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«Niente pillola abortiva nei consultori»
Le Marche rifiutano le linee guida
«Solo indicazioni, non sono legge»

REGIONE - La posizione annunciata oggi dalla maggioranza durante il Consiglio regionale. Il capogruppo di FdI Carlo Ciccioli: «La battaglia per il diritto ad abortire è retroguardia. Oggi bisogna lottare per la natalità». L'assessore Filippo Saltamartini apre al coinvolgimento «di associazioni private per il diritto alla vita. Perché no?»
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Il Consiglio regionale di oggi

 

di Federica Nardi

«No alla pillola abortiva nei consultori. Le linee guida del ministero non sono una fonte di diritto. Noi applichiamo la legge. Noi difendiamo i valori della famiglia e troveremo i fondi per aiutarla». Così Jessica Marcozzi, capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale, è la prima in ordine cronologico a sintetizzare oggi in Consiglio regionale la posizione della maggioranza guidata dal governatore Francesco Acquaroli.

Insomma, dopo l’annuncio dell’assessora Giorgia Latini (Pari opportunità) che si sarebbero verificate le linee guida del ministero in relazione alla legge 194 che tutela anche il diritto all’aborto, oggi la linea delle Marche si è palesata. L’occasione è stata la mozione di Manuela Bora (Pd) che ha chiesto che il diritto sia effettivo dato che in regione c’è un tasso di obiettori molto elevato e l’accesso alla pillola abortiva Ru486 è praticamente un percorso a ostacoli dato che viene somministrata solo in tre strutture che si trovano a Urbino, San Benedetto e Senigallia. Tutto ciò in contrasto, appunto, con le linee guida del ministero.

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Carlo Ciccioli

Che sia sempre più difficile accedere all’aborto farmacologico (mentre dovrebbe essere appunto garantito addirittura nei consultori), però per la Giunta delle Marche non è un problema, nè lo è per la maggioranza. Anzi, per Carlo Ciccioli, capogruppo di Fratelli d’Italia quella portata avanti da Manuela Bora e dal Pd (ma anche da tante realtà del tessuto sociale) è una «battaglia di retroguardia. Aveva un senso negli anni 60. In questo momento di denatalità, la battaglia da fare oggi è per la natalità».

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Filippo Saltamartini

Secondo Chiara Biondi (Lega), «non si può chiedere al presidente di questa Giunta l’applicazione di un provvedimento che contrasta con la legge 194».

Anche se è ovvio che ai tempi della legge in questione la pillola abortiva non esisteva e da qui l’integrazione delle linee guida. Ma anche l’assessore alla Sanità Filippo Saltamartini ci mette una pietra sopra: «Forse quando si parla di diritto dovremo prestare attenzione. Quella dell’aborto è più una facoltà, una opzione che una donna ha all’interno di un problema così complicato. Vorrei dire: la legge sull’aborto non si tocca, salvo non ci sia una maggioranza parlamentare che in questo momento non c’è. Credo che le donne abbiano il diritto di essere protette, cioè che la scelta sia consapevole. Io aprirei anche ad associazioni private per il diritto alla vita. Perché no? È una visione che noi abbiamo. Le linee guida del ministero non modificano le norme. Se si vogliono modificare devono fare una legge oppure serve che il diritto dei giudici la interpreti in quel modo. E fino a ora questo non è avvenuto. La pillola abortiva non sarà data nei consultori. Perché le linee guida non ci vincolano».

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Manuela Bora

Saltamartini cita il movimento “per la vita”, quegli stessi “pro life” il cui esponente Roberto Festa (medico volontario del Centro per la vita di Loreto) ha inviato un migliaio di pannolini alla consigliera Manuela Bora sostenendo sul cartello esposto che “chi sostiene che l’aborto volontario sia un diritto, ha le mani che grondano sangue innocente forse più di chi pratica direttamente questo inumano delitto” e coinvolgendo nella messinscena davanti alla Regione il figlio di appena otto anni. Bora si è chiesta se è il caso che siano persone come lui ad accogliere le donne che vogliono abortire o si aspettano un supporto qualificato per scegliere cosa fare.

Protesta tra gli altri anche Romano Carancini del Pd: «Si confondo consapevolmente la denatalità con il diritto all’aborto. Vuol dire confondere le acque. Oggi parliamo dei diritti delle donne, della persona, dello stato laico. Questa confusione consapevole nelle parole di Ciccioli è grave. Non sono temi antagonisti e alternativi, ma sono differenti». La mozione è stata respinta.


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