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L’anno nefasto del Coronavirus
Dal lockdown a chi lotta in trincea
Il meglio e il peggio del 2020

PICENO - I 12 mesi che hanno cambiato la storia del mondo hanno visto un solo protagonista negativo, il Covid. Dai mesi chiusi in casa all'estate in cui germina la seconda ondata, fino all'arrivo del vaccino. E' anche la storia di centinaia di medici, infermieri e operatori che non si sono tirati indietro, come Ilenia Silvestri. E dei malati che ce l'hanno fatta, come Luigi Quaresima e Domenica Fanesi. Tanti gli amici che se ne sono andati, dal sindaco di Arquata Aleandro Petrucci al nostro collega Bruno Ferretti
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di Luca Capponi

Troppo facile stavolta, si dirà. Nell’anno da tutti definito con la stessa parola, vale a dire qualcosa di molto simile al termine nefasto, trovare il peggio sembra impresa a dir poco semplice. Così come trovare il meglio. Semplicemente perchè nessuno sa esattamente dove sta, questo meglio.

Il Coronavirus ha rivoluzionato le nostre abitudini

Ma siamo sicuri che sia così? Niente affatto.

Nel 2020 maledetto c’è un solo protagonista a rovinare sogni e vite: il Coronavirus. E dopo due mesi di “antipasto”, la mazzata del lockdown. Le città si svuotano, la paura regna e tutti chiusi in casa. Dal 10 marzo, e per altri 55 giorni, la lotta è dura. Lo scenario è quello di un film post apocalittico, visto decine di volte su grandi e piccoli schermi.

Soprattutto nel Piceno, dove aleggia pure un altro spettro, quello del terremoto che ha reso le case dentro cui dovremmo chiuderci del tutto inagibili, nel peggiore dei casi le ha tirate giù, e che all’isolamento, di altro tipo, ha abituato questa terra dall’ormai lontano 2016. La ricostruzione mai davvero partita, la mancanza di lavoro, la crisi idrica e ora il virus: cos’altro manca?

Piazza del Popolo ad Ascoli il 12 marzo: vuota come mai era accaduto nella storia

Il Covid stravolge tutto, per lasciare sul campo solo incognite. Quando ne usciremo? Che estate sarà? Quando finirà? Sono le domande che costellano le giornate di tutti tra mascherine, gel per le mani, distanze, autocertificazioni, Dpcm, congiunti, spostamenti, zone rosse, cibi d’asporto e videochiamate. Mentre il pianeta si ammala e muore.

La possibilità di tornare (parzialmente) a vivere arriva ad inizio maggio, il 4, con l’inizio della cosiddetta “fase 2”. Proviamo a reagire e a ripartire. Ma anche lì, il peggio è dietro l’angolo. Solo che nessuno sembra accorgersene. A giugno scatta la possibilità di muoversi tra le regioni.

Il grazie di tutti agli operatori degli ospedali

Gli eventi caratteristici dell’estate picena vengono quasi tutti annullati, dalla Quintana di Ascoli passando per la V’vtella di Castorano e la Festa della Marina di San Benedetto, ridotta ai minimi termini e senza fuochi. Altri invece no. Si balla nei locali, le spiagge sono piene (ma di notte in molte di esse è vietato recarsi), le distanze molto spesso un optional.

La seconda ondata germina proprio nella bella stagione, nella provincia che era stata tra le più virtuose, Covid free nel mese di giugno. Invece passa qualche tempo e di nuovo punto e a capo. Anzi peggio, a livello di contagi e decessi. Si piangono vittime, finora in tutta la provincia sono 132. Un numero che purtroppo non resterà immutato.

Nel frattempo tutto chiuso, dai cinema alle palestre, passando per teatri, arene, piscine. Un mondo senza sport e senza cultura, uno dei settori più “massacrati”, è un mondo agonizzante.

Giugno, spiaggia di San Benedetto

Dal 26 ottobre, giorno di entrata in vigore del nuovo Dpcm, si andrà avanti, tra zone gialle, arancioni e rosse fino a fine anno, col Natale più spento dai tempi della guerra. Tra gente che non si cura delle regole e chi le segue scrupolosamente, tra risse, movide mal celate e il senno che puntualmente manca.

E poi? Non resta che lottare, come sempre.

Forse è qui che arriva il meglio del nefasto 2020.

Ilenia Silvestri, medico che ha combattuto in prima linea

Arriva dai medici e dagli infermieri, dal personale delle strutture sanitarie e per anziani, da chi sta vicino alle persone diversamente abili in un momento del genere; professionisti che, in passato troppo spesso vittima di pregiudizi da parte dell’utenza, si riscoprono eroi in trincea. A combattere faccia a faccia col male. Ilenia Silvestri, medico di Monsampolo, ha curato con coraggio tutta la sua famiglia ammalatasi di Covid, finendo alla ribalta nazionale.

Il meglio arriva da chi dona, dagli imprenditori, che negli anni hanno ricevuto tanto e ora non si tirano indietro cercando di dare una mano ad un territorio che soffre, fino alla Fondazione Carisap (su tutti, citiamo i 300.000 euro per il “Mazzoni” in tandem con Fainplast) ed alle associazioni di volontari. Ma anche da chi, come la giunta di Acquasanta Terme, decide di rinunciare all’indennità per aiutare chi auta.

Ma il meglio arriva soprattutto da quelli che ce l’hanno fatta, che sono passati indenni dentro al calvario del Covid, e che si affannano a ripetere ai troppi che non lo hanno ancora capito: “Non è uno scherzo”. Come Luigi Quaresima, uno dei primi contagiati ad Ascoli. O Domenico Fanesi, che ha passato 84 giorni in ospedale, di cui 47 in terapia intensiva.

Il dottor Marco Giri, il primo vaccinato del Piceno

La speranza si chiama vaccino, che fa il suo debutto a livello europeo il 27 dicembre così come nell’Area Vasta 5 (il dottor Marco Giri è il primo vaccinato del Piceno), dopo uno screening di massa dai buoni esiti, a rincuorare i cuori ormai allo sbando. Sarà la volta buona?

L’importante, per ora, è tenere a distanza, quello sì, pure uno degli anni più neri della storia moderna dell’umanità. Che nonostante tutto ciò, ha voluto fare anche di più. Portandosi via tanti pezzi di cuore. Dal gigante buono Pierluigi Camiscioni a Mimmo Del Moro, dal giovane Jacopo Bachetti al sindaco di Arquata Aleandro Petrucci,  dal decano dei giornalisti Bruno Squarcia fino a “faccia da gol”, il bomber dell’Ascoli dei record Renato Campanini.

E poi Bruno Ferretti, giornalista che di queste pagine è stato fondatore. Bruno ci ha salutato in una calda giornata di metà luglio. E come tutti gli amici andati, è ancora con noi per ricordarci di non mollare. Mai.

 

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