di Andrea Braconi
Un confronto serio e costruttivo. E non poteva essere diversamente, considerata l’importanza del tema. I 13 Comuni della Valdaso, sponda fermana, invitati dalla Provincia hanno risposto presente, partecipando sia con i propri sindaci che con vari delegati all’iniziativa incentrata sulla possibile realizzazione di un biodigestore a San Salvatore di Force.
Dopo il tavolo di giovedì, quando si erano incontrati i sindaci piceni (alcuni dei quali hanno detto di voler adire le vie legali per bloccare l’iter), il presidente della Provincia di Ascoli Sergio Fabiani e i rappresentanti della 4R Srl, società che dovrebbe costruire l’impianto, venerdì è dunque toccato al territorio di Fermo operare il confronto. San Salvatore di Force, infatti, è una zona di confine, così come tutta la Valdaso.
Nonostante l’invito, non è passata inosservata l’assenza di rappresentanti proprio della Provincia di Ascoli, responsabile dell’iter legato all’impianto, mentre dalla Regione Marche, che ha concesso la prima autorizzazione, rappresentata dall’ingegner Massimo Sbriscia, dirigente del settore ambiente, è arrivata la dimostrazione di una forte attenzione alla problematica.
I sindaci, come spiega la padrona di casa, la presidente della Provincia di Fermo Moira Canigola (che insieme al suo vice Stefano Pompozzi si è impegnata nei giorni scorsi per creare un dialogo tra le parti) hanno avuto modo di avere informazioni e approfondimenti necessari per una maggiore valutazione, anche grazie all’amministratore delegato della ditta interessata alla realizzazione dell’impianto, che nelle due ore di incontro ha fornito ai rappresentanti delle istituzioni locali gli elementi tecnici.
Sindaci e consiglieri che hanno rivendicato il mancato coinvolgimento di un territorio a forte vocazione agricola e turistica, che ha costruito le sue basi economiche e sociali sulla qualità dell’ambiente. Oltre al contratto di fiume, sono state ricordate la varie azioni intraprese nel corso degli ultimi decenni per valorizzare l’area, rimarcando al contempo il timore che la presenza di un simile impianto possa vanificare gli sforzi e gli investimenti fatti.
«La proprietà ha dato disponibilità per ulteriori approfondimenti e momenti informativi – aggiunge la presidente Canigola – mentre gli enti si sono riservati di valutare insieme alle proprie comunità quanto emerso ed eventuali azioni per cercare di non perdere quelle peculiarità costruite in tanti anni».
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