rimane solo nell’ambito dell’impianto, peraltro senza coperture, ma si propaga in tutte le direzioni.
Obiezioni fondate, che potrebbero essere sostenute in un eventuale ricorso, anche se per ora non c’è nessuna decisione ufficiale in questo senso da parte della Procura.
Intanto il comitato Aria pulita non molla e, come già annunciato qualche giorno fa, è pronto a presentare altre denunce sulla base della recente relazione dell’Arpam stilata dopo i sopralluoghi effettuati negli ultimi tre mesi.
Intanto ieri è stata nuovamente rinviata l’udienza per i rifiuti bruciati all’interno dell’ex Ocma, in un’area di proprietà della Cedi srl di Emidio Ciotti, situata anch’essa a ridosso delle abitazioni di Villa Sant’Antonio. Il processo era iniziato su denuncia del comitato Aria pulita, che aveva avvistato più volte fumi provenienti dalla zona. La nuova udienza si terrà il 24 novembre prossimo.
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