di Federico Ameli
Sono trascorsi ormai dieci giorni dal passaggio di Ascoli e provincia – come d’altra parte tutte le Marche – dalla zona gialla a quella arancione, che ha portato con sé una serie di rigide restrizioni volte al contenimento del contagio nella nostra regione.
In attesa di conoscere più dettagliatamente se queste misure avranno portato i frutti sperati o meno, abbiamo raccolto i pareri e le opinioni di chi ad oggi, tra le diverse categorie professionali penalizzate dall’avanzare dell’emergenza sanitaria, sta pagando il prezzo più alto per la tutela della salute pubblica. Parliamo dei titolari di bar e caffetterie, che con l’avvento dell’arancione hanno dovuto a malincuore abbassare la serranda e rifugiarsi nel servizio d’asporto, che in un territorio come il nostro non sempre riesce a soddisfare pienamente le esigenze di gestori e consumatori.
Castel di Lama è la prima tappa del nostro piccolo tour della Vallata, che parte dal Caffè Sonia di via Scirola. «Dire che negli ultimi giorni stiamo lavorando a pieno regime sarebbe un po’ eccessivo. Piuttosto, stiamo “lavoricchiando” nel tentativo di limitare i danni» dichiara uno dei ragazzi al bancone.
«Oltre alla colazione, abbiamo continuato a proporre il nostro menù da asporto per il pranzo, fornendo ai clienti tutto il necessario. I prezzi sono rimasti gli stessi: qualcuno ci ha suggerito di aumentare le tariffe per far fronte all’emergenza, ma abbiamo preferito lasciarle così com’erano».
Buone notizie per tutti i residenti: nessuna delle attività a cui ci siamo rivolti ha deciso di rivedere il listino prezzi, apprezzabile segno di vicinanza a una clientela fedele e allo stesso tempo non certo estranea alle conseguenze economiche dell’emergenza sanitaria. A proposito di clienti, stando sia alle parole dei baristi che al tutto sommato buon afflusso di cui siamo testimoni nella nostra breve sosta nel locale, la situazione poteva essere decisamente peggiore.
«Il riscontro finora è stato discreto – dichiarano dal locale – ma molto dipende anche dal tempo: con l’abbassamento delle temperature si lavora molto meno del solito».
Una conferma in questo senso ci arriva anche dal secondo bar a cui decidiamo di far visita, La bottega del tabacco, che alcuni conosceranno come Capolinea Cafè. Mentre Luana Celani, la titolare, ci accoglie a braccia aperte, ne approfittiamo per scambiare due chiacchiere anche con un abituale frequentatore del bar che, non potendo consumare nel locale, sta ritirando il proprio ordine d’asporto.
«Per i gestori non è facile, ma nemmeno per noi clienti -assicura l’uomo-. Fa sempre piacere andare a trovare i propri baristi di fiducia e cercare di dar loro una mano, ma con il freddo di questi giorni le persone preferiscono restare a casa. È venuto meno l’aspetto conviviale del bar, che invece è alla base del servizio».
La parola passa poi a Luana, che ci spiega il suo punto di vista. «Le cose sono cambiate e non stanno certo andando per il meglio. La mia è un’attività a conduzione familiare e, con le restrizioni imposte dal governo, qui nella zona non c’è più quell’importante flusso di clienti di qualche settimana fa».
Pur rientrando in un’area strategica come quella della stazione ferroviaria, La bottega del tabacco, al pari di tanti altri locali del paese, oltre alle necessità dettate dall’emergenza sanitaria in sé deve anche fare i conti con l’incertezza e la precarietà dovute a quei labili confini che dalla notte dei tempi dividono Castel di Lama da Ascoli, impedendo – almeno sulla carta – l’accesso al bar a tanti residenti della zona.
Trovandosi sul lato sud della Salaria e di conseguenza in suolo ascolano, nelle immediate vicinanze di una stazione – che, ironia della sorte, porta anche il nome di Offida – ben lontana dal traffico di un tempo, per Luana e la sua famiglia è tutt’altro che semplice continuare a lavorare come se nulla fosse.
«Non sono un vigile urbano, ma posso dirti che circa il 90% della nostra clientela risiede a Castel di Lama, il che per noi è molto penalizzante. Al momento lavoriamo con le colazioni da asporto, mentre gli aperitivi sono in netto calo. Cerchiamo di inventarci qualcosa perché tutto sommato alle persone piace mangiare e bere qualcosa, ma la situazione resta molto complicata: i ristori promessi dal Governo probabilmente basteranno per pagare le utenze, ma per il resto dovremo cavarcela da soli».
È dello stesso avviso – e non potrebbe essere altrimenti – anche Claudio Mestichelli, titolare del Tommy’s Caffè, altro locale del “limbo” di Villa Sant’Antonio. «Vista la situazione, siamo stati costretti a sospendere i pranzi veloci e gli aperitivi cenati che solitamente proponevamo ai nostri clienti. Abbiamo chiuso temporaneamente la cucina e messo in cassa integrazione il nostro cuoco, puntando per forza di cose su caffetteria e aperitivi da ritirare all’interno del locale».
Claudio non fa troppi drammi, ma è evidente che l’atmosfera non sia più quella di qualche settimana fa. «Ti direi che le cose stanno andando “benino”, anche se forse è una parola grossa: dopo le 15 l’afflusso di persone si ferma del tutto, fino alle 20 lavoriamo quasi esclusivamente con i clienti della tabaccheria.
Nonostante tutto abbiamo scelto di non aumentare i prezzi, andando di conseguenza ad abbassare i margini di guadagno – peraltro già piuttosto ridotti – con le spese per bicchieri, cofanetti, zucchero e tutto il necessario per l’asporto. Di questi tempi, lavorare a ritmi bassi e mantenere un impianto come il nostro non è certo semplice».
In attesa di tempi migliori, sia per i gestori che per i loro clienti, non possiamo che far nostro l’augurio che Luana Celani rivolge idealmente a tutta la comunità. «La mia speranza più grande è che tutto questo si risolva senza pesanti strascichi. Non solo a livello economico, ma soprattutto umano».
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