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Acquaroli: «Chiusure non condivise,
ora risarcire gli operatori»

EMERGENZA CORONAVIRUS - Il governatore delle Marche: « Perplessità delle Regioni ma il Governo non ne ha tenuto conto»
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Il governatore Francesco Acquaroli

di Luca Patrassi

Nessuno strappo formale. Chiusa la seduta domenicale di giunta, convocata stamattina d’urgenza per discutere i contenuti del decreto Conte, il governatore Francesco Acquaroli preferisce percorrere la strada del confronto piuttosto che affidarsi allo scontro.

Regione Marche, assieme a diversi altri governatori e a moltissimi primi cittadini, avevano chiesto maggiore flessibilità a vantaggio delle attività economiche, in particolare nel mirino c’era la stretta (chiusura alle 18) per bar e ristoranti. Non sembra però esserci spazio di manovra: il premier Conte ha ribadito la volontà di andare avanti con il Dpcm firmato la scorsa notte.

Acquaroli ha affidato ai social una sua riflessione sulla situazione: «Ieri pomeriggio io, il vicepresidente Mirco Carloni e altri assessori siamo stati videocollegati in una lunga Conferenza Stato-Regioni per parlare del nuovo Dpcm. I presidenti delle Regioni avevano mostrato perplessità su alcuni aspetti legati alle chiusure totali di palestre, piscine, cinema e teatri, e sulla chiusura pomeridiana e serale di ristoranti e bar. Queste perplessità riguardano soprattutto il fatto che non esiste alcuna evidenza scientifica, almeno conosciuta, che il virus si possa diffondere più rapidamente in alcune di queste attività rispetto che in altre».

Acquaroli ribadisce di essere portatore, lui con la giunta regionale delle Marche, di un pensiero diverso: «In tanti pensano che il rispetto delle norme, a partire dal distanziamento interpersonale, l’uso delle mascherine, l’igiene delle mani, e anche tutte le procedure e i protocolli stabiliti in questi difficili mesi, possano essere sufficienti al contenimento del contagio. Delle perplessità rappresentate, il Governo non ha ritenuto di tenere conto, e il Dpcm pubblicato in Gazzetta non ha recepito queste segnalazioni. L’evoluzione epidemiologica è sicuramente molto delicata in tutto il Paese, e presuppone la massima attenzione prima di tutto per la sicurezza e la salute dei cittadini, che devono avere la precedenza. Ora il Governo provveda subito a ristorare e sostenere le attività chiuse forzatamente che hanno visto e vedranno ridotte o azzerate le loro possibilità di lavorare».

Insomma, indennizzi per chiudere con le proteste. Gli operatori economici però la pensano diversamente e le restrizioni alle loro attività restano nel mirino.

 


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