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La Valdaso non si tocca:
tutti compatti contro il biodigestore
«Sbagliati impianto e posto» (Fotogallery)

MONTALTO MARCHE - Assemblea partecipata dell'Associazione di Tutela e Valorizzazione della Valdaso. Gli interventi di tutti i sindaci della sponda picena e fermana. Fotogallery della manifestazione
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di Andrea Braconi

«Ma tu in questa valle vai a metterci un sacramento come quello?». A volte le parole di uso comune, riadattate dal proprio dialetto, rendono più di qualsiasi altra terminologia. Il ‘sacramento’, oggetto di una lunga discussione tra i cittadini della Valdaso, è il biodigestore previsto nel territorio di Force, in località San Salvatore, autorizzato a metà gennaio dalla Provincia di Ascoli Piceno all’insaputa – come più volte dichiarato in queste settimane – dei sindaci dei territori interessati, del Piceno e del Fermano.

«Bisogna essere tutti uniti e fare tutto quello che si può fare per proteggersi” è il mantra che riecheggia nel parcheggio della Cantina Sociale del Comune ascolano, dove l’Associazione di Tutela e Valorizzazione della Valdaso ha deciso di riunirsi per studiare l’argomento e decidere le azioni da intraprendere».

Dopo le doverose raccomandazioni sul distanziamento e sul divieto di assembramento (presente anche una pattuglia di Carabinieri per verificare il rispetto delle regole), a prendere la parola è stato il presidente uscente Roberto Ferretti, non prima di aver dato comunicazione della nomina del nuovo responsabile Luigi Sciamanna, del suo vice Umberto Vespasiani e della segretaria Gabriella Remia.

«L’associazione è nata 10 anni fa, esattamente il 24 settembre 2010, per la tutela dei beni comuni, della qualità della vita e dei diritti di tutti i cittadini dell’intera valle dell’Aso».

Ferretti ha ricordato la battaglia contro i pannelli fotovoltaici installati sui terreni agricoli, alla quale è seguito un periodo di relativa tranquillità.

«La comunità della Valdaso ha continuato a percorrere il suo cammino sostenibile mettendo in campo alcune lodevoli azioni come la costituzione di un Ecomuseo, il contratto di fiume, le iniziative nel settore turistico che richiamano l’attenzione da tutto il mondo, come Petritoli per i matrimoni o le Marche in valigia dell’Agrituraso. Oggi, invece, c’è un presentato da una ditta privata per un grande impianto. Non abbiamo elementi tecnici precisi per valutare l’effettivo impatto, anche se le caratteristiche lasciano intravedere numerosi indizi. Ma occorre mantenere vigile l’attenzione perché il progetto non è stato adeguatamente portato a conoscenza di istituzioni e cittadini per 2 anni. La gravità di questa iniziativa è che ancora una volta si antepongono interessi legittimi di un privato alla pianificazione ambientale di un territorio che implica la partecipazione di istituzioni e cittadini».

Da qui la chiamata a raccolta, per una prima iniziativa: la sottoscrizione di una petizione per annullare il provvedimento autorizzativo del progetto e presentarla a tutti i rappresentanti politici.

«Una parte di questa brutta storia la conoscete – ha affermato il neo presidente Sciamanna -. Quando 3 settimane fa ci siamo seduti abbiamo detto che non poteva passare sulla pelle delle nostre famiglie e di tutta la valle, che sarà interessata da cima a fondo.

Ci resta una cosa importante da fare: unirci come cittadini a protezione di questa valle. Questo progetto che non c’entra niente con noi e ognuno di voi deve essere portatore di due iniziative che metteremo in campo: una è scrivere a tutte le famiglie di tutta la valle; un’altra è la raccolta firme in tutti i Comuni. Dobbiamo cercare di rimettere a posto questa storia, facendo sì che questo impianto non abbia futuro.

E sia chiaro: non è che non vogliamo un biodigestore, non lo vogliamo di questa portata e di questa grandezza. Se viene fatto a San Biagio dall’Asite, oltre che a Relluce con Ascoli Ambiente, anche noi usufruiremo di quello. Perché questo impianto di Force potrà funzionare soltanto se riceverà un quantitativo enorme di rifiuti provenienti da altre parti.

E chiedo anche ai sindaci di andare al di sopra del distinguo politico: adesso bisogna fermare e correggere questa storia che qualcuno ha messo in atto in un momento preciso».

