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Giuliano Ricciotti,
l’artista di Grottammare

LA VITA dell'ex meccanico grottammarese delle "Officine Giostra" diventato autore di mille creazioni artistiche, fra cui il famoso Pinocchio animato sul lungomare, attrazione per i villeggianti. L’amore per Rita. Dai chiodi usati che raddrizzava già a quattro anni, alle tante opere di ingegneria artistica che lo hanno reso famoso
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Giuliano Ricciotti

di Walter Luzi

Artisti si nasce. E Giuliano Ricciotti ci è nato. A Grottammare, nel 1946. E’ diventato un artista senza saperlo, senza accorgersene, senza volerlo, strada facendo. Grazie al suo estro, alla straordinaria intraprendenza, alla sua sensibilità, alla sua generosità. Soprattutto grazie allo smisurato amore per il suo lavoro. Che poi non è uno solo, ma tanti, meglio sarebbe dire tante arti, attingendo alla nobile radice etimologica latina artes, fuse insieme. Un patrimonio, di conoscenze e competenze, inestimabile.

Grazie ai mille mestieri che ha imparato, presto e bene, nella sua vita fin da piccolo, nelle botteghe artigiane dei suoi vicini di casa. La mamma Pierina infatti è una cuoca rinomata e deve assentarsi spesso per intere giornate. Allora si usava fare i pranzi delle cerimonie in casa. In economia. Nelle aie, o sotto i tendoni appositamente allestiti, e in queste grandi occasioni, come i matrimoni o le prime comunioni, ci si affidava a cuoche “capate”, è così che venivano dialettalmente qualificate, come Pierina. Così, quando capita, lei lascia il piccolo Giuliano a Bartolomeo, il falegname. Un vicino di casa che passa le giornate a lavorare nella sua bottega. Lì dentro Giuliano manifesta subito la sua precoce e brillante manualità raddrizzando i chiodi usati. Perchè una volta non si buttava mai niente e si riutilizzava tutto il riutilizzabile.

Con il pattino modificato

Ha iniziato così a lavorare Giuliano, a quattro anni o poco più, raddrizzando vecchi chiodi con il suo martelletto sotto lo sguardo compiaciuto del vecchio Bartelemmè. Una cosa incredibile, meglio, ahinoi, inconcepibile, al giorno d’oggi. Ma Giuliano a quattro anni ha già tanta voglia di imparare, e di fare. Un entusiasmo, una passione, uno spirito di iniziativa che non lo abbandoneranno mai. Quando il vecchio Bartelemmè passa a miglior vita, nella sua bottega si trasferisce una coppia di bravissimi artigiani. Novelli & Toppi sono due fabbri all’antica, con tanto di forgia di quelle di una volta nella loro officina, che anche il piccolo Giuliano inizia frequentare con regolarità. E’ talmente bravo questo ragazzino che vi viene preso subito a lavorare. Ovviamente come irregolare, senza contratto ufficiale, né contributi previdenziali. E così quando arrivano i controlli, i suoi capi lo fanno scappare dalla finestra sul retro per non incorrere in sanzioni. E’ troppo piccolo Giuliano, ma può così fare subito preziosa esperienza e allargare le proprie conoscenze.

Durante il servizio militare in Marina

Dal legno ai metalli, per cominciare. Perchè è un ragazzo molto sveglio, che osserva attentamente i suoi maestri, e apprende velocemente, grazie anche alla spiccata e precoce manualità. La scuola invece per lui, dalle Elementari alle Medie, è una specie di tortura. Non le finisce neanche, proprio non ci è portato per lo studio. Il suo lavoro invece gli piace moltissimo. E qui sì che ha tanta voglia di imparare ed applicarsi. Una vocazione più forte di tutto. Per quelle mani già ruvide, callose, sempre nere di grasso e polvere di ferro, ma già forti, e abilissime con qualsiasi attrezzo. Ma un pezzo di carta gli ci vuole. Glielo dicono tutti. Si iscrive allo I.A.L. l’Istituto di Avviamento al Lavoro, anche se lui è già bello che avviato, di San Benedetto. Qui ottiene facilmente un attestato di operaio specializzato saldatore.

