di Maria Nerina Galiè
«Una buona rete di 118 è una garanzia alla funzionalità del sistema emergenza. Noi collaboriamo e stiamo facendo sforzi immani per cercare di contribuire a risolvere i problemi in questa situazione di emergenza. Ma nessuno pensi che lo stato attuale in cui operiamo possa diventare l’ordinario, la prassi, la routine».
Il direttore della Centrale operativa 118, Flavio Paride Postacchini mette i paletti. Alle sue orecchie, infatti, in queste ore è arrivata la voce che la straordinarietà di questi giorni, settimane, di emergenza pandemica, possa diventare prassi per i medici del 118.
Nelle ultime settimane medici del 118 (che risponde alle chiamate sia per il Piceno che per il Fermano), operativi nelle postazioni di Ascoli e San Benedetto sono stati adibiti al Pronto Soccorso dell’ospedale “Murri” di Fermo, scenario di un focolaio Covid, e della postazione Potes di Sant’Elpidio a Mare.
Questo in ragione di un accordo intercorso proprio tra Postacchini, il direttore di Area vasta 4, Licio Livini, quello facente funzioni della direzione medico ospedaliera, Luca Polci, e quello facente funzioni del Pronto Soccorso, Antonio Ciucani.
Ma da qui a pensare che l’attuale organizzazione possa diventare definitiva, il direttore del 118 salta sulla seggiola.
«No, non ci sto. Anzi, dirò di più, il progetto 118 va completato. E parliamo di un’ambulanza medicalizzata notturna a Fermo, tanto per fare un esempio, in vista dell’ormai imminente attivazione del volo notturno dell’eliambulanza» (leggi qui come stanno attualmente le cose).
Se di giorno infatti, i turni sono coperti con un secondo medico che opera ad Ascoli e provincia, pronto a partire con la cosiddetta “ambulanza jolly” se i colleghi sono impegnati in un’emergenza, di notte a breve si creerà il problema di coprire tutte le postazioni medicalizzate con l’attivazione dell’eliambulanza nelle ore notturne.
«Sia chiaro – puntualizza Postacchini – non siamo assolutamente pronti né tantomeno d’accordo con una riduzione del servizio 118.
Noi operiamo in ambito regionale. Il soccorso è locale ma poi il paziente, in base al problema, deve essere distaccato al “Torrette” di Ancona se si tratta di trauma. Se ha un infarto va in emodinamica (presente al “Mazzoni” di Ascoli, ndr) se colpito da ictus alla Sroke unit del “Madonna del Soccorso” di San Benedetto o del “Murri”. Ma va in Ancona se ha bisogno di una i disostruzione meccanica».
Sono esempi che però dipingono un quadro chiaro di un modo di lavorare tarato sulla gestione di emergenze nella consapevolezza che i fattori tempo e appropriatezza delle cure possono fare la differenza tra la vita e la morte.
«Noi abbiamo il compito di soccorrere i cittadini – continua il direttore della Centrale operativa del 118 che ha sede ad Ascoli, in un’ala distaccata del “Mazzoni” – e di portare i pazienti nell’ospedale più vicino e adatto alla patologia riscontrata. C’è un progetto che va portato a termine per migliorare ulteriormente e potenziare il servizio, per il miglior trattamento sanitario possibile. E questo va seguito. Vero, in questo periodo abbiamo portato decine di pazienti Covid e no-Covid del Fermano anche nelle Aree vaste 3 e 5 ma parliamo pur sempre di straordinarietà».
Ma i medici mancano, questo è un dato di fatto. «E infatti noi siamo a disposizione, lo stiamo dimostrando con i fatti – continua Postacchini – ma a questo punto, rilancio una proposta: la Regione negli ultimi anni ha tenuto solo due corsi per l’abilitazione alla medicina di emergenza territoriale, uno nel 2017 e un altro nel 2019.
Questi corsi servono con maggiore regolarità, annuali, e a mio avviso si potrebbero organizzare con l’università. Comunque confidiamo che questa situazione di emergenza passi il prima possibile, e il vaccino è la via.
Ma anche in questo caso ho assistito a una vaccinazione che potrebbe essere ottimizzata. Va assolutamente completata il prima possibile con le pubbliche assistenze: mettiamo in sicurezza chi è in prima linea, in trincea. I vaccini non bastano? Beh allora si razionalizzino tra tutte le pubbliche assistenze». (Leggi qui l’intervento completo del dottor Postacchini sui vaccini).
«Abbiamo resistito il terremoto – sono ancora le parole di Flavio Postacchini – ora stiamo affrontando il Covid. Dobbiamo essere pronti per guardare al futuro certi di poter dare risposte ai cittadini. Non ne usciremo a pezzi o dimezzati».
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