di Maria Nerina Galiè
I tamponi a sospetti, contatti stretti e sintomatici sono alla base della strategia per arginare la diffusione del Coronavirus. Ma quando il numero delle persone in elenco si impenna, l’operazione diventa ingestibile. Nell’Area Vasta 5, come dappertutto inoltre, sono mancati i reagenti per processare i campioni. La ditta produttrice, la Roche, tutt’ora non riesce a soddisfare le richieste a livello mondiale.
Non per questo però si è fermata la macchina che da mesi sta cercando positivi da isolare nel più breve tempo possibile.
Come? Lo spiega il dottor Antonio Fortunato, direttore del laboratorio di Patologia Clinica dell’Area Vasta 5, che ha subito colto l’opportunità di utilizzare i tamponi antigenici, messi in commercio solo la scorsa settimana, accanto ai molecolari in carenza ormai cronica di materie prime.
«Adesso stiamo lavorando con tre tipologie di tamponi che prevedono sempre il prelievo di campioni naso-faringei.
Ci sono i molecolari, che ormai conoscono tutti. Agiscono tramite amplificazione dei geni virali maggiormente
espressi durante l’infezione. Ma vista la mancanza di reagenti, abbiamo iniziato tre giorni fa ad utilizzare gli antigenici.
Questi vanno ad individuare le proteine virali, gli antigeni appunto.
Si dividono in tamponi rapidi, impiegati nello screening di massa e con bassa probabilità di trovare l’infezione. Danno l’esito nel giro di pochi minuti e direttamente sul posto. Non esprimono la quantità di antigeni. Somigliano ai test di gravidanza per capirci.
Nel nostro laboratorio invece stiamo lavorando con i tamponi antigenici strumentali. Vanno alla ricerca dell’antigene, anche dal punto di vista quantitativo, sul campione che viene esaminato come se fosse messo sotto una lente di ingrandimento».
La spiegazione, lontana dal complesso lavoro che sta dietro l’esame, ha il solo scopo di far capire la differenza tra i due tipi di indagine.
Quanto sono attendibili i tamponi antigenici?
«Rispetto al tampone molecolare, l’antigenico risulta meno sensibile. Nell’esame si possono perdere campioni, ma solo quelli con una carica virale molto bassa. E’ ovvio che, parlando di un prodotto prodotto messo in commercio da una settimana, necessità ancora di verifiche sull’attendibilità. Nelle nuove diagnosi cerchiamo sempre conferma con il molecolare».
Inevitabile parlare a questo punto di numeri con il dottor Antonio Fortunato.
«Venerdì scorso, solo di antigenici in laboratorio ne abbiamo esaminati 500, sabato 700 e lunedì 1.100. Ieri (martedì 17 novembre, ndr) siamo arrivati a 800. Continuando poi a fare sempre 2-300 molecolari al giorno».
Parlando di percentuale di positivi?
«Ora siamo intorno a 10-12%. Niente a che vedere con metà ottobre, quando siamo arrivati al 20% anche al 30% di positivi».
La corsa all’esame dei tamponi non si placa dunque, nello sforzo che sta diventando sovrumano, di dare anche risposte in tempi brevi, nel giro di 24 ore.
«Dare risposte dopo giorni non ha senso. Sia perchè è importante isolare subito i positivi. Sia perchè nel frattempo un soggetto negativo, continuando a stare in comunità, può contrarre il virus».
Fondamentale quindi che i nuovi positivi, sappiano prima possibile di esserlo. Ma avendo a che fare con numeri esorbitanti, diventa impossibile non solo il tracciamento dei contatti, ma anche avvisare i contagiati del comportamento da tenere.
«Infatti prima, quando emergeva un nuovo positivo, veniva contattato telefonicamente. Adesso parte il messaggio automatico. Annuncia la positività e chiede al paziente, in attesa della telefonata che arriva dopo qualche giorno, di rimanere isolato e preparare la lista delle persone con cui è entrato in contatto».
E’ piuttosto chiaro che in questo modo si allungano i tempi della ricerca di nuovi contagi, che ignari di esserlo, continuano a svolgere le loro azioni quotidiane con il rischio di continuare a diffondere il virus.
Parlando di messaggi, chi dà l’input di inviarli?
«C’è un sistema automatico che li fa partire qualche minuto dopo che il nostro laboratorio ha “rilasciato l’esame”».
Se il messaggio arriva nel cuore della notte vuol dire che qualcuno della sua equipe, pochi minuti prima ha dato l’invio?
«Esatto. Ormai lavoriamo con orari al limite dell’umana tolleranza».
Inutile ribadire che il laboratorio di Biologia molecolare del “Mazzoni” è solo uno dei servizi che svolge l’Unità operativa di Patologia Clinica diretta da Antonio Fortunato.
«A marzo e aprile erano quasi del tutto sospese le altre prestazioni. Adesso ambulatori e attività esterne continuano a lavorare. E noi siamo sempre le stesse persone. Non so davvero quanto potremo ancora andare avanti. Per di più, il peggio deve ancora arrivare».
In che senso?
«Al momento non è ancora arrivata l‘influenza stagionale. L’abbiamo cercata sui tamponi risultati negativi. Non abbiamo trovato traccia del virus delle comuni influenze. Quando il Coronavirus girerà insieme con l’influenza stagionale, il numero delle persone da esaminare, perchè sintomatiche e quindi sospette Covid, sarà ancora più elevato. Il picco è atteso per i primi mesi dell’anno».
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati