di Luca Capponi
Che la situazione negli ospedali sia al limite, purtroppo, è una cosa fin troppo evidente. D’altronde, se si chiama emergenza sanitaria un motivo deve pur esserci. Emergenza che fa rima, spesso, con situazioni poco piacevoli. Anche quando così non dovrebbe essere. Di segnalazioni su cosa sta accadendo di negativo nelle strutture ospedaliere, infatti, ne arrivano a decine.
L’ultima riguarda il pronto soccorso dell’ospedale “Mazzoni“. Non che prima del Covid tutto filasse proprio liscio, beninteso, ma in base a quanto riferisce chi si è trovato a dover fruire del servizio le cose non vanno proprio come dovrebbero.
Il racconto di una persona che ha trascorso 12 ore ad attendere il suo turno nonostante i dolori lancinanti al ginocchio è abbastanza esplicativo. Il suo racconto uguale a quello di tanti altri, e per questo anonimo.
«Qualche giorno fa mi sono recato al pronto soccorso perchè non ce la facevo più a sopportare il dolore -spiega-. Sono entrato alle 17 dopo avere effettuato la registrazione al triage, seguendo anche le procedure anti Coronavirus, poi è iniziata l’attesa in una sala piena. La prima cosa vergognosa che intendo segnalare riguarda l’assenza di gel e disinfettante dopo l’ora di cena, che trovo assurda. Fino a quell’ora c’è un operatore sul posto che gira con un carrello dove c’è tutto il necessario anche per assistere chi ha bisogno, soprattutto gli anziani, poi quando se ne va non c’è più nessuno. Chi arriva ad esempio alle dieci non può igienizzarsi, ma anche chi va in bagno, per fare un esempio: lo trovo incredibile se penso che si tratta di un ospedale».
«Durante l’attesa ne ho viste di tutti i colori -continua il racconto-. Sono arrivati anche pazienti con apparenti sintomi da Covid che però sono rimasti ad aspettare insieme agli altri: possibile non si possano effettuare percorsi diversi per chi ha sintomi e non è certo di essere negativo? C’era un andirivieni di barelle con malati di Covid mai visto che, ovviamente, aveva la precedenza su tutto. Ma non è comunque possibile vedere persone che, lì dalla mattina, sono state costrette ad andarsene perchè logorate dall’attesa. Un anziano era venuto per una visita ed un ricovero gà stabiliti ed è rimasto ad aspettare 8 ore».
«A un certo punto qualcuno ha cominciato a urlare minacciando di chiamare i Carabinieri -è la prosecuzione-. Intorno alle 20 è arrivata una bambina di 3 anni che aveva subito un trauma cranico: è rimasta a lamentarsi e piangere fino a che non l’hanno visitata, intorno all’una. Io le ho ceduto il turno come ho fatto con chi credevo stesse peggio di me, nonostante avessi un dolore insopportabile al ginocchio gonfio».
«Io, come molti altri che erano lì con me, non ce l’ho con chi lavora al pronto soccorso: la carenza di personale è evidente, così come il fatto che medici e infermieri siano oberati di cose da fare -dice-. Le risposte all’utenza le deve dare chi comanda, e lo fa con lauti stipendi. Queste situazioni da terzo mondo non sono più ammissibili. Non è possibile che in una struttura ospedaliera non ci sia il gel per disinfettarsi, lo ribadisco, in un momento come quello che stiamo vivendo».
«Quanto può resistere un anziano su una sedia ad aspettare il proprio turno per ore? -è la domanda- Chi si prende la responsabilità se una persona che non è sicura del proprio stato di salute firma e se ne va dopo 10 ore, col rischio magari di essersi preso anche il virus? Come utenti che pagano le tasse vogliamo risposte chiare da chi deve fornirle, vogliamo capire come funziona e quali sono le procedure, e perchè i tempi sono così assurdamente dilatati e soprattutto cosa si intende fare per rimediare. Altrimenti basta che ce lo dicano, e al pronto soccorso non ci si va per niente anche se è un diritto poterci curare quando stiamo improvvisamente male».
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