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Le Marche “zona gialla”,
la Vallata del Tronto si divide
tra favorevoli e contrari

EMERGENZA CORONAVIRUS - Le disposizioni varate dal premier Conte sono state recepite in maniera diversa dai residenti di Castel di Lama e comuni limitrofi, tra chi si dichiara danneggiato dalle ultime restrizioni e chi accetta con una buona dose di fiducia i provvedimenti emanati dal Presidente del Consiglio
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di Federico Ameli

Nuova settimana, nuovo Dpcm firmato da Giuseppe Conte nel tentativo di contenere la diffusione del Coronavirus che da marzo a questa parte, seppur “a fasi alterne”, tiene sotto scacco il nostro Paese – e non solo.

A partire da venerdì 6 novembre entreranno in vigore i nuovi provvedimenti voluti dal premier, con le venti regioni dello Stivale classificate in tre diverse aree, identificate dai colori rosso, arancione e giallo sulla base di una serie di parametri – ventuno, tra cui spiccano il numero dei sintomatici, i ricoveri, i casi nelle Rsa, la percentuale di tamponi positivi, il tempo medio di attesa tra comparsa dei sintomi e diagnosi e la percentuale di occupazione dei posti letto – volti a determinare l’entità del rischio di contagio.

Giuseppe Conte

In base alle linee guida varate dal ministro della Salute Roberto Speranza, Marche e vicino Abruzzo confluiscono nella fascia gialla (leggi l’articolo), quella in cui, almeno sulla carta, la gestione dell’emergenza sanitaria appare meno problematica rispetto ad altre aree del Paese, ma non per questo bisogna abbassare la guardia: il fatto stesso che l’originario colore verde, forse troppo sgargiante e ottimista, sia passato a un più morigerato giallo lascia intendere in modo piuttosto evidente la volontà di palazzo Chigi di non far passare messaggi potenzialmente fuorvianti.

Ecco perché almeno fino al 3 dicembre – o al prossimo Dpcm: di questi tempi non si sa mai – anche nella nostra provincia sono in arrivo nuove restrizioni. La più significativa è quella che riguarda l’istituzione del coprifuoco dalle 22 alle 5, con la possibilità di spostarsi dalla propria abitazione solo per comprovate esigenze motivate da apposita autocertificazione, che torna improvvisamente di moda dopo qualche mese trascorso nel dimenticatoio.

«Non che per me faccia molta differenza – confessa candidamente una residente di Castel di Lamaa quell’ora generalmente sono in casa, è una limitazione che non mi pesa particolarmente. Spero comunque che possa servire a contenere le occasioni contagio tra i più giovani: non voglio generalizzare, ma credo che noi “più esperti” siamo più sensibili a certe tematiche».

Seguendo lo spunto offerto dalla signora, siamo andati a bussare alla porta di un rappresentante della categoria dei ragazzi. Ad aprirci è un giovane di Spinetoli, ultimo baluardo della movida nostrana, che per le opinioni “scomode” di cui si fa portavoce preferisce restare anonimo.

«Condivido le ragioni del provvedimento, anzi, ritengo che poteva anche andarci peggio – dice – a livello personale, però, devo constatare che il coprifuoco finisce inevitabilmente per penalizzare la mia vita sociale e quella di tanti miei coetanei: è brutto dirlo, ma qualche settimana fa ho conosciuto una ragazza della zona e lavorando entrambi tutto il giorno non abbiamo mai occasioni per poterci incontrare al di fuori del weekend. Ci siamo messi l’anima in pace per gli aperitivi e le cene fuori saltate, ma ora vogliono toglierci anche le passeggiate serali… una disgrazia, almeno per me».

La galleria di Città delle Stelle

Pessimo tempismo per sentire le farfalle nello stomaco. Registrata la comprensibile amarezza del nostro giovane interlocutore, passiamo ad analizzare provvedimenti di diversa natura, come quelli che impongono la chiusura nelle giornate di sabato e domenica delle attività commerciali presenti nei centri commerciali, ad eccezione di farmacie, alimentari, edicole e tabaccherie.

