di Andrea Ferretti
Con i morti le strumentalizzazioni sono vietate. Su questo non piove. Senza addentrarci nel ginepraio dell’italica burocrazia – piaga nazionale che dopo aver superato la Spagnola sta resistendo pure al Coronavirus – sono più che maturi i tempi affinchè l’attuale stadio “Cino e Lillo Del Duca” di Ascoli venga intitolato a Costantino Rozzi. Senza “se”, senza “ma” e, soprattutto, senza le solite frasi buone per tutte le stagioni tipo “stiamo vedendo”, “ci stiamo impegnando”, “lo faremo”.
Oggi più che mai, considerando anche che venerdì 18 dicembre ricorre il 26° anniversario della morte di Costantino Rozzi, il Comune di Ascoli – proprietario dello stadio – deve prendere una decisione sicuramente gradita a tutti gli ascolani come lo è stata l’intitolazione della Tribuna Est a Carlo Mazzone, di intitolare lo stadio “Cino e Lillo Del Duca” a Costantino Rozzi.
Senza nulla togliere ai due fratelli di Montedinove che negli anni ’50 e ’60 fecero tanto per l’Ascoli spedendo ogni anno dalla Francia – dove Pacifico, detto Cino, era un affermato editore di fama internazionale – il denaro che serviva, quello che ha fatto Costantino Rozzi per l’Ascoli Calcio e per Ascoli è imparagonabile.
Superfluo ricordare quello che ha fatto Rozzi per migliaia di famiglie ascolane e del territorio, dando lavoro per trent’anni a diverse centinaia di persone. Ragazzi, padri e mariti, oggi adulti e anche nonni.
A Napoli lo stadio ex San Paolo ora si chiama “San Paolo-Diego Maradona”. E’ stato intitolato al Pibe de Oro quasi prima della sua tumulazione, mentre ad Ascoli si continua a rimandare la decisione.
A Costantino Rozzi da anni sono intitolate la prosecuzione di via Marini, strada con cui – ponte compreso – si raggiunge lo stadio, e la Curva Sud. Quest’ultima potrebbe essere intitolata a Reno Filippini, il tifoso ucciso dagli ultras dell’Inter nel 1988 proprio lì davanti.
A Cino Del Duca è dedicata anche la via del centro cittadino che unisce Piazza Simonetti con Piazza del Popolo. E anche una via si Parigi e una di Milano portano il nome dell’impareggiabile filantropo.
In numerose città italiane da tempo gli stadi sono intitolati, o co-intitolati, a presidenti-allenatori-calciatori (scomparsi) che nella società o nella squadra di quella città hanno amministrato-diretto-giocato lasciando un segno.
Un segno paragonabile a quello lasciato da Costantino Rozzi che è stato l’ascolano più amato dagli ascolani nel secolo scorso?
Intitolare lo stadio a Costantino Rozzi è solo un atto dovuto nei confronti di una città, di un popolo.
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