di Stefania Mistichelli
Trasporti sicuri e l’incognita degli esami di stato. Queste le maggiori preoccupazioni degli studenti ascolani, alle prese con la didattica a distanza praticamente dall’inizio dell’anno e con poche speranze di rientrare in aula in sicurezza.
Mentre infatti, in tutta Italia, gruppi di studenti si stanno organizzando per fare pressione sul Governo e sulle Regioni, organizzando sessioni di Dad fuori dai cancelli dei loro istituti, spesso sostenuti anche dai docenti, ad Ascoli per ora non si è arrivati a manifestare apertamente per la riapertura delle scuole, nonostante i tanti grattacapi.
«Ne parliamo spesso – fa sapere Alessio Poli, rappresentante d’istituto del plesso “Mazzocchi” dell’Istituto d’istruzione superiore “Mazzocchi – Umberto I” – ma molti non se la sentono di rientrare per via dei trasporti.
In tantissimi vengono da fuori e usano i mezzi. A settembre ci avevano assicurato che sarebbero stati sicuri e non è stato così. Adesso ci dicono che è garantito il trasporto al cinquanta per cento, ma molti di noi non si fidano. Magari potessimo tornare a scuola. Penso soprattutto ai più piccoli, ai ragazzi di primo e di secondo, che dovrebbero poter socializzare per conoscere i propri compagni di classe e ambientarsi e invece si ritrovano a casa davanti ad uno schermo.
È evidente che lo Stato ci ha trascurato, sono stati fatti finanziamenti senza senso, come quello sui banchi a rotelle, e poi a scuola non siamo neanche rientrati.
Il nodo è sicuramente il trasporto che poteva essere risolto utilizzando per esempio i mezzi dell’esercito o quelli turistici, invece è stato fatto poco.
Per quanto riguarda la Dad, per migliorare l’esperienza e renderla più verosimile e meno faticosa possibile abbiamo pensato di utilizzarla per esperienze formative o per colmare alcune lacune.
Ad esempio, visto che ad oggi l’alternanza scuola lavoro è in stallo, vorremmo organizzare assemblee d’istituto invitando esperti dei nostri settori, anche di fuori visto che utilizzeremmo le metodologie a distanza, in modo da poter aumentare la partecipazione ed eventualmente prendere anche crediti formativi».
Dall’Umberto I giunge poi la richiesta di conoscere le sorti di coloro che dovranno affrontare l’esame di stato.
«Chi ha fatto l’esame a giugno ha conosciuto le modalità poco prima, ma l’emergenza è iniziata a marzo e quindi c’erano pochi margini di tempo – afferma il rappresentante d’istituto Lorenzo Pelliccioni – adesso i tempi ci sarebbero.
Siamo disponibili a seguire le lezioni da casa se questo garantisce la sicurezza di tutti, ma sarebbe fondamentale conoscere le modalità d’esame: sarà un esame classico? Solo orale? Ci sarà il sistema della busta o solo la tesina? Sono interrogativi legittimi che meritano una risposta».
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