Due persone hanno perso la vita nel Piceno per le complicanze del Coronavirus, che ha aggravato patologie pregresse, da come riferisce il Servizio Sanità della Regione Marche oggi 23 novembre e relativamente ai dati delle ultime 24 ore.
Si tratta di un uomo di 76 anni di Ascoli, ricoverato a Pesaro, e una donna di 95 di Offida e che si trovava all’ospedale di Ascoli. Potrebbe trattarsi dell’anziana di cui ha dato notizia il sindaco Luigi Massa (leggi qui).
Sempre il Servizio sanitario regionale ha comunicato che nelle Marche se ne sono andate in tutto 11 persone ed ha riferito di altre due, decedute nei giorni scorsi, di cui è stata definitivamente accertata la diagnosi di Covid.
I decessi comunicati oggi sono pertanto 13 (vedi tabella sotto per il dettaglio in tutte le Marche).
A tenere banco, ancora è la difficile situazione dei ricoveri. Il dato che più emerge, dal bollettino giallo diffuso oggi dal Servizio Sanità della Regione (vedi tabella sotto) è il numero dei pazienti ricoverati nei Pronto Soccorsi degli ospedali marchigiano. Ne sono in tutto 63, in attesa che venga loro trovato un posto nei reparti Covid dedicati.
Sono 3 al Pronto Soccorso del “Mazzoni” di Ascoli.
Nell’Area Vasta 5 quello che stanno vivendo adesso i Pronto Soccorso, di Ascoli e San Benedetto, è al centro dell’intervento di “Orgoglio Civico”.
«L’organizzazione – si legge nella nota a firma di Benito Rossi – non può essere improvvisata come in precedenza, soprattutto vendendo come panacea la trasformazione del “Madonna del Soccorso” a ospedale Covid. Il Covid “vive” in tutti gli ambienti, poi sta a noi saper gestire al meglio percorsi e protezioni individuali.
La separazione netta di due Pronto Soccorsi, Covid e no Covid, con annessa sala per gestire i sospetti Covid rappresenta la via maestra. Obiettivo tra l’altro spinto e raggiunto al Pronto Soccorso di San Benedetto, a suon di legale, incaricato da infermieri e medici.
Ma i corridoi vanno separati nettamente dal transito dei pazienti, così come l’uso degli strumenti tecnologici. In 7 mesi si sarebbe potuto fare molto ma ragionando al presente ed in virtù di una curva infettiva piuttosto allargata, la gestione del paziente a domicilio, Covid e no Covid, rappresenterebbe un obiettivo da aggiustare ed in fretta, a favore di pazienti e lavoratori della prima e seconda linea».
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