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Acquaroli al summit Stato-Regioni:
«Assembramenti nelle case,
disponibile a discutere una stretta»

EMERGENZA CORONAVIRUS - Il governatore dopo l’incontro online spiega la sua posizione rispetto a una chiusura dal 24 dicembre al 7 gennaio: «Se si dovesse ipotizzare ci sarebbe bisogno di ristori totali e immediati»
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Francesco Acquaroli

«Il mio intervento, tra gli ultimi di quelli in scaletta, ha evidenziato la disponibilità a discutere di una stretta per evitare assembramenti e ammucchiate soprattutto nelle case private».

Così il governatore Francesco Acquaroli dopo il summit online Stato-Regioni per discutere, tra le altre cose, anche di una possibile virata in zona rossa per tutta Italia dal 24 dicembre al 7 gennaio per contenere la pandemia da Covid. Un’ipotesi che però Acquaroli dichiara di non appoggiare, pur chiedendo lui stesso misure più restrittive.

«La premessa doverosa, è che la riunione era stata convocata per parlare di vaccini ma in coda è stato inserito il tema delle ulteriori eventuali altre misure da prendere per le festività natalizie, onde evitare un impatto devastante nel mese di gennaio sulle strutture ospedaliere ancora in sofferenza -dice Acquaroli -. Per questo ci è stato chiesto il nostro parere. Il mio intervento, tra gli ultimi di quelli in scaletta, ha evidenziato la disponibilità a discutere di una stretta per evitare assembramenti e ammucchiate soprattutto nelle case private».

«Ho affermato che se si dovesse ipotizzare una ulteriore chiusura non si può pensare che a pagarla siano ristoranti, bar, esercizi commerciali, piscine e palestre e che a fronte di essa ci sarebbe bisogno di ristori totali e immediati –conclude-. Ho detto inoltre che non è comunque giusto paragonare i territori periferici, che già hanno pagato con l’isolamento le precedenti restrizioni, alle grande dimensioni. Ho parlato dell’inopportunità di lasciare sole persone anziane in questo periodo. Ho chiesto di dare certezze, seppure in un quadro complicato. Ho parlato di necessità di concertazione e di messaggi univoci. Ieri si diceva di aprire le scuole e oggi si pensa di chiudere tutto. È incomprensibile a me, figuriamoci ai cittadini».


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