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Ascoli all’ultimo posto: il piatto è servito

SERIE B - Dopo dieci giornate, ma anche una gara da recuperare (a Pisa), il Picchio deve guardare dal basso verso l’alto tutte le altre 19 contendenti. Delio Rossi dopo Bertotto, ma la musica non è cambiata. Nessuno ha la bacchetta magica, ma la prova col Pescara resta sconcertante. Situazione figlia di un mercato sbagliato
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La squadra schierata contro il Pescara

di Andrea Ferretti

Ultimo posto, il piatto è servito. La cucina l’aveva già sfornato e impiattato. Mancava solo di portarlo a tavola e si attendeva l’arrivo del maitre. Che si è materializzato sotto forma di una squadra con maglie biancazzurre che risponde al nome di Pescara. Non é la Juve, non é il Barcellona, ma solo una squadra che nelle stesse ore in cui Pulcinelli dava il benservito a Bertotto, si affidava pure lei a un nuovo allenatore con Breda al posto di Oddo. Un avversario alla portata dell’Ascoli la frase ricorrente della vigilia. Non poteva essere altrimenti avendo gli abruzzesi un punto meno e, anche loro, una sola vittoria e un attacco quasi sterile. Ovvio che in pochi giorni né Breda a Pescara, né il suo vecchio maestro Delio Rossi ad Ascoli hanno potuto combinare granchè. Entrambi, probabilmente, hanno trascorso la prima settimana a ripassare, prima di addormentarsi, i nomi dei giocatori.

Delio Rossi e Roberto Breda prima del match

La differenza è che quelli del Pescara hanno tirato fuori quello che di solito emerge con un nuovo allenatore. E l’Ascoli no. Galano (ogni anno non vede l’ora di affrontare l’Ascoli che lo fa sempre sentire il Messi dei poveri) e compagni hanno tirato fuori una prestazione di sostanza, al punto tale che si fatica a comprendere come la squadra vista al “Del Duca” si barcameni nelle paludi della cadetteria. Si capisce tutto dopo aver visto l’Ascoli all’opera. Il Pescara ha vinto con due gol di scarto che potevano essere almeno quattro se non ci fosse stato Leali in modalità superman.

L’Ascoli è una squadra costruita male, che si fa fatica a mettere in campo e che fa fatica a stare in campo. Questo Bertotto, dopo otto partite, forse l’aveva capito ma non osava fiatare. Rossi, che fa l’allenatore da trent’anni, deve averlo capito già all’intervallo. Eppure due allenatori diversi hanno schierato Gerbo ala destra. Non è Domenghini e nemmeno Claudio Sala, ma un onesto lavoratore di centrocampo, quello che una volta si chiamava mezzala. All’ala destra Bertotto una volta ha perfino schierato Cavion. Alè.

Il dg Ducci e patron Pulcinelli

La difesa senza Brosco è la difesa di una squadra che anche quest’anno dovrà faticare per salvarsi. A centrocampo c’è una tribù di giocatori, ma per alcuni di loro come Eramo o Donis esiste al massimo la panchina. Sull’attacco non si sa da che parte cominciare. Proviamoci. Centravanti (Bajic-Vellios) che in cento minuti non impegnano mai il portiere avversario, e certe volte manco i difensori che hanno di fronte. Esterni (Pierini-Cangiano) che appaiono spaesati o, come Chiricò, a tratti bello da vedersi e basta.

Il risultato, dopo dieci giornate e una gara in meno (quella di Pisa), non poteva non essere quello di una squadra che guarda dal basso verso l’alto tutte le altre 19 contendenti. Per l’Ascoli e Delio Rossi il mese di fuoco (nove partite dal 4 dicembre al 4 gennaio) si è aperto malissimo. E prosegue con una partita che giunge come un’ancora di salvataggio: Ascoli a Pisa nel giorno dell’Immacolata.

Meglio appellarsi ai santi dopo una serie di risultati che sono figli di un mercato infarcito di errori. Non solo in entrata. In questo momento Andreoni sarebbe il Djalma Santos bianconero, Valentini il Sergio Ramos di turno, Troiano e Padoin due pedine indispensabili sia in campo che nello spogliatoio. Ma, da questa estate, nell’Ascoli non ha proprio funzionato nulla? No, hanno funzionato i portieri, l’unica nota lieta. Ma se prima Leali, poi Sarr e poi di nuovo Leali sono stati quasi sempre i migliori, un motivo ci sarà?

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