di Andrea Pietrzela
A chi non è mai capitato di disfarsi di qualche vecchio vestito, o perché diventato troppo stretto o perché semplicemente non più indossato, tramite uno dei “cassonetti gialli”? Stiamo parlando dei “Raccogli indumenti usati” presenti sul territorio ascolano e autorizzati dal Comune, i contenitori di oggetti usati che vengono poi recuperati e trasformati da rifiuto a risorsa. Ma come avviene questo processo? Che fine fa un vestito, una borsa o un paio di scarpe dopo essere stato inserito in uno dei punti di raccolta dal caratteristico colore giallo?
Anni fa il processo era gestito in maniera diretta dalla Caritas Diocesana di Ascoli che utilizzava mezzi propri, mentre oggi la gestione degli indumenti usati è interamente nelle mani della società Ecoinnova (ex Ascoli Servizi Comunali), che raccoglie, analizza, smista e ricicla le donazioni sempre con un occhio rivolto alla beneficenza.
PASSAGGIO DI CONSEGNE – «Per il trasporto di veri e propri “rifiuti” urbani, esiste una norma che prevede che tutti i mezzi utilizzati siano iscritti all’Albo Gestori Ambientali – spiega Francesco De Angelis, amministratore di Ecoinnova – Ogni mezzo, dopo una perizia e un controllo tecnico, viene iscritto all’Albo e può iniziare ad operare. Per questa ragione la Caritas non poteva più occuparsene in maniera diretta, ma il ricavato finale è stato sempre donato all’associazione».
IL PROCESSO – «Una volta ogni tot giorni la “Nicoletti servizi“, cioè la ditta incaricata per il servizio, raccoglie gli indumenti per tutta la la vallata a costo zero per i Comuni. I sacchi di abiti usati vengono caricati e portati al punto di stoccaggio della stessa azienda, dove seguono le fasi di cernita, di imballo e di sanificazione – continua De Angelis – Gli abiti vengono esaminati e divisi per qualità, per materiali e per ricuperabilità, poi la strada si divide. I tessuti malridotti vengono riciclati per produrre nuovi tessuti, riutilizzati come stracci per la pulizia o vanno al macero, mentre gli abiti in buono stato vengono sanificati e inviati in altri impianti dove vengono recuperati e reintrodotti nei mercati rionali o nei mercatini dell’usato».
LA SEGNALAZIONE – La nostra indagine era partita proprio da una segnalazione di un cittadino a cui era sembrato di vedere al mercato lo stesso abito che aveva donato poco tempo prima: «È impossibile che un abito sia finito da Ascoli al mercato di Ascoli – sostiene l’amministratore di Ecoinnova – i vestiti fanno un giro immenso, arrivano ad Ancona e poi vengono smistati e mandati in tutta Italia. È impossibile anche che un punto di raccolta sia stato forzato dall’esterno, anche perché credo che nessuno si metterebbe a scassinare un contenitore di vestiti usati».
IL RICAVATO – Gli abiti insomma, dopo essere stati depositati in uno dei “Raccogli indumenti usati”, viaggiano per chilometri prima di essere analizzati, smistati, riciclati, donati a chi ne ha più bisogno oppure venduti. I fondi raccolti in parte servono a finanziare il servizio stesso, in parte tornano nelle casse della Caritas: «In media, ogni fine anno doniamo alla Cartias circa 10.000 euro. I cittadini ascolani dunque, anche se non più in maniera diretta, continuano sempre a sostenere la Caritas diocesana».
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