Non c’è molta voglia di parlare: i dipendenti preferiscono non esporsi sull’argomento, ma con un po’ di fatica alla fine riusciamo a trovare qualcuno con cui scambiare quattro chiacchiere.

«Per la mia attività, la domenica era già diventata insostenibile a partire dalla chiusura del cinema -spiega Riccardo Piccioni, titolare della “Libreria Mondadori” del centro commerciale “Città delle Stelle” in questo senso, l’imposizione del Dpcm è quasi un bene, perché a livello di costi saremmo andati incontro a una rimessa totale. Avendo anche la licenza di edicola resteremo aperti di sabato, anche per dare un servizio ai cittadini e per non perdere quella fascia di clientela che è solita ritirare gli ordini nel fine settimana. Va detto, però, che parliamo pur sempre di una mazzata a livello economico, dato che con la galleria chiusa la gente non gira».

Secondo Piccioni, la causa del problema non andrebbe ricercata in quest’ultimo provvedimento, bensì in quel clima di paura e diffidenza instauratosi con il passare delle settimane.

Libreria Mondadori Città delle Stelle

«Il terrorismo psicologico di questi ultimi tempi ha fatto sì che dalle 18 non si veda più nessuno in giro, e la cosa non è certo positiva –ribadisce – oltretutto, il centro commerciale è dotato di termoscanner, a differenza di tanti altri supermercati e negozi esterni che invece possono restare aperti pur non essendo luoghi necessariamente più sicuri».

Una posizione un po’ più conciliante nei confronti delle decisioni adottate dal Governo viene presa da una dipendente di un negozio di abbigliamento dello stesso centro commerciale.

«Poteva andarci peggio – sostiene – dato che l’aver scongiurato la chiusura totale è già un traguardo. Ci atteniamo alle indicazioni che ci vengono date, vedremo come andrà a finire. Certo è che chiudere del tutto non era una strada percorribile».

Il piano terra del centro commerciale

Chi invece ancora non sa se nel weekend dovrà chiudere o meno i battenti è l’addetta di un negozio di ottica del Città delle Stelle. «Non sappiamo di che morte morire -spiega la donna in maniera quasi teatrale-. Non sapendo se verremo considerati come attività indispensabile, siamo appesi a un filo in attesa di direttive dall’alto».

Cambiando totalmente settore, un’altra categoria interessata dalle novità dell’ultimo Dpcm è quella degli studenti delle scuole superiori, che fino a nuove indicazioni resteranno a casa fino al 3 dicembre. A far loro compagnia sarà la tanto discussa didattica a distanza, una soluzione di compromesso che consentirà di portare avanti programmi, interrogazioni e compiti in classe. «Negli ultimi giorni abbiamo assistito a continui cambi di rotta» racconta una studentessa del Liceo Classico di Ascoli, la stessa che qualche settimana fa ci aveva segnalato le problematiche del trasporto scolastico per i ragazzi della Vallata (leggi l’articolo).

«Il presidente Acquaroli aveva già disposto con un’ordinanza il ritorno alla didattica a distanza, con la possibilità di tornare a scuola in occasione dei compiti in classe – continua – data la situazione, non abbiamo ancora capito se questa indicazione verrà confermata dal Dpcm o meno». Buon per i più smaliziati nelle interrogazioni a distanza, meno per la nostra fidata fonte, che ammette di preferire di gran lunga le care vecchie prove scritte.

E i musei? Scampati per il rotto della cuffia agli altri Dpcm, non hanno retto l’impatto con gli ultimi provvedimenti varati dal Governo, che ne ha imposto la chiusura come avvenuto qualche settimana fa anche a cinema e teatri. Interrogati sul tema, i nostri giovani interlocutori non hanno manifestato un vivo interesse, per così dire, per la questione. Parafrasando Remarque, niente di nuovo sulle sponde del Tronto.

Le Marche “zona gialla”, chiudono anche i musei Papetti: «Una scelta infondata»



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