Il primo degli amministratori ad intervenire è stato Daniele Matricardi, sindaco di Montalto, che ricordato come ancora una volta il territorio si ritrovi a contrastare «la volontà di privati di insediarsi in questa meravigliosa valle con impianti che non si addicono al contesto».

«L’associazione ha lottato con noi quando si voleva installare una centrale turbogas, riuscimmo a fermare un iter in stato avanzato e questo ci incoraggia. Siamo molto compatti tra sindaci della vallata, c’è un’unione di intenti veramente forte sia sulla sponda ascolana che quella fermana.

Siamo stanchi di interessi privati e stanchi di essere presi in giro: adesso giochiamo a carte scoperte.

Stare seduti oggi con chi ha l’interesse di realizzare l’impianto, di dirci quanto sia valido, opportuno e poco impattante? Non ci stiamo, volevamo farlo con il tempo ma c’è una responsabilità politica ben precisa che non può non avere conseguenze».

L’unica cosa da fare, ha ribadito Matricardi è interrompere il percorso.

«Ci sono due piani, quello politico e quello dell’iter amministrativo. Stiamo facendo già analizzare la documentazione ad esperti e siamo certi che riusciremo ad intervenire in maniera puntuale. Poi parliamo una volta per tutte per dire che la Valdaso non si tocca e che questo va normato. Inoltre, diciamo forte che sui rifiuti il pubblico deve avere un controllo diretto».

Piena condivisione da parte di Giovanni Borraccini, sindaco di Rotella.

«Qui non esiste la propria parte politica, esiste solo l’ambiente e il rispetto delle persone. Essendo agronomo dico che la centrale è insostenibile da un punto di vista ambientale, è sovradimensionata. Ora siamo ad un punto di quasi non ritorno, possiamo fare tanto insieme, discutere se la vogliamo o non la vogliamo.

Sicuramente la Valdaso non è il posizionamento ideale perché lontano dai grandi centri come Ascoli, San Benedetto del Tronto e Fermo.

Ci sono altre localizzazioni dove posizionarla per completare il ciclo dei rifiuti. Qui si tratta di un’iniziativa privata e quindi di difficile controllo; invece, un’iniziativa similare deve avere un’importante partecipazione pubblica, perché il pubblico pur con i suoi tanti limiti è garanzia di rispetto delle regole. Come amministratore sono stato bypassato, ho saputo di questa decisione durante una riunione, non si fa così».

Per Giusy Scendoni, sindaco di Ortezzano, il coinvolgimento dei cittadini resta fondamentale.

«Come sindaci siamo uniti e compatti nel dire no a questo progetto, perché è un progetto sbagliato nel luogo sbagliato. Questa è una valle a forte vocazione turistica e agricola, non ha bisogno di questo impianto. Ci sono problemi di natura tecnica che procedurale, non c’è stata una concertazione con il territorio e con i sindaci che per legge dovevano essere coinvolti: un errore di procedimento che potrà consentirci di fare un ricorso al Tar. E poi ci sono emissioni di agenti inquinanti e questo aspetto va approfondito. Come Comuni ci stiamo organizzando per avere un supporto di un consulente. Gli strumenti ci sono, mercoledì ci vedremo ad Ortezzano per pianificare le prossime azioni».

«Questa battaglia possiamo e dobbiamo vincerla nell’interesse di tutto il territorio – ha sottolineato Fabrizio Vergari, primo cittadino di Santa Vittoria in Matenano -. Una battaglia che non ci possiamo permettere di perdere, non dobbiamo dividerci perché sarebbe deleterio. Da parte nostra l’impegno c’è tutto per cercare di fermare quello che riteniamo un sopruso».

Raffaele Tassotti, consigliere comunale ed ex sindaco di Montalto, ha ricordato il corteo di trattori contro la realizzazione di una centrale turbogas.

«C’era un’istruttoria in atto già all’Ata e al consorzio di autorizzazione c’erano altri sindaci presenti che avevano approvato. Biodigestore è una parola elegante ma di fatto è un impianto di smaltimento rifiuti dell’umido: prima c’è stoccaggio, smaltimento e trattamento. Mi sono arrabbiato con il presidente della Provincia di Ascoli per un’iniziativa che andava fuori dal piano rifiuti e senza che nessuno potesse dire nulla. Per mantenere l’impianto non basta tutto l’umido della regione Marche, ma deve venire da fuori. E più umido fai, più guadagni. Invece, questa valle deve rimanere così e nessuno può lavorare dietro le quinte a nostra insaputa.

