«Sul biodigestore di Force ho la netta sensazione che sia il sindaco Curti che il presidente della Provincia Fabiani stiano cercando, in maniera decisamente strumentale, di coinvolgere la Regione lasciando intendere che l’esito del procedimento dipenda dalle scelte di Palazzo Raffaello».
Comincia così l’intervento dell’assessore regionale Guido Castelli, eletto nel Piceno, sulla spinosa questione dell’impianto per il trattamento dei rifiuti umidi che dovrebbe sorgere nella frazione di San Salvatore, lungo la Valdaso, al confine tra Ascoli e Fermo.
«Così non è, almeno dal punto di vista tecnico-amministrativo -continua-. Posto che, sotto il profilo strettamente politico, la maggioranza di centrodestra ha predisposto una mozione contraria alla localizzazione dell’impianto nella Val d’Aso, la legge è chiara nello stabilire che l’ente che governa l’intera questione è la Provincia di Ascoli. Almeno sotto tre punti di vista. Innanzitutto l’articolo 3 della legge regionale 11 del 2019, che disciplina la valutazione di impatto ambientale e affida alle Province la competenza per quei progetti che, dal punto di vista territoriale, come nel caso di specie, ricadono interamente all’interno del perimetro di una provincia».
«In secondo luogo -ribadisce Castelli- il parere reso dalla Regione ai sensi del decreto legislativo 387 del 2003 riguarda solo un aspetto marginale e deriva unicamente dal fatto che l’impianto, ove autorizzato, sarebbe alimentato da fonte rinnovabile. Infine è la Provincia di Ascoli che, constatato il mancato coinvolgimento nella procedura di Via di alcuni Comuni che potenzialmente potrebbero subire le ricadute del progetto, può sospendere e/o revocare la procedura».
«Il territorio ha bisogno di condivisione e sul progetto di San Salvatore si è registrata una generale contrarietà -conclude l’assessore-. Per questo ritengo che se la Provincia di Ascoli soprassedesse al rilascio dell’autorizzazione farebbe una cosa corretta, congrua e rispondente all’interesse generale».
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