di Luca Capponi
«Ho scritto al presidente dell’Ata Sergio Fabiani per una convocazione urgente dell’assemblea e discutere di quanto sta avvenendo. Ci aspettiamo delle risposte da chi ha sempre sottaciuto tale iniziativa pur essendone ovviamente a conoscenza in qualità sia di presidente Ata che di presidente della Provincia di Ascoli, ente competente in merito. Ma non solo, perchè chiameremo in causa anche il Consind».
Non si placano le polemiche attorno all’impianto di trattamento dell’umido che dovrebbe vedere la luce a San Salvatore, frazione di Force, un “biodigestore anaerobico” che da una parte convince, col sindaco dello stesso comune, Augusto Curti, che si è dichiarato favorevole alla realiazzazione dell’opera di stampo “green” (leggi qui), e dall’altra invece crea reazioni di stampo totalmente opposto. A capitanare questa ultima corrente di pensiero c’è il sindaco di Montalto Daniel Matricardi, che dopo aver chiesto la sospensione dell’iter autorizzativo (qui le sue parole) torna sull’argomento.
C’è da aggiungere che ci sono anche molti sindaci del Fermano (siamo difatti in Valdaso, al confine) interessati alla questione. Alcuni di loro hanno scritto alla Provincia di Fermo chiedendone il coinvolgimento. Trattasi dei primi cittadini di Ortezzano, Santa Vittoria in Matenano, Montelparo, Pedaso, Petritoli, Altidona, Moresco, Monterubbiano, Lapedona, Monte Vidon Combatte, Monte Rinaldo, Montefalcone Appennino e Campofilone.
«Sorprendono le dichiarazioni del sindaco di Force che invita noi ad informarci -attacca di nuovo Matricardi-. Se avesse portato il tema nel luogo preposto, cioè l’Assemblea Territoriale d’Ambito, magari questo ed altri approfondimenti sarebbero stati fatti. Sono anni che nell’Ata si discute e si valuta il nuovo Piano d’ambito provinciale dei rifiuti, tra l’altro in corso di redazione con incarico esterno, unico atto preposto all’individuazione dei siti di smaltimento, ma fino ad oggi nessuno aveva menzionato questo impianto che nel frattempo percorreva in silenzio l’iter amministrativo come un generico insediamento produttivo».
«Il mancato coinvolgimento dell’Ata, della Provincia e dei comuni limitrofi non è certo un segnale incoraggiante -continua il primo cittadino di Montalto-. E’ ormai chiaro che la produzione di biometano è solo la conseguenza dell’attività principale e cioè il trattamento del rifiuto solido urbano. La cosa che più preoccupa è che tale impianto sia completamente privato e quindi avulso da qualsiasi controllo pubblico. La frazione organica non ha limiti territoriali per lo smaltimento, quindi è logico pensare che, nell’interesse legittimo di profitto del privato, questa sarà approvvigionata da tutto il territorio nazionale, si parla di un quantitativo di 50.000 t/a solo inizialmente».
«L’impatto sulla vallata -ribadisce- non riguarda solo l’effettiva lavorazione ma tutto ciò che ne concerne, dal pre-trattamento allo stoccaggio ed in primis la mobilità pesante che sarà generata, del tutto inappropriata per le caratteristiche ambientali e geomorfologiche nonché l’elevata caratterizzazione agricola di qualità del territorio. Le stesse infrastrutture viarie sono del tutto inidonee».
«Per quanto riguarda i posti di lavoro che verranno creati invito il sindaco Curti a sottrarre dai 15 coloro che il lavoro lo perderanno perché basato sulla bellezza paesaggistica della nostra valle, come le diverse strutture ricettive limitrofe che si troveranno questo nuovo meraviglioso affaccio -analizza Matricardi-. Mi sembra un po’ tardivo il tentativo di prendere le distanze, un intervento di questa portata non può non avere il beneplacito della parte politica/amministrativa».
«Siamo alla solita storia, ciclicamente in qualche Comune, casualmente amministrato sempre dalla stessa parte politica, spuntano iniziative da parte di società private per realizzare impianti di questo tipo -conclude-. Qualche anno fa, allora ero consigliere di minoranza, fermammo un impianto della stessa tipologia che si doveva realizzare nella Val d’Aso presso la nostra area artigianale. Ebbene anche in quel caso un iter avviato in sordina era giunto alla vendita dell’area ad una società costituita appositamente, che di fatto, saltato l’intervento, è stata messa in liquidazione».
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