Anche da “Ascolto & Partecipazione”, il comitato civico di Ascoli presente in Consiglio comunale, giunge un grido di allarme per il
diffondersi del contagio da Coronavirus tra medici, infermieri e altro personale degli ospedali di Ascoli e San Benedetto.
«La situazione Covid nel nostro territorio sta sfuggendo di mano?», si chiedono gli esponenti di Ascolto & Partecipazione.
«Leggendo i giornali e i dati della regione – aggiungono Emidio Nardini e Antonio Canzian – riferiti a contagi, ricoveri e più ancora ascoltando gli addetti alla sanità, il quadro che emerge è tutt’altro che rassicurante. Un quadro molto più grave di quello della prima ondata. E se ascoltiamo direttamente medici ed infermieri dell’ospedale “Mazzoni” di Ascoli la questione si fa ancora più cupa.
Pazienti parcheggiati, anche se per poco, nelle auto ed ambulanze fuori da Pronto Soccorso, Obi e Murg pieni di pazienti Covid in attesa di trasferimenti sempre più problematici. Il reparto di Malattie Infettive-Pneumo, collocato nella palazzina del Trasfusionale, è al completo. Ci sono pazienti intubati “provvisoriamente” sistemati in sala operatoria. Insomma, la struttura è al collasso, gli operatori sono al limite. Già storicamente sotto organico, rischiano contagi che ne assottigliano ancora di più il numero e turni massacranti con richiesta di turni aggiuntivi di 4 ore oltre il proprio turno».
E ancora: «C’è qualcosa che non torna in tutto questo. Oggettivamente siamo in una condizione peggiore che nella primavera scorsa: avevamo il lockdown è vero, ma pochi malati e vittime. Il nostro risultato positivo di allora, dal punto di vista sanitario, fu dovuto a diversi fattori: l’atteggiamento della cittadinanza, l’adesione alle rigide regole del coprifuoco, giornalmente richiamate, ricorderete, dal sindaco Marco Fioravanti. Fondamentale fu però la possibilità di gestire i pazienti della provincia su due ospedali, uno Covid ed uno “pulito”, per continuare in sicurezza, sia per i pazienti che per gli operatori, l’attività medica e chirurgica ordinaria. Di tutto questo attualmente non c’è traccia. Il piano pandemico dell’Area vasta non viene attuato. Si cerca di aumentare i posti letto Covid in ambo gli ospedali, anche ricorrendo a tensostrutture, ma non riuscendo a creare percorsi differenziati si lascia una promiscuità che può essere solo foriera di nuovi contagi con il rischio di chiusura di reparti ordinari».
«Non si capisce perché – concludono Canzian e Nardini – non si segua una strada già sperimentata e che ha dato ottimi risultati. Non si capisce se questa è una scelta politica o tecnico-amministrativa. Non si capisce, inoltre, il silenzio dei sindaci delle due città. Non hanno nulla da dire rispetto a questa situazione? Sono d’accordo con queste “non” scelte che rischiano di precipitarci in situazioni sempre più gravi? O addirittura c’è qualche gioco delle parti fra due sindaci, che appartengono allo stesso schieramento politico, che non mira a risolvere i problemi di una cittadinanza che è unica di fronte ad una pandemia, e che cercano solo di non farsi male politicamente?
Questi tempi difficili non ammettono miopi campanilismi o giochi da bambini. Occorre invece senso di responsabilità nei confronti dei cittadini e farsi carico delle sorti di questo territorio almeno esprimendo il proprio punto di vista e non nascondendosi. E lo chiediamo a tutti coloro che oggi rivestono ruoli di governo: sindaci, consiglieri ed assessori regionali che mentre prima esercitavano il loro legittimo diritto di critica ora però hanno la responsabilità delle scelte e non possono ripararsi, quando fa comodo, dietro “le scelte dei tecnici”, perché sappiamo che, almeno in questa vicenda, così non è».
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