di Gianluca Ginella
«Rosina Carsetti voleva intestare la casa al nipote per prendere la pensione sociale, sembra si fosse rivolta anche ad un patronato proprio perché voleva vedere come fare. Perché farlo se era una signora a cui non mancava il denaro? Perché comunque il 2020 è stato un anno di restrizioni, per via del Covid. Inoltre la famiglia si è trovata a dover versare 50.ooo euro di Tfr ad un dipendente che si era licenziato».
A dirlo è l’avvocato Andrea Netti, legale di Arianna Orazi, Enrico Orazi ed Enea Simonetti, figlia, marito e nipote della 78enne uccisa a Montecassiano (MAcerata) la vigilia di Natale e tutti e tre indagati per omicidio volontario dell’anziana.
Il legale sta svolgendo con il suo studio delle indagini difensive e sta sentendo testimoni. Tra questi c’è anche chi ha parlato della volontà della 78enne di percepire la pensione sociale, se possibile.
Ma per ottenerla «non poteva avere una casa intestata. Stava cercando di vedere come fare a percepire questa pensione minima – sostiene Netti – secondo quanto ci ha riferito una testimone, anche l’essersi rivolta al centro antiviolenza sarebbe stato fatto per aver un consulto sul tema, visto che le avevano detto che poteva avere un parere legale».
Secondo altri testimoni invece Rosina aveva contattato il Centro antiviolenza per parlare di maltrattamenti che avrebbe subito dentro casa. Il legale oggi ha sentito due imprese che avevano svolto lavori all’interno della villetta di Montecassiano.
«Una delle imprese c’è stata poco, non ha potuto darci elementi circa lo spaccato della vita nella casa, ma ci ha confermato che il campanello non c’era, e che l’impianto d’allarme era disattivato da tempo. Inoltre ha riferito che i cani sono sempre stati mansueti. La seconda impresa – continua Netti – è stata molto più precisa su Rosina. L’ha descritta come una donna che non dimostrava la sua età, che aveva piena libertà in casa, ha detto che non aveva costrizioni o limitazioni, ricorda che quando faceva lavori nel seminterrato lei scendeva e discuteva con la figlia se fare una cosa invece di un’altra, il tutto in un clima sereno, questo nell’estate 2020. Dice che Rosina era sempre molto ben vestita, curatissima, indossava gioielli anche in casa, usciva sempre con pelliccia, occhiali da sole, gioielli, sempre sorridente. Conosce il marito da molti anni e dice che ha sempre portato la moglie su un palmo di mano».
Stamattina ci sarà un altro accesso alla villetta, i Carabinieri porteranno via, per farli analizzare, alcuni oggetti. Si tratta della sedia su cui sarebbe stata legata Arianna dal rapinatore di cui i familiari di Rosina parlano, di un aspirapolvere, di un quadro che è stato tolto da una parete di una camera da letto e poggiato su un comò.
«Dai segni e dalla polvere è stato spostato il 24 dicembre, facile immaginare che un ladro se entra in casa cerchi le cassette di sicurezza dietro ai quadri» dice Netti.
Il legale aggiunge: «nella mansarda sono state anche trovate orme che sarebbero riconducibili a scarpe da tennis, orme che vanno in direzione del comò dove c’erano i 2.000 euro che sono stati rubati. A chi appartengono quelle orme? I familiari in casa indossavano sempre le pantofole. Sebbene il ladro avesse i calzari, la Scientifica riesce comunque a capire che tipo di calzatura si indossa».
Sin qui la difesa, la procura invece al momento è stretta nel riserbo. Le indagini proseguono e al momento gli unici sospettati del delitto sono proprio i famigliari di Rosina. Gli inquirenti stanno lavorando per mettere a fuoco il movente, capire cosa sia avvenuto in quella villetta, a che ora sia avvenuto il delitto, chi fosse presente e quali siano stati i movimenti di figlia, marito e nipote della 78enne uccisa.
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