Un altro intervento, a ribattere le parole di Augusto Curti, sindaco di Force, che ha spiegato la natura dell’iter autorizzativo del biodigestore in contrada San Salvatore, di Force appunto.
Ora è la volta di Andrea Maria Antonini, presidente della III Commissione regionale “Governo del Territorio e Ambiente”.
Ecco che cosa dice il consigliere regionale in merito alla presunta competenza della Regione Marche sul destino dell’impianto di produzione a biometano da collocare a Force su iniziativa dei privati.
«Ho letto con interesse l’intervento del sindaco Curti, circa l’opportunità o meno di procedere con l’impianto. E sono d’accordo con lui sulla necessità (tra l’altro indicata dalla legge) di massima condivisione del progetto, fin dall’inizio, con i comuni confinanti. Cosa che pare non
sia stata fatta.
Eppure era un dovere della Provincia, il cui presidente Sergio Fabiani è stato grande sostenitore di Curti alle ultime elezioni regionali. Non credo abbiano molta difficoltà a chiarirsi tra loro.
Inoltre, poiché sono legato da sincera amicizia con lo stesso sindaco, nonostante le posizioni politiche diverse, mi permetto di suggerirgli con tutta franchezza di non tirare in ballo in maniera inopportuna la Regione Marche su responsabilità che non la riguardano.
L’autorizzazione a cui fa riferimento Curti, infatti, è in realtà un parere ed è stato rilasciato dalla Regione solamente perché si tratta di impianto alimentato da fonte rinnovabile e solo dopo aver acquisito il parere favorevole dello stesso Comune di Force ai primi di dicembre.
Quindi se il Comune di Force nel giro di due mesi ha cambiato idea lo comunichi a chi di dovere con atti ufficiali e motivati. Come Augusto curti ben sa, su questa storia la parola finale spetta sempre alla Provincia e non alla Regione. Non complichiamo le cose, già per loro natura fin troppo intrise di tecnicismi non utili a chiarire la questione a chi non è addentro».
Quindi il Consigliere della Lega spiega la sua posizione sulla creazione di un biodigestore e la gestione della forsu (frazione organica dei rifiuti solidi urbani) nella provincia ascolana: «Creare un cosiddetto biodigestore, uno per ambito territoriale, è comunque opportuno.
Attualmente la frazione organica dei rifiuti delle Marche prende per la maggior parte strade lontane e costose, verso altre regioni, con i relativi costi a carico dei cittadini. In assenza di un piano d’ambito provinciale che indichi perimetri e individui aree dedicate ogni iniziativa privata è legittimata a muoversi con una certa autonomia di scelta: da un punto di vista di opportunità (e non meramente tecnico) è necessario quindi che il territorio trovi una sintesi. Sull’impianto di Force la voce dei sindaci a mio avviso è determinate.
Mi limito inoltre a ricordare come il Piano regionale di gestione dei rifiuti, approvato nel 2015 da una Giunta a traino Pd (quindi del partito di Curti e del presidente Fabiani), indichi in maniera inequivocabile il conferimento della forsu in prossimità di strutture preesistenti e
laddove siano presenti impianti di trattamento rifiuti. Strutture che nei pressi di Force non risultano presenti.
L’impianto di digestione anaerobica prima della realizzazione dovrà essere calibrato nelle dimensioni in modo tale da raggiungere l’autosufficienza d’ambito. Sarà, perciò, importante valutarne preliminarmente le dimensioni,
consapevoli che una cultura dell’autocompostaggio domestico, specie in certi comuni con frazioni sparse nelle campagne picene, possa contribuire in modo determinante a ridurne le quantità».
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