Durante la prova pratica di esame dà una mano a un compagno di corso facendogli lui la saldatura del suo pezzo d’esame. La Commissione lo sgama facilmente. I suoi insegnanti hanno avuto poco da insegnargli e conoscono la sua mano. Una saldatura così perfetta è inconfondibile, non può essere che la sua. Viene punito. La sua generosità gli costa due punti di penalizzazione sul punteggio pieno conseguito. Poco male. L’importante è che ora può dedicarsi al suo lavoro a tempo pieno. Uno dei membri della commissione d’esame si chiama Pacifico Giostra. E’ il proprietario della officina navale più prestigiosa di San Benedetto, e lo ha notato. Non può farsi sfuggire un ragazzo così valido. Si informa su dove abita. Va a cercarlo nella sua Grottammare. Incontra il papà di Giuliano, Pippo, detto il merlo. Un vecchio camionista che, fra l’altro, trasportava anche il sale per la locale stazione ferroviaria, dove veniva usato per far decantare il calcio nelle caldaie delle locomotive. Gli esterna il desiderio di voler assumere Giuliano nella sua officina. Il merlo è contrario. Preferisce che il figlio, dopo il servizio di leva che presto lo aspetta, apra una attività per conto proprio. Ma Pierina, la moglie, è di diverso avviso.

Con Pinocchio

Le officine Giostra Pacifico & Figli, che sorgono nei pressi del “Ballarin”, sono le migliori della città, e danno lavoro a diverse decine di meccanici. Il primo motore su un peschereccio lo hanno montato loro dell’officina Giostra, che lavora per le maggiori flotte pescherecce italiane. Da quella di Mazara del Vallo a quella sambenedettese, montando i migliori motori dell’epoca come Mac e Ansaldo. Belve di ottanta, novanta cavalli che girano sempre, e che non avranno più segreti per Giuliano. Accetta la proposta. Ha solo diciassette anni, e già la fama di fenomeno conquistata sul campo. Alla officine navali Giostra ci resterà trentasei anni. Quando parte militare sceglie la Marina ovviamente. La sua passione per le barche e per il mare è nata con lui.

Con la carriola modificata

E’ normale quando nasci in un posto dove puoi respirare salsedine solo affacciandoti alla finestra. La leva militare, di due anni, la trascorre fra Taranto, Roma e Livorno. Servizi di terra però, mai imbarcato. Con tutto quel tempo a disposizione proprio non riesce a starsene, anche sotto naja, con le mani in mano. Prende a realizzare un modellino di Cutty Sark, il mitico veliero, ma senza acquistare periodicamente i vari pezzi in edicola, come fanno tutti gli appassionati di modellismo. Lui se li costruisce da solo, pezzo per pezzo, con materiali di fortuna. Come le vecchie cassettiere della mensa sottufficiali ade esempio, che smonta e modifica, riutilizzandole, per farci il fasciame dello scafo. Con vecchie tovaglie della mensa invece realizza le vele.