Il dirigente del settore ambiente in Regione ha rilasciato l’autorizzazione e quindi esula da una valutazione politica dell’attuale governo regionale».

«La parola del sindaco di Ortezzano è la parola di tutti i sindaci – ha aggiunto Gaetano Massucci, sindaco di Monte Vidon Combatte -. Ribadisco la nostra unitarietà e unità, e ringrazio i sindaci della costa che sono presenti. Da un punto di vista tecnico non dobbiamo convincere nessuno, ma essere convinti che l’unità è la nostra forza. Abbiamo tutti gli strumenti che utilizzeremo insieme alla Provincia di Fermo per ottenere questo risultato, come avvenuto nelle altre battaglie».

All’incontro di venerdì scorso proprio nella sede dell’ente provinciale di Fermo ha partecipato anche Luca Pezzani, sindaco di Petritoli, che all’amministratore delegato della 4R, ha posto una domanda: «Dove l’avete scoperta la valle dell’Aso?».

«Non ce la prendiamo con la ditta, che fa i propri interessi, ma con chi ha permesso questo scempio.

Un procedimento iniziato nell’ottobre 2018 viene fuori oggi tramite social network, ci hanno detto che passeranno 18 camion al giorno, ma considerando mettendo insieme Fermo (25.000 tonnellate di umido) e Ascoli (circa 30.000) non arriveremo a soddisfare il quantitativo massimo, come si alimenterà questo impianto?

Gli esperti ci dicono che per essere redditizio deve lavorare almeno l’80%. Noi andiamo avanti, vedremo il da farsi».

Di professione agronoma è anche Giuliana Porrà, prima cittadina di Altidona.

«Non siamo contrari a questo tipo di impianto ma lo siamo in Valdaso, ci sono zone più idonee rispetto a quella individuata a Force. Facciamo anche la battaglia per il no al consumo di suolo: lo stesso privato ci ha detto che l’impianto verrà realizzato in un campo verde, ma ci sono altre zone.

Inoltre, non ci hanno dato la possibilità di metterci seduti e sicuramente la nostra sarà un’azione forte, dovremo agire su un procedimento che presenta dei vizi di forma sostanziali, non trascurando gli aspetti politici. Dobbiamo salvaguardare il nostro territorio, le strategie non devo essere calate dall’alto».

«È evidente che la collocazione è sbagliata – ha chiosato il sindaco di Carassai, Gianfilippo Michetti -. Si parla di economia circolare, un cerchio che si chiude in un territorio ma qui non c’entra nulla con questo impianto. Noi contestiamo la collocazione, non la tipologia di impianto e il nostro No sarà deciso. I rifiuti sono un problema e una risorsa, non siamo estranei a questo genere di discorsi, dovremmo non farceli imporre ma discutere prima per trovare soluzioni sostenibili».

Di fronte alle emergenze ci si compatta: è il pensiero di Ercole D’Ercoli, assessore di Campofilone e presidente dell’Ecomuseo della Valle dell’Aso.

«Ci sono talmente tante falle nel procedimento amministrativo, la strada è stretta ma i margini ci sono. Mi sono visto l’iter portato avanti dalla Provincia di Ancona, riscontrabile sul sito del Comune di Jesi: è in quel modo che andava svolta la procedura, è stato individuato non un terreno agricolo ma all’interporto di Jesi, servito da una viabilità straordinaria e con tutti requisiti del piano regionale sui rifiuti».

Nessuna contrarietà a prescindere da Montelparo, come ribadito dal vice sindaco Gianluca Del Gobbo, ma l’urgenza di un approfondimento ha portato a capire i limiti e i rischi legati all’impianto.

«Sono 10 giorni che studiamo, abbiamo capito che le emissioni andranno in alto e poi a fungo sul centro storico Montelparo e Montecchio. Mi auguro che dopo aver vinto tutte le Amministrazioni si possano veramente unire: l’obiettivo è collegarci per scegliere una linea per lo smaltimento dei rifiuti, comprese carta e plastica».

A chiudere il toccante intervento di Valido Capodarca, 76enne che l’Aso lo frequenta dall’età di 3 anni.

«Nelle mie vene non scorre sangue ma l’acqua dell’Aso, un amico che ho visto spesso maltrattato e una domande che gli faccio è: io fra poco me ne vado, per te che sei qui da qualche migliaio di anni e ci sarai ancora chi ci sarà a difenderci dopo che me ne andrà io? E la risposta l’ho avuta oggi, con tutti voi: lascio il fiume in buone mani».

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