di Andrea Ferretti
Altra vittima ascolana del Covid. All’ospedale “Murri” di Fermo, dove era ricoverato dall’inizio della settimana, è morto questa mattina Cesare Fabiani.
Aveva 67 anni e le sue già precarie condizioni di salute non gli hanno lasciato scampo, quando è sopraggiunta anche la positività al Coronavirus.
Conosciutissimo ad Ascoli, era stato per tanti anni un arbitro di calcio, protagonista su tutti i campi del calcio dilettanti delle Marche negli anni ’70 e ’80, a dirigere le partite più infuocate nelle province di Pesaro Urbino, Ancona e Macerata.
Il calcio, la sua passione, che ha seguito fino all’ultimo, sempre vicino ai clori bianconeri dell’Ascoli Calcio di cui era un tifoso sfegatato, sempre tra i primissimi a sottoscrivere l’abbonamento.
Aveva fatto diversi lavori, fin da ragazzino, ma quello per cui viene ricordato è stato soprattutto il trasportatore di bombole. Da qui il simpatico soprannome “bombolaro”, di cui andava fiero, lui che con una forza quasi proverbiale, sollevava una bombola piena di gas come fosse un cerino.
Abitava da diversi anni nel quartiere di Monticelli, dove viveva con la madre, poi scomparsa, e il fratello Giancarlo, carabiniere ora in pensione.
Ma era cresciuto a Porta Romana, abitava in Corso di Sotto, ed è in questa zona di Ascoli che tutti lo conoscevano ed erano pronti a scambiare con lui due chiacchiere in qualsiasi momento della giornata.
Era molto conosciuto anche perchè è stato per oltre trent’anni il gonfaloniere del Sestiere di Porta Romana, caratteristica e insostituibile presenza nel corteo storico della Quintana. In precedenza aveva ricoperto il ruolo di staffiere, accanto a un giovanissimo Massimo Montefiori, il cavaliere che nel 1980 e 1981 regalò due Palii consecutivi ai rossoazzurri.
Nel 1997 sfilò anche come capitano, una chicca di cui andava fiero e non mancava ma di ricordare nei suoi racconti e negli aneddoti che ogni volta dispensava a tutti i presenti nel Sestiere, soprattutto alle nuove generazioni.
Qualche anno fa aveva… abdicato al ruolo di gonfaloniere, e il Sestiere per lui confezionò un costume da nobile, giusto riconoscimento a una vita dedicata in parte proprio alla Quintana e al suo amato Sestiere – ora in lutto – dove non mancava ma agli appuntamenti organizzati prima nella sede di corso Mazzini e negli ultimi vent’anni in quella all’ex Tirassegno.
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