Il Crocifisso realizzato per i terremotati dell’Umbria del 1997

Già dimostra la sua vocazione al riciclo di risorse, al riutilizzo degli scarti, alla trasformazione di qualsiasi materia che riprende vita, fra le sue mani, sotto altre forme. Una dote che Giuliano sublimerà, come vedremo, nel corso di tutta la sua vita, in opere di autentica piccola ingegneria artistica. Nei primissimi anni Settanta conosce una ragazza ascolana, Rita Malaspina, grazie ad amici comuni. Sarà un amore, il loro, grande come il mare. Si sposano nel 1975 e vanno ad abitare a Grottammare. L’anno dopo arriva Giuseppe, il loro primogenito. I lavori per la nuova casa, e i sacrifici correlati, consigliano la giovane coppia di ritardare l’arrivo della secondogenita, Cinzia, che nasce nel 1982. Rita infatti ha mantenuto, sia pur part-time, il suo lavoro di commessa presso il negozio di abbigliamento donna, La Primula, che affaccia le proprie vetrine nel cuore di Ascoli. Sotto i loggiati cinquecenteschi di Piazza del Popolo. Rita è molto portata per il contatto con la gente. Ha calore umano, e sorriso stampato sulle labbra a prescindere. Ispira simpatia e fiducia già dal buongiorno. Anche se, ovviamente, preferisce il ciao. E dopo il primo acquisto le clienti già bandiscono il lei. Diamoci del tu, Rita. I suoi titolari sono molto contenti delle sue qualità, che lei avrà modo di esprimere, come vedremo più avanti, anche da piccola imprenditrice. Giuliano intanto continua a liberare tutta la propria creatività. Fra le altre opere si costruisce, da zero, un pattino che modifica aggiungendo un albero e una vela. Ci monta una tendina prendisole e, di tanto in tanto, all’occorrenza, anche un motore, per poter uscire in mare con poca fatica anche quando c’è bonaccia. Una imbarcazione a tutti gli effetti, autoprodotta, senza eguali, che si attira anche le attenzioni, non precisamente entusiastiche, della locale Capitaneria di Porto. Nel 1989 Rita apre “La Perla”, una profumeria, in pieno centro a Grottammare, che diventa subito un riferimento per tutta la cittadina rivierasca. Rita, nonostante grottammarese di adozione, si fa presto apprezzare per le sue grandi doti umane prima che professionali. Diventerà in breve tempo molto conosciuta, e sarà molto amata. Giuliano, ovviamente, si occupa personalmente dei lavori di ristrutturazione ed allestimento del negozio.

Al lavoro sul motore della Balilla

“La Perla” chiuderà i battenti nel 2013, per il dispiacere dei tantissimi amici/clienti. I problemi fisici di Rita non le consentono più di andare avanti da sola con l’impegnativa attività. I due figli sono grandi adesso, ed hanno i loro lavori e i loro progetti. Sono entrambi cresciuti soprattutto lì dentro, quando la mamma proprio non ce la fa. Giuseppe ci si porta tutte le volte anche i libri per i compiti della scuola. Cinzia sostituisce la mamma in tutto e per tutto già appena dodicenne. E’ molto apprezzata dalla clientela anche lei per il suo buon gusto e i suoi consigli, ma si occupa, da sola, persino degli ordini ai fornitori. I rappresentanti dei prodotti fanno per andarsene quando la vedono sola in negozio, ma lei li sollecita invece ad entrare. <Venga venga, che ora le dico subito quello che mi serve>. Oggi sono adulti, Giuseppe è rappresentante di commercio, Cinzia, laureata in Scienze della Comunicazione, dopo i trascorsi da conduttrice e giornalista radiofonica a Radio Domani, è operatrice socio sanitaria all’ospedale di Fermo.

All’altare con Rita Malaspina

Giuliano, artista a tutto tondo, non ha mai smesso di creare oggetti utilizzando materiali di scarto. Da pezzi di ferro arrugginiti, vecchie bottiglie, pietre marine, plasma lampade, soprammobili, appendiabiti, lampadari, oggetti unici che regala ai tanti amici. Per un amico pizzaiolo realizza la bocca del forno e un Pinocchio che inforna le pizze. Sul bancone di un altro amico gelataio, ha messo invece in mano al popolare burattino un cono gelato. Un’altra riproduzione stilizzata realizzata con materiali di scarto, un maialino, l’ha regalata per il bancone di una macelleria. Per ricordare solo alcune delle sue tante creazioni.

Senza aspettare le richieste, perché lui è un generoso, soprattutto con gli amici. Il grande Crocifisso stilizzato, commissionato alla sua ditta per la nuova chiesa del dopo terremoto del 1997 a Serravalle del Chienti, lo costruisce lui. Una vera opera d’arte in ferro e acciaio. Il sindaco della cittadina umbra lo invita per l’inaugurazione della chiesa al villaggio SAE in qualità di “artista” autore dell’opera. Anche il Vescovo si complimenta. Quando va in pensione, nel 1999, si regala una vecchia Balilla del 1932. Meglio sarebbe dire i resti di una Balilla. Un rottame arrugginito e inservibile in realtà. La rimette completamente a nuovo. Da solo. Pezzo per pezzo. Come sa fare lui. Dai pistoni del motore rifatto da zero, fino agli specchietti retrovisori. Un capolavoro di recupero automobilistico autonomo che non trascura nemmeno i dettagli. Da Firenze si fa arrivare le tappezzerie storiche, dall’Inghilterra i pneumatici originali Dunlop. E’ la cosa a cui tiene di più al mondo, e ogni tanto ci si va a fare un giro orgoglioso.

La balilla prima…..

E poi c’è Pinocchio. Cioè i Pinocchio, che l’hanno reso celebre a Grottammare fra i turisti che hanno passeggiato, negli ultimi decenni, sul lungomare. Una animazione del celebre burattino-bambino partorito dalla fantasia di Collodi, che diventa una vera e propria attrattiva per i villeggianti nelle estati grottammaresi. La realizza con un complicatissimo sistema di ingranaggi concatenati e congegni meccanici abilmente collegati fra di loro, fra pesi e contrappesi, che animano i tanti componenti multicolori. I bambini restano a bocca aperta e non vogliono più andarsene. Lui conserva ancora una trentina di corposi tomi dove i turisti in vacanza, soffermatisi volentieri, ammirati, davanti alla sua “creatura”, hanno lasciato i loro entusiastici commenti.

Il Pinocchio più ricercato del litorale Adriatico sta da sempre posizionato, con la sua balena che fa le bollicine poco più in là, davanti al Club Nautico Amici del Mare. La seconda casa di Giuliano Ricciotti. Qui gli appassionati di nautica da diporto locali si ritrovano abitualmente in ogni stagione dell’anno. Giuliano è arrivato negli anni Ottanta, ma la storia del Club l’ha scritta il primo presidente, Tonino Capretti, del quale l’attuale, Gianni Bruni, ha raccolto degnamente l’eredità. Non pago, Giuliano ha allestito anche un altro Pinocchio a grandezza naturale, che pedala insieme a lui, dietro di lui, sulla sella posteriore di un tandem. Fra la meraviglia divertita dei passanti. Occhi sgranati, stupore e sorrisi. Di grandi e piccoli. Questo suscitano i Pinocchio di Giuliano, eterno cuore di bambino, che l’ammucchiarsi delle primavere non pregiudica. PGP gli tributa versi meravigliosi in un articolo su Faxivostri.wordpress.com del giugno 2013:

….. e la Balilla dopo

“…Giuliano ha l’animo del poeta-meccanico… ha il rigore del progettista senza la noia. La bravura senza l’applauso. L’amore per gli oggetti persi. L’innocente manìa del risparmio e del riuso. La nostalgia dei vecchi lavori. E l’istinto ecologista. Quintali di sensibilità rare…”.

Negli ultimi anni l’ingegno di Giuliano si è manifestato nei lavori di allestimento dello chalet “Silvia” del genero, dove due vecchie damigianette di vetro in disuso sono diventate il bellissimo lampadario della sala ristorante. O realizzando una carriola motorizzata con tanto di comodo sedile per il … conducente. Per la moglie invece ha costruito di recente un montascale artigianale, per permetterle di salire e scendere le scale di casa senza sforzi e rischi. Rita ha iniziato a soffrire neppure quarantenne, infatti, di problemi fisici che le hanno progressivamente pregiudicato la deambulazione.

Ma non cancellato il sorriso, o appannato la gioia di vivere. E’ sempre lei. E sempre amatissima. Da tutti. Con Giuliano continua a bisticciare, qualche volta. L’ultima volta quando lui ha costruito un aquilone con una vecchia vela. A settantaquattro anni, troppi secondo lei per fare certe cose, insieme ai ragazzini, in spiaggia, l’hanno fatto volare. Altissimo, nel cielo. Una festa. Dicono sia questo il segreto della felicità. Mantenere sempre il cuore di bambino.


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