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Terremoto, Antonini (Lega):
«La Regione ridia dignità
a un popolo afflitto»

SISMA - Il consigliere regionale nel suo intervento durante la discussione per il Programma di governo: «Subito risposte, a partire dalla vergognosa gestione delle macerie»
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Risposte pronte e mirate per ridare dignità alle popolazioni colpite dal terremoto. È questa la prima richiesta fatta all’Esecutivo dal consigliere regionale Andrea Antonini (Lega) nel corso del suo intervento in Regione durante la discussione per il Programma di governo.

Andrea Antonini

«Oltre all’emergenza Covid, che vede già reattivi il Governatore Acquaroli e l’assessore Saltamartini, c’è una piaga ancora profondamente dolorosa provocata dagli eventi sismici del 2016 – le sue parole – i ritardi con cui il sistema politico ha affrontato il dramma terremoto sono ingiustificabili e la parte fragile della nostra regione è stata abbandonata ad un lento e inesorabile spegnimento».

A descrivere la lentezza e l’incapacità delle misure regionali degli ultimi quattro anni sono innanzitutto i dati sulla ricostruzione: «Su 45.000 edifici danneggiati nelle Marche, solo 1.689 sono stati ricostruiti, un misero il 3,75% sul totale. A questo si aggiunge il fallimento dello smaltimento delle macerie, esplicitato nell’insufficiente gestione del sistema concessionario: in origine, infatti, il piano operativo regionale – spiega Antonini – prevedeva l’eliminazione giornaliera di circa 1.250 tonnellate. I dati ufficiali ci dicono, invece, che siamo poco al di sopra delle 500 tonnellate giornaliere raccolte. Se la matematica non è un opinione di questo passo ci vorrà il triplo del tempo previsto».

Non solo: sempre sulla gestione delle macerie, il dito viene puntato su altre scelte di dubbia efficacia della giunta Ceriscioli: «La Regione ha allestito un centro di stoccaggio a Monteprandone, costato alla comunità qualche centinaia di migliaia di euro, il quale, però, è stato improvvisamente chiuso dopo soli tre mesi di attività nonostante garantisse un certo tonnellaggio giornaliero di abbancamento. Quali sono i motivi, ad oggi sconosciuti, della chiusura da parte della società concessionaria? E perché non si è concentrato ab origine lo smaltimento nel deposito di Arquata del Tronto che non dista 50 chilometri come Monteprandone? Sarà nostro dovere dare rapide risposte per imprimere un’inversione di marcia quanto mai necessaria per il rispetto delle tempistiche».

Antonini, poi, ha richiamato l’attenzione su altre due misure definite “decisive per il rilancio delle zone terremotate”. «Se le mozioni sulla Zona Economica Speciale presentate in Parlamento del centrodestra avranno il giusto seguito da parte dell’Esecutivo nazionale – aggiunge – saranno un’ottima possibilità per eliminare burocrazia e attrarre investimenti. Dal canto suo, il Governo ha di recente perso l’ennesima grande occasione di rilancio per questa terra, non inserendo l’area del cratere tra quelle beneficiarie degli sgravi fiscali previsti dal Bonus Sud».

Infine, l’attenzione è passata alle infrastrutture: «La grande scommessa è realizzare un ripensamento rigenerativo di tutta l’area appenninica che non avrà un futuro senza la ricostruzione di un proprio il tessuto comunitario. Per farlo occorre rendere il territorio appenninico accessibile al turismo e alle imprese, con nuove infrastrutture e collegamenti viari, ma anche attraverso alte tecnologie, a partire dalla banda larga diffusa».

Antonini, poi, ha concluso il suo intervento dicendo: «L’impegno deve essere subito deciso e ben studiato. Un popolo afflitto non può ancora vergognarsi di come la politica tutta ne abbia rappresentato le legittime speranze».


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