Decarbonizzazione, ottimizzazione di differenziata e scarti agroalimentari, riduzione del problema degli spandimenti: tutti i vantaggi del biocombustibile a chilometri zero.
Arriva da una voce fuori dal coro. Il coro che dice “No” alla realizzazione dell’impianto di biometano in contrada San Salvatore a Force. Ne descrive l’utilità invece Legambiente e La Nuova Ecologia che si scagliano contro quelle che definiscono Fake News sull’argomento. Tanto da chiedere al riguardo «con urgenza la definizione della pianificazione regionale per definire gli impianti».
Ma non solo. Domani, venerdì 12 febbraio, alle ore 18 in diretta Facebook e youtube sulle pagine di Legambiente Marche, hanno organizzato una video conferenza per conoscere da vicino la tecnologia, le opportunità ambientali, economiche e sociali dell’economia circolare e degli strumenti per praticarla nei territori.
Ecco alcune anticipazioni di Legambiente e La Nuova Ecologia.
«Il biometano è al centro dello sviluppo dell’economia circolare. Una parte dell’opinione pubblica, tuttavia, è contraria agli impianti, in particolare nei territori dove se ne prevede la realizzazione.
Tra le obiezioni principali: le esalazioni di cattivo odore, le emissioni inquinanti, l’impatto visivo, la circolazione di camion per il rifornimento degli impianti, lo sviluppo di batteri patogeni.
Tutte obiezioni da parte dei territori che spesso sono frutto di una cattiva informazione causata dalla mancanza di partecipazione e da progetti poco conosciuti e non condivisi con il territorio che li deve ospitare. Le criticità che vengono segnalate sono state abbondantemente superate e le moderne e consolidate tecnologie permettono di costruire impianti che funzionano bene e che prevengono ogni problema.
Tutto sta nel realizzarli nel modo e nel posto giusto e nel gestire correttamente tutta la filiera.
Oggi la mancanza di questi impianti nelle Marche fa sì che la frazione organica venga in buona parte portata fuori regione con un maggiore impatto ambientale, il conseguente aumento dei costi di gestioni e quindi tariffe più alte, e la perdita di una risorsa rinnovabile come il biometano che costringe all’uso di fonti fossili estratte dalle piattaforme offshore.
Ad oggi il 30% dei rifiuti organici prodotti nelle Marche (circa 71.000 tonnellate su un totale di 236.000) viene trasportato e gestito fuori regione tra Abruzzo, Umbria, Emilia Romagna, Veneto e Lombardia. La parte di rifiuti organici gestita in regione viene lavorata con impianti vetusti che generano problemi odorigeni e che non permettono la produzione di energia rinnovabile».
All’incontro di domani, moderato da Marco Ciarulli, direttore di Legambiente Marche, parteciperanno Andrea Minutolo, responsabile scientifico nazionale di Legambiente; Gian Marco Malagoli, responsabile Aimag sito di Finale Emilia; Alberto Confalonieri, coordinatore Comitato Scientifico Consorzio Italiano Compostatori; Sergio Ciucci, presidente Consulta Associazione cittadini biodigestore Casone di Foligno; Francesca Pulcini, presidente di Legambiente Marche.
Francesca Pulcini: «La realizzazione di questi impianti è fondamentale per tanti aspetti, dalla chiusura del ciclo dei rifiuti e allo sviluppo dell’economia circolare, alla decarbonizzazione della nostra regione, alla crescita di competitività e innovazione del nostro territorio. Per raggiungere questi obiettivi però è fondamentale definire con urgenza la pianificazione per la realizzazione di questi impianti nella nostra regione ed evitare così che da opportunità questa tecnologia diventi un problema. La pianificazione è ancora assente, anche se sollecitata più volte negli anni da Legambiente anche con appello trasversale rivolto alla Regione Marche nel 2019, nell’ottica di lavorare anche ad una integrazione tra gli ambiti territoriali per permettere una ottimizzazione degli impianti e dell’uso delle risorse pubbliche; su questo è urgente accelerare. Inoltre, per fare sì che questi impianti siano fino in fondo una grande opportunità di crescita di tutta la comunità, è necessario avviare un dibattito pubblico e percorsi di partecipazione che si fondino sulla corretta informazione e sul coinvolgimento attivo di tutta la comunità. Abbiamo di fronte a noi anni importanti – conclude Pulcini – in cui arriveranno le risorse dell’Unione Europea che prevedono anche lo sviluppo di tecnologie a favore dell’ambiente, di cui questi impianti fanno parte. Dobbiamo essere pronti a lavorare insieme, istituzioni, forze sociali ed economiche, per vincere la grande sfida della New Generation EU».
Marco Ciarulli: «In questi mesi tante sono state le iniziative che abbiamo promosso nei territori, grazie all’impegno dei nostri circoli locali, per fare corretta informazione e portare il tema della virtuosa gestione dei rifiuti e dell’economia circolare tra i cittadini.
Abbiamo messo al centro di questi incontri la partecipazione e il confronto basato sull’ambientalismo scientifico, portando ad esempio le buone pratiche come testimonianza della crescita che hanno avuto i territori in cui queste tecnologie si sono sviluppate. Continueremo a lavorare in questa direzione nella piena convinzione che sia la strada giusta per costruire una comunità più consapevole e in grado di accettare le nuove sfide che presto arriveranno grazie ai fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza».
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