di Luca Capponi
Ascoli, primo giorno di coprifuoco. 6 novembre del 2020, l’anno nefasto. Tutti in casa dalle 22 alle 5. La città vuota. Ancora, di nuovo, dopo il tremendo lockdown di marzo e aprile. Il Covid e la seconda ondata nel Piceno che, solo pochi mesi fa, era una delle zone d’Italia meno toccate dal virus.
Già dall’ora di cena, pochissima gente in giro. Luoghi solitamente animati, soprattutto nei weekend, restano muti. Saracinesche abbassate. Piazza del Popolo, piazza Arringo, piazza Roma. Silenzio. Come da qualche tempo, solo che adesso è legge. Pure se il vuoto avvolge tutto ormai da giorni. Sarà così fino al 3 dicembre, si spera.
Coprifuoco. Termine che forse per i più giovani era, fino a ieri, sconosciuto, è ora tornato prepotentemente attuale. Come in tempo di guerra. Ma stavolta il nemico è invisibile. Lo scenario che si staglia davanti agli occhi, invece, è tremendamente percettibile. Colpisce e sconvolge, ancora. Anche se sta diventando, purtroppo, sempre più usuale